Studio Klass, Federica Biasi e Zanellato/Bortotto raccontano le loro fonti di ispirazione, come sta cambiando il ruolo di direttore artistico e quali sono le strategie per guidare i brand nella contemporaneità

La figura dell'art director è sempre più fondamentale per garantire ad aziende e brand un racconto coerente, significativo e altamente differenziante rispetto in un marketplace sempre più competitivo. Ma cosa fa oggi esattamente un art director? Dove trova stimoli creativi e come li traduce in indicazioni che possano traghettare i brand nella contemporaneità?

Abbiamo fatto queste domande - e anche la più difficile, come sta cambiando il ruolo di direttore artistico? - a 3 rappresentanti di una nuova generazione di direttori artistici: Studio Klass, dal 2020 art director di UniFor e Citterio, Federica Biasi, dal 2021 art director di Decoratori Bassanesi, e Zanellato/Bortotto, art director di Delsavio 1910 dal 2020 e design curator di Bolzan dallo scorso anno.

“La figura dell’art director sta diventando sempre più centrale”, dicono Marco Maturo e Alessio Roscini di Studio Klass. “Essere guidati da una direzione creativa significa avere l’opportunità di creare un mondo disegnato appositamente per te e, in un mercato sovraffollato, è proprio questo aspetto a fare la differenza e generare valore”.

Studio Klass

Come è nato il sodalizio con UniFor e Citterio?

Studio Klass, art director di Unifor: “La relazione con UniFor nasce dopo lo sviluppo di Touch Down Unit, presentato nel 2019 alla design week milanese. In quel momento in UniFor stava avvenendo un cambiamento importante, un passaggio generazionale con una visione completamente nuova, in primis da parte della proprietà e, di conseguenza, in tutta una serie di collaboratori. Abbiamo cominciato un lavoro di ricerca e analisi degli archivi, costruendo un linguaggio e dei canoni estetici che ritenevamo coerenti e rispettosi del passato ma, soprattutto, capaci di accompagnare l’azienda negli anni a venire. Durante questa costruzione intervengono risorse appartenenti a diversi ambiti interni ed esterni alla sfera aziendale e la figura del direttore artistico diventa il legante tra questi mondi, a volte molto diversi tra loro”.

Come vi ispirate e dove trovate stimoli?

Studio Klass, art director di Unifor: “Per noi l’intersezionalità rappresenta un punto chiave nella ricerca di nuovi stimoli. Succede che guardare all’architettura del ‘400 possa aiutarci a trovare lo stimolo giusto per creare qualcosa di attuale, così come seguendo lo sviluppo nell’ambito dell’automotive ci apriamo a nuovi orizzonti dal punto di vista estetico. In generale, cerchiamo di non essere vincolati a una sola opinione mettendo costantemente in discussione il nostro punto di vista; un approccio liquido, in questo momento storico, è essenziale per trovare nuove prospettive”.

Come traducete l’ispirazione nel lavoro da art director?

Studio Klass, art director di Unifor: “L’ispirazione ci aiuta a creare una prospettiva inedita, e la ricerca di questo punto di vista, ogni volta diverso, è una costante in tutti i nostri lavori. In archivioUniFor, progetto legato alla riedizione di quattro opere di Aldo Rossi, ci siamo calati nella lente del Teatro. Da qui, abbiamo sviluppato la nostra interpretazione fatta di volumi, luci e colori. Su Citterio invece abbiamo costruito un progetto di comunicazione dedicato a una nuova linea di box acustici. In quel caso, essendo un’azienda che presta particolare attenzione alla sostenibilità in tutti i suoi prodotti, abbiamo lavorato su dei codici estetici che richiamavano l’ambito della tecnologia legato alla natura e alla performance sportiva”.

Quali sono le esigenze dei brand e quali sono il vostro approccio e strategia?

Studio Klass, art director di Unifor: “L’idea del cliente è spesso molto legata alle esigenze commerciali. Nel nostro caso, abbiamo la fortuna di relazionarci con aziende che, essendo istituzioni all’interno del settore, possiedono un’altissima conoscenza e cultura del progetto; di conseguenza, tra le necessità principali, c’è sicuramente la volontà di trasmettere questo pensiero. In risposta a ciò, la nostra strategia consiste in un intervento mirato alla valorizzazione di elementi preesistenti all’interno del dna aziendale, aggiornandoli a un linguaggio contemporaneo. Questo tipo di approccio ci permette di raggiungere un risultato rispettoso per quanto riguarda la natura dell’azienda e che abbia tutte le premesse per durare nel tempo”.

Come sta cambiando il ruolo di art director?

