La prima è di ordine economico: la relazione fra brand e designer funziona molto bene quando le aziende vendono tanto. Altrimenti difficile sbarcare il lunario da designer. E non tutti nasciamo Konstantin Grcic, Antonio Citterio o Odoardo Fioravanti. “Sono giunto alla conclusione che forse ci vogliono competenze straordinarie per lavorare con i grandi brand del design italiano. Forse non sarò mai capace di lavorare per Cassina, o per Magis”.
Se non riesci a lavorare con le aziende di design, riflette Giulio Iacchetti, semplicemente non sei all’altezza. “Io ho provato a ragionare con Kartell, ma a distanza di anni riguardo quei progetti e li trovo deboli. Sappiamo benissimo che ci sono aziende blasonate in cui è difficile entrare, che applicano una selezione giustamente severa. E credo di aver detto quello che potevo nell’ambito dell’arredo. Basta, la mia vita è piena di altre cose, di altre tipologie di prodotto e di mondi da esplorare”.