Il progetto di stage set del designer milanese per il tour della star dell'elettronica Illenium è un compendio dell'avanguardia digitale contemporanea, ma con un taglio emotivo che richiama la grande architettura e denso di simboli

Tra le ragioni che rendono a molti ostica e respingente la tecnologia - come sta accadendo del resto con i software di intelligenza artificiale, che da mesi dividono i creativi in tecno-entusiasti e tecno-impauriti — c'è l'uso autoreferenziale che ne viene fatto dai suoi primi interpreti: come se disporre di un'avanguardia e dei suoi strumenti significhi necessariamente usarli per realizzare scenari e prodotti che sembrano pensati da e per una cerchia di adepti.

"E invece il bello della tecnologia, inclusa quella digitale - sostiene Arturo Tedeschi, architetto e designer computazionale (ne avevamo parlato qui) - è che funziona al meglio quando più che un cosa diventa un come, quando apre squarci su mondi nuovi senza spaventare e allunga il vocabolario di tutti senza per questo aggiungere parole incomprensibili ai più".

Va in questa direzione l'ultimo lavoro di Tedeschi, professionista che al curriculum di designer aggiunge la vocazione del divulgatore.

Si tratta di un progetto ipertecnologico e, allo stesso tempo, dalla forte impronta narrativa che porta il design e le sue frontiere digitali più recenti al servizio della musica live, quella dimensione in cui parole e concetti ormai abusati come experience e immersività ritrovano il loro significato più vero e profondo.

Parliamo dello stage set disegnato per il tour mondiale di Illenium, artista americano tra i maggiori talenti dell’elettronica contemporanea.

Per progettare il palco del tour di Illenium - che arriverà in Italia, al Fabrique di Milano, il 13 ottobre - Tedeschi ha impiegato strumenti di intelligenza artificiale per generare il concept iniziale, sviluppato e dettagliato in seguito attraverso modelli algoritmici e processi di fabbricazione digitale.

Tutto il progetto è diventato in pratica una sorta di compendio della tecnologia digitale sviluppata negli ultimi anni, senza però risultare qualcosa di estraneo o di alienante: anzi, il fatto stesso di essere pensato per la dimensione live, ha esaltato i principi attivi dei software di AI sciogliendoli in una narrazione d'impatto.

Spiega Tedeschi: "Quella che Illenium racconta attraverso il suo tour e la sua musica, una sorta di elettrodance dal taglio melodico, è una profonda storia di rinascita e guarigione.

La produzione voleva perciò trasmettere questa storia attraverso un'esperienza multimediale coinvolgente in grado di creare un’atmosfera realmente immersiva per il pubblico ancor prima dell'inizio dell’evento musicale: un'atmosfera, cioè, capace di 'impostare il tono', di amplificare la reazione del pubblico, di fare vita a una connessione subliminale".

Ciò che del progetto di Tedeschi risulta rilevante per il dibattito sull'uso dell'AI è il modo in cui i software sono stati usati in questa occasione dal progettista di base a Milano.

E questo modo attinge direttamente all''arte dell'ingegneria' italiana, perché innesta il digitale nella lezione di grandi maestri come Pierluigi Nervi o Sergio Musmeci.

"Il design del palco" spiega Tedeschi "incorpora infatti grandi elementi monolitici interconnessi e caratterizzati da geometrie semplici e audaci, che fungono da affascinante estensione del linguaggio visuale di Illenium e dell'artwork del suo nuovo album.

I componenti del set formano uno sfondo tridimensionale ricco di riferimenti e simbolismo, come di architetture tecnoprimitive: non solo aggiungono interesse visivo e profondità, ma evocano principalmente un senso di architettura archetipica".

La psicologia dello spazio gioca un ruolo cruciale nella scenografia musicale, ancora di più in questo caso: "L'uso di volumi archetipi, grezzi e sfaccettati, ma realizzati con tecniche contemporanee, è un modo per proiettare il pubblico verso un futuro distante o parallelo, una dimensione che lo prepara ad ascoltare una storia trasmessa attraverso suono e luce.

Il risultato aderisce a uno stile che fonde elementi primitivi stilizzati con sistemi tecnologici avanzati, quella che in genere definiamo fusione di passato e futuro, di avanguardia e di memoria collettiva".

Di questa esperienza resta per Tedeschi - e non soltanto per lui - una lezione importante, forse decisiva: "Avrei potuto disegnare un palco dal linguaggio ultrafuturistico, invece l'AI mi ha spinto a ripescare forme archetipiche che appartengono a una memoria profonda, familiare a me come a molti.

Con questo progetto sono uscito dalla comfort zone del progettista digitale, per esplorare una dimensione simbolica e narrativa. È stato un modo non scontato di pensare out of the box, l'occasione stimolante per fare dell'avanguardia uno strumento e non un fine".

E, aggiungiamo noi, per provare anche a spostare il dibattito di questi mesi su un livello più sfidante e, soprattutto, costruttivo.