L’apertura al nuovo genera rivoluzioni. Nel design, progetti deflagranti, atipici, che segnano un prima e un dopo, diventano istantaneamente delle icone. Non è una questione di estetica o funzione ma della capacità di anticipare e supportare comportamenti emergenti

La modernità si è affermata grazie a oggetti inauditi, impensabili, che hanno creato nuove categorie dell’abitare e del vivere. Basti pensare all’Abitacolo di Munari, primo grande segno dell’esistenza di un mondo chiamato adolescenza nelle case degli anni Sessanta. O all’unità arredativa globale di Joe Colombo: l’equivalente di un fall out per la casa italiana tradizionale.

È facile pensare che ce ne siano molti nell’era in cui tutto è innovazione’, ma non è così. Perché gli oggetti spartiacque non sono solo forma o funzione ma, soprattutto, manufatti o servizi a sostegno di comportamenti antropologici in evoluzione. Colgono il divenire del sentire collettivo e lo supportano prima di tutte le categorizzazioni di marketing.

Impossibile fare un elenco completo di progetti che hanno contribuito ai micro smottamenti del contemporano, da sessant’anni a questa parte. Qualche esempio? La macchina da scrivere portatile Valentine di Sottsass che ha inventato il lavoro nomadico. La serie Family Follows Fiction di Giovannoni e Venturini che ha portato il personalismo nel design. Il Moscardino di Iacchetti e Ragni che ha accompagnato la generazione dell’aperitivo mettendo sul tavolo il tema della compostabilità prima che fosse di moda.

Proviamo però a guardare indietro di poco, una ventina d’anni. Stringiamo il focus su una tipologia precisa, amata dai designer ma anche molto complicata per la sterminata produzione: la seduta.

Oggetti spartiacque che colgono il divenire del sentire collettivo e supportano comportamenti antropologici in evoluzione"

Per l'ufficio

Move, Per Øie, 1985, Varier

Chiunque sia anche vagamente appassionato di design, storcerà il naso. Move è un oggetto che ricorda in modo impressionante lo sgabello Sella dei fratelli Castiglioni, prodotto da Zanotta. Ma nel mondo delle sedute progettate per le ore di lavoro, Move ha decisamente cambiato le carte in tavola, assecondando la naturale tendenza di molti di muoversi mentre sono al computer o mentre scrivono e traducendola in un aiuto ergonomico. Lo sgabello, infatti, suggerisce una postura spontanea e accudisce il corpo in un ambiente in cui è spesso bistrattato o negato grazie a una serie di aggiustamenti. Quindi, per una volta, evviva le citazioni d’autore.

Per il living

Flap, Francesco Binfaré, 2000, Edra

Sono passati vent’anni da quando Edra ha messo in produzione Flap. Una struttura sinuosa, organica, come usava durante quella strana transizione da un millennio all’altro. Un mobile che in realtà è spazio, perimetro, isola domestica. E che cambia a piacimento, così facilmente da diventare quasi un invito a partecipare a un gioco con delle nuove regole. Schienale e seduta si ibridano: praticamente vale tutto. Una famiglia che guarda la televisione, una coppia che amoreggia, un gruppo di bambini che gioca, un essere umano stanco che si riposa. Flap in realtà è un’istigazione a smarcarsi dalla definizione funzionale.

Provate a chiedere a un designer qualsiasi qual è uno degli oggetti più innovativi degli ultimi decenni. La risposta è quasi unanime: il Flap. Ecco come Francesco Binfaré ne ha raccontato la genesi (guarda il video).

Per la scuola

Tip Ton, Edward Barber & Jay Osgerby, 2011, Vitra

Una delle azioni progettuali più deflagranti è l’osservazione dei comportamenti umani spontanei. Siamo creature adattabili e inventiamo’ in modo naturale i gesti e le azioni che ci rendono la vita semplice. Il designer è capace di intercettare le soluzioni spontanee e disegnarci intorno gli oggetti più adeguati. È quello che è accaduto nel caso di Tip Ton, di Barber & Osgerby. Quel comune gesto di dondolarsi in avanti per raggiungere una postura di lavoro confortevole davanti al computer o mentre si studia, è accompagnato e facilitato dai pattini che si bloccano a un angolo di 11°. Il corpo si assesta, la spina dorsale si accomoda in una posizione fisiologica, senza rimanere in equilibrio precario su due gambe. E si evita quel grido di guerra materno o professorale che ha accompagnato l’infanzia dei più: “Non ti dondolare!”.  In più Tip Ton è una sedia economica, prodotta in polipropilene e stampata in un unico pezzo. Vitra a portata di studente.

Per tutte le stagioni

Eutopia, Francisco Gomez Paz, 2018, autoproduzione

L’innovazione vera e più complessa è quella produttiva. La produzione di design da sempre oscilla tra due universi: quello industriale e quello artigianale. L’oggetto spartiacque che unisce questi due mondi e inventa una manifattura 4.0 locale è Eutopia di Francisco Gomez Paz, prodotta con strumenti e processi industriali ma nello studio di un designer. Eutopia non è un prodotto da maker. Al contrario, viene prodotto da macchinari progettati ad hoc per assecondare il virtuosismo progettuale e trasformarlo in una produzione numericamente interessante rispetto al fatto a mano. I sedici elementi di legno multistrato si incastrano l’uno all’altro senza bisogno di viti o chiodi formando un oggetto resistente e leggerissimo: meno di due chili. Il taglio laser 3D e le macchine a controllo numerico rendono possibile qualcosa di inimmaginabile fino a poco fa: l’ingegnerizzazione casalinga’ della produzione. L’incipit per una nuova industria light: scalabile, intelligente e razionale. E sostenibile.

Il designer è capace di intercettare le soluzioni spontanee e disegnarci intorno gli oggetti più adeguati"

Foto di apertura: #1601 di Todd Hido (dettaglio). Dalla mostra Mondi Realialla Galleria Valeria Bella di Milano, dal 28 settembre al 18 ottobre 2019.