Dividere senza separare, distinguere senza isolare. Ecco come smart working e gaming ci porteranno a vivere in case con stanze zattera e oggetti multifunzione

Nei corsi e ricorsi dell’interior design, oggi tocca alle postazioni di lavoro e agli spazi ricreativi, in particolare per gamer, balzare in cima alla lista dei nuovi desideri domestici. La quarantena ha messo in luce la necessità di luoghi nelle nostre case destinati allo smart working – le videocall sono esplose a marzo ma destinate a durare ancora a lungo: il nostro regno per uno sfondo. E, di fianco alle esigenze di lavoro sono anche emerse quelle dell’entertainment: spazi dove poter giocare, da soli o in compagnia, dando sfogo al gaming nella sua accezione più ampia. Che vuol dire esperienze interattive che richiedono metrature generose o, in alternativa, ingegno progettuale spiccato.

Il nostro regno per uno sfondo"

Due emergenze inedite? Sì e no. “Se analizziamo il fenomeno in prospettiva storica, ci accorgiamo che la richiesta di una stanza in più è comune da tempo ai clienti. A noi si chiede da sempre di ricavare un ambiente aggiuntivo, a prescindere dalle metrature”, spiegano Adelaide Testa e Andrea Marcante, progettisti d’interni tra i più attenti nell’interpretare le esigenze dell’abitare contemporaneo e tradurle in soluzioni raffinate. “Oggi tocca alle postazioni di lavoro, ieri era qualche altra esigenza a prevalere. Diciamo che la quarantena ha messo in luce alcune priorità, ma non scopriamo certo adesso che una casa funzionale deve essere una casa ben progettata”. La soluzione, secondo i due architetti, prima ancora che dal design passa dall’architettura. “Le risposte devono arrivare dallo spazio, da come viene pensato e distribuito. Il 70 per cento di un progetto d’interni è architettura, il restante 30 design e arredo”.

Corsi e ricorsi dell’interior design, si diceva. Non stupisce, allora, che molte delle risposte alle esigenze di oggi, Marcante e Testa le trovino nel Progetto Domestico con cui, nel 1986, Cini Boeri allestiva in Triennale la risposta al brief del curatore Mario Bellini di dar corpo a una dimensione del vivere contemporaneo. Si trattava di un progetto pensato per una coppia, dove, per usare le parole dell’architetta e designer, “le dimensioni umane dell'abitazione sono qui intese come dimensioni psicologiche”. Ovvero, “si cercano di interpretare i mutamenti che hanno determinato l'esclusione del tradizionale concetto di ‘fusione’, a favore di una maggiore autonomia dei componenti della coppia. La distribuzione degli spazi separa, all'interno di un'unica cellula abitativa, i momenti privati di ciascun componente e i momenti comuni. In questa separazione si riflette l'esigenza di dotare ciascun ambiente di uno spazio personale, determinando così la libera scelta, e non la necessità, di vivere insieme gli spazi comuni”.

Dividere senza separare, distinguere senza isolare: molte delle risposte alle esigenze emerse con il lockdown sono in effetti qui, in queste parole di trentaquattro anni fa. “Cini Boeri pensava allo spazio come relazione, che è la vera richiesta di oggi. Una stanza è un impegno: a incontrarsi o no, a seconda dei casi. Erano gli anni 80, il Progetto Domestico è ancora attuale. In mezzo c’è stato l’open space che forse è il vero sconfitto di questi giorni”.

Guarda (anche) agli spazi esterni per risolvere le nuove esigenze lo studio Archiplan di Mantova: “Esiste una criticità forte legata ai piccoli appartamenti che può essere affrontata costruendo padiglioni di 20 mq da collocare nei giardini e nei parchi urbani delle città, dove avere esperienze temporanee di lavoro o ricreative. Noi per esempio viviamo in una piccola città con una buona dotazione di spazi aperti che si presterebbe molto bene. Anche negli spazi privati come i condomini andrebbero allestite logge e terrazzi comuni per attività motorie”. E all’interno? La parola chiave, per architetti e designer, è comune: multifunzionalità. In piena quarantena, la galleria Secondome ha lanciato una open call di successo dal titolo assai indicativo, Multifunctional, con l’obiettivo di scatenare i creativi su un brief molto chiaro: concepire oggetti multifunzione di non oltre un metro cubo: “Meno spazio, più funzioni” dice Claudia Pignatale, titolare della galleria. Smart working, gaming e sport si sono rivelati in effetti al centro dei pensieri dei designer, visto che un buon 30 per cento delle proposte verteva su questi temi, tra scrivanie riconfigurabili, tavolini-work station e leggii-lampada reggi Ipad validi per videocall o per vedere film. Alessandro Gorla con il suo Studio Algoritmo ha tenuto presente anche le nuove esigenze acustiche ed estetiche, aggiungendo a una panca da lavoro tre panni fonoassorbenti che servono pure da sfondo per le videocall. “E il mobile, quando non serve per lavorare, diventa mensola, appendino, seduta”, spiega.

“Se penso alle sedute” aggiunge Diego Cisi di Archiplan “immagino qualcosa che possa diventare un’isola su cui lavorare, riposare, mangiare e guardare la tv. Elementi dotati di un apparato tecnologico interno per collegare i vari device in una sorta di zattera familiare autosufficiente. Le aziende italiane si sono sempre dimostrate molto attente e sensibili nel tentare di intercettare nuovi bisogni e nuove esigenze del vivere contemporaneo. Siamo ottimisti: ci saranno presto risposte con prodotti innovativi che verranno collocati sul mercato, soprattutto per quanto riguarda le aziende medio piccole, che hanno in genere una struttura più snella e flessibile per indagare questi nuovi ambiti. In seguito arriveranno anche i grandi marchi, che perfezioneranno anche in termini formali e costruttivi il lavoro svolto dalle altre aziende”.

 

Foto di apertura di Henry Wall (@wallcache), realizzata a Londra durante il lockdown. Studente e fotografo di strada’, Henry Wall nel suo lavoro esplora e sperimenta il potere dei colori e delle tonalità per evocare la nostalgia, per lui intrinseca alla fotografica, attraverso immagini ‘calme’ e pacifiche.

Foto nel testo tratte dalla mostra Home Futures che metteva a confronto le visioni della casa del futuro elaborate nel XX secolo con le tendenze di oggi. ADesign Museum di Londra, dal 7 novembre 2018 al 24 marzo 2019.