Studio Klass, art director di Unifor: “Sta diventando sempre più un ruolo centrale all’interno del settore. In questo momento storico le aziende che si affidano a un art director si distinguono rispetto a quelle che scelgono di non farlo. Essere guidati da una direzione creativa significa avere l’opportunità di creare un mondo disegnato appositamente per te e, in un mercato sovraffollato, è proprio questo aspetto a fare la differenza e creare valore. Si tratta della stessa logica per cui non ci si vorrebbe mai ritrovare a un evento importante con una persona che indossa il proprio stesso vestito, per questo a volte si opta per un abito sartoriale. In tale caso, l’art director è il sarto”.

Federica Biasi

Di quali marchi è art director e in cosa consiste il suo ruolo?

Federica Biasi, art director di Decoratori Bassanesi: “Il mio ruolo è prima di tutto quello di capire come mai un’azienda necessiti di un direttore artistico o una consulenza e cosa si aspetta. Sulla base delle esigenze creo una strategia, per ognuno differente. Dopo aver avuto un ruolo a 360 gradi per Mingardo fino al 2020 e per Manerba fino al 2023, per i quali per cinque anni anni mi sono occupata di selezione dei designer, nuovi prodotti, cataloghi, servizi fotografici, strategie, esperienze per me formative e gratificanti, dal 2021 seguo la direzione artistica di Decoratori Bassanesi, un brand a cui sono molto affezionata, non solo per la materia ceramica che amo, ma perché ho modo di concepire il mio ruolo dal punto di vista creativo e manageriale.

Con la proprietà e la direzione marketing di Decoratori Bassanesi individuiamo le strategie di mercato e, sulla base di queste, costruisco una strategia che comprende l’immagine per i servizi fotografici, la scelta dei designer, il brief per la tipologia di prodotto, i colori, le materie… Per il brand disegno inoltre gli stand e controllo che i canali social rispecchino i cataloghi e l’estetica. È un lavoro impegnativo e allo stesso tempo appagante”.

Nel ruolo di art director, come si ispira?

Federica Biasi, art director di Decoratori Bassanesi: “Non guardo troppo ciò che hanno fatto i competitors, ma cerco di trovare una strada, un immaginario che sia solo dell’azienda, e che il brand possa sentire suo. Traggo la massima ispirazione, come art director e designer, dai viaggi: la mia mente coglie più facilmente input quando non è concentrata a cercare un’idea. Amo i viaggi on the road, quelli in cui si programma poco e ci si imbatte in luoghi inaspettati. Con la mia macchina fotografica immortalo ogni dettaglio, una sensazione, una forma. Quando torno in studio stampo gli scatti, appendo le foto e cerco di ricreare le sensazioni vissute in viaggio, per esempio come nel progetto Desert Impression per Decoratori Bassanesi”.

Come traduce l’ispirazione nel suo lavoro da art director?

Federica Biasi, art director di Decoratori Bassanesi: “Non c’è sempre un’ispirazione per quanto riguarda un’intera direzione artistica, ci sono però delle fasi ispirazionali, come possono essere delle presentazioni o degli shooting. Per Decoratori Bassanesi lo scorso anno abbiamo impresso le piastrelle sui corpi umani, per trasmettere l’idea di tridimensionalità della ceramica, una caratteristica non sempre evidente in un prodotto fortemente colorato come la piastrella. Una campagna, quella dei corpi nudi, dal forte impatto, per la quale mi sono ispirata allo stile e all’estetica degli shooting tipici degli anni Ottanta, in cui si osava anche con immagini non legate solo al mondo del design”.

Come traghetta i brand nella contemporaneità?

Federica Biasi, art director di Decoratori Bassanesi: “Solitamente la prima esigenza di un brand è quella di crescere, però il mio ruolo non è quello di un direttore marketing o vendite, è un fraintendimento frequente. Il ruolo del direttore artistico è quello di creare un immaginario che sia coerente in tutte le sue parti ed esposizioni, di riuscire ad individuare designer adatti a quell’immaginario e al brand e che riescano a traghettare il marchio a livelli estetici e progettuali differenti rispetto a quelli di partenza. I brand con cui lavoro hanno bene in mente il mio ruolo ed è per questo che sono, o sono state, tutte collaborazioni durature”.

Zanellato/Bortotto

In qualità di art director, dove trovate stimoli?

Zanellato/Bortotto, art director di Delsavio 1910 e Bolzan: “Siamo art director di Delsavio 1910 dal 2020 e design curator di Bolzan dall’anno scorso. Cerchiamo in primis di creare una forte connessione con le realtà aziendali e di calarci in esse per capirne la storia, le unicità, ciò che le caratterizza maggiormente.

