Due mondi, spiega l’architetto, divisi da appena un metro e venti centimetri, “ovvero la quota che separa la passeggiata del lungomare Rasi-Spinelli dalla zona dei bagni che danno accesso alla spiaggia. Una differenza altimetrica piccola ma emblematica nella sua spaccatura. Una cesoia che da un lato non permette una vista piena dell’orizzonte e dall’altro non permette alla natura di essere presente e primeggiare sulla città”.
È allora che un progetto di architettura diventa, mezzo secolo dopo, l’occasione e la chiave per ricucire le ferite e provare a riconquistare l’equilibrio perduto, nel solco di una lunga tradizione italiana che unisce design, etica e, da ultimo, sostenibilità. “L’idea è di creare un ecosistema di transizione, un diaframma dove i due mondi separati tornino a dialogare a volte proponendo argomenti naturali a volte creando affacci artificiali per godere del più bel tramonto sull'Adriatico. Una negoziazione tra sistemi complessi, naturale e antropico, digitale e sostenibile, innovativo e slow, che Medaarch cerca di immettere in tutti i suoi progetti e che qui serve a far riparlare due parti della città che non dialogano più”.