Trascorriamo intere giornate nei loro laboratori, in produzione, ascoltiamo le loro storie per comprendere l’evoluzione di queste aziende dalla loro nascita a oggi. Altri stimoli derivano dai nostri interessi personali e dalla nostra curiosità, spesso influenzata dal quotidiano: le domande che ci poniamo ogni giorno vivendo le nostre case, il nostro ufficio, gli oggetti che usiamo, ci stimolano a creare nuovi possibili obiettivi e scenari anche per i brand. Scoprire un luogo nuovo, visitare una mostra, entrare in un laboratorio diventano una fonte preziosa di idee e stimoli”.

Quali novità presenterete per Bolzan al Salone del mobile 2024?

Zanellato/Bortotto, art director di Delsavio 1910 e Bolzan: “Presenteremo una collezione di prodotti sul tema tailored dreams, e quindi la sartorialità e l’attenzione al dettaglio, una ricerca che perseguiamo da tempo focalizzandoci sui materiali e su lavorazioni altamente artigianali che Bolzan è riuscito a convertire in produzioni su scala. Tra le novità, la linea di cassettiere Rideaux, le cui superfici si ispirano alle tende a pacchetto, veli di tessuto ripiegati su se stessi a formare curve morbide ed eleganti. L’ispirazione deriva dalla produzione tessile più classica dell’azienda, che abbiamo reinventato lavorando il legno come un tessuto, immaginando la nuova falegnameria interna di Bolzan come un atelier di moda”.

Come rileggete una realtà storica come Delsavio 1910?

Zanellato/Bortotto, art director di Delsavio 1910 e Bolzan: “Quando progettiamo per Delsavio 1910, l’immagine che ci viene in mente è la parete che si trova dietro la scrivania di Manuele Del Savio, alla guida dell’azienda con la sorella Manuela, una parete rivestita da un ampio campionario di palladiane in marmo risalente agli anni Cinquanta.

I pavimenti alla palladiana hanno avuto un enorme successo, per poi perdersi insieme agli artigiani specializzati in questa particolare lavorazione. Ammirati da quella parete e dalle tante combinazioni di marmi e cementi colorati, abbiamo pensato che fossero ancora fortemente attuali e da lì siamo partiti per pensare a un nuovo corso dell’azienda.

L’ispirazione è stata ancora più forte quando abbiamo ritrovato, coperti e impolverati, dei vecchi tavoli realizzati sessant’anni fa, testimonianze dei primi tentativi di palladiana alleggerita. Spessori ridotti e leggerezza estrema che hanno ispirato la ricerca portata avanti con Marble Patterns, marchio di Delsavio 1910 che seguiamo, specializzato in superfici e oggetti in marmo e cemento.

Tra i più recenti progetti per Delsavio 1910, la collezione Marble Marbling, che ci riporta al nostro legame con Venezia e a una tecnica tipicamente veneziana: la carta marmorizzata. Affascinati da questo modo quasi magico di ricreare con acqua e pigmenti le superfici del marmo, abbiamo pensato ad una superficie in marmo che imita la carta che a sua volta imita il marmo. Per ottenere questo risultato la tecnica sviluppata da Delsavio 1910 è stata ancor più amplificata, fondendo insieme palladiana e intarsio di marmi e cementi diversi”.

Come guidate i brand?

Zanellato/Bortotto, art director di Delsavio 1910 e Bolzan: “È un percorso graduale e attento in cui cerchiamo di stimolare le aziende a guardare alla loro storia e a ciò che le ha identificate e rese uniche. Con Delsavio 1910 tutto è cominciato da quella parete realizzata dal padre della generazione attualmente alla guida dell’azienda, la terza. Dal 1910, anno di nascita dell’azienda, ognuna delle generazioni alla guida ha perseguito una ricerca e una sperimentazione differenti. Abbiamo lavorato insieme per individuare un nuovo corso, che tenesse conto dell'enorme know how sviluppato nei decenni e che potesse adattarsi non solo al linguaggio della contemporaneità ma anche alle grandi possibilità tecniche e tecnologiche.

Altro elemento fondamentale, sia per Delsavio 1910 che per Bolzan, è stato l’aprirsi alle collaborazioni esterne e al confronto e dialogo con progettisti nuovi provenienti da ambienti e formazioni per loro ancora da scoprire. La classica palladiana, che siamo abituati a vedere nelle case dei nonni, è stata rivisitata in chiave sorprendente dai progettisti libanesi David e Nicolas, mentre Mae Engelgeer ha quasi sovvertito la maniera tradizionale di lavorare con queste superfici di marmo. Con Bolzan collaboriamo con Zaven, Studio Charlie, Omi Tahara, Federico Angi, ogni progettista ha uno sguardo nuovo e una sua idea di letto e di come vivere e pensare questo particolare prodotto. Ogni occasione di scambio è stimolante per Bolzan, ponendo nuovi interrogativi e spingendo l’azienda a reinventarsi e ad accettare nuove sfide”.

Foto di copertina: Federica Biasi, viaggi e ispirazioni, portrait