Quando il buon design costruisce network per superare le disuguaglianze: Anders Byriel, uomo di impresa e di pensiero, anticipa i contenuti del suo speech alla Helsinki Design Week
Dall’8 al 17 settembre la capitale finlandese ospita la Helsinki Design Week 2023, kermesse nordica dedicata al design in tutte le sue declinazioni.
Tra tutte le design week, quella finlandese è decisamente la più rotonda: per chiarezza di pensiero — che dalla disciplina plana in tutte le dimensioni dell’abitare, domestica e urbana —, per capacità di visione — che dalle evidenze locali ci proietta su scala globale.
Ciò che andrà in scena alla Helsinki Design Week 2023, dalla manifestazione fieristica Habitare agli eventi in città, è un programma di talk, eventi e installazioni che coinvolge luoghi, aziende e protagonisti attivi sul campo.
E la parola ‘insieme’ è il punto di partenza.
In tempi difficili come quelli che stiamo attraversando, è importante puntellare il senso di comunità. “Stringere e consolidare legami forti, essere coraggiosi per rischiare insieme”, affermano Anna Pirkola e Kirsikka Simberg di Studio Plenty, incaricate del progetto di main exhibition della fiera. “Perché sappiamo che c’è chi è più debole di noi e che di noi ha bisogno”, e il pensiero corre ai rifugiati di guerra, ucraini e climatici, del nord Africa. E alle ingerenze russe e al colpo di stato in Niger, solo per rimanere sulla stretta attualità estiva.
“Serve rinsaldare la speranza, coltivare empatia e promuovere un nuovo attivismo: obiettivo di tutti è credere fortemente che siamo parte di una comunità globale che respira allo stesso ritmo”.

Alla Helsinki Design Week 2023, Habitare ruota sul concetto di ‘Togetherness'

Un principio necessario che guida alla comprensione dei contrasti generati dal nostro tempo. E un tema al tempo stesso sfidante, che fa i conti con le ambizioni dello stile di vita europeo: siamo ricchi e abbiamo le possibilità di accogliere chi non lo è.

Ma generosità chiama responsabilità: il nostro modo di vivere inquina il Pianeta e alimenta le disuguaglianze. Un cortocircuito che non stempera la crisi climatica, infierisce sulla biodiversità, mina la sicurezza della nostra vita.

Agire insieme, nel rispetto di noi stessi e della natura, è il solo modo che abbiamo per sopravvivere. Di questo, e di altro attorno a questo, si discuterà alla Helsinki Design Week 2023, già in apertura di Habitare.

Tra gli appuntamenti più attesi, il lancio del progetto Mifuko & Latimmier (c/o Hämeentie 130 A, Helsinki): una storia nella storia. Perché se le collezioni per la casa del primo sono frutto di una collaborazione tra oltre 1.300 artigiane nelle zone rurali del Kenya, della Tanzania e del Ghana e designer finlandesi, il secondo (il marchio prêt-à-porter lanciato nel 2022 dal designer Ervin Latimer), affonda le sue radici nella cultura queer: il design si fa strumento di connessione fra due diversi racconti di emarginazione ed esclusione, per definire nuovi codici estetici.

I progetti ponte sono esempi virtuosi

“È importante riflettere su come e dove operare. Per esempio, se pensiamo alla lana, il materiale base delle collezioni di Mifuko e di Latimmier, dobbiamo assicurarci che non venga sprecata”, racconta Anders Byriel.

Il Ceo della storica azienda danese, con lo speech In search for the artistic and the technological bounderies, (13/09 h 15.00), ci spiega che un processo produttivo è in armonia con l’ambiente quando è a chilometro zero e rispetta l’uomo e tutte le specie viventi. “Tessiamo prodotti nel Regno Unito con lana proveniente dal Regno Unito.

Nel nostro stabilimento di produzione norvegese stiamo utilizzando lana norvegese, e in Italia abbiamo appena introdotto tappeti di lana sarda. Nonostante in passato questo materiale sembrasse aver perso appeal, oggi è a tutti gli effetti considerato sostenibile. E sembra possa effettivamente competere con il poliestere riciclato”, conclude l’analisi per poi rilanciare: “Certo è che essendo noi umani ormai più di 8 miliardi, sarebbe importante per la nostra sopravvivenza iniziare a riflettere su concetti di biodiversità e convivenza”, come a dire che anche un paio di centinaia di milioni di pecore, e altri animali, sono necessari per mantenere in equilibrio l’ecosistema.

Il passato

Se è vero che sino al 2019 il nostro mondo ci appariva stabile, solido, sicuro “il Covid ha fatto vacillare le nostre certezze: lo stato di ‘salute mentale’ del mondo sembra vacillare… i barbari sono alle porte e il tracollo climatico sta diventando una realtà. Abbiamo un disperato bisogno di stare insieme in modi e piani diversi”, sentenzia senza appello.

Al design dunque il compito di costruire tutte le connessioni necessarie a riparare la natura evocata da Paola Antonelli: “Unione per me vuol dire fare spazio a tutti coloro che vogliono attivarsi per il bene della comunità”.

Il presente

“È auspicabile trovare nell’immediato un migliore equilibrio tra vivere in città e vivere in campagna, perché questa è sicuramente la prima via per la sostenibilità” riflette Byriel.

“Per poi dare forma alla terza dimensione: quella nella quale non potrà più esserci bellezza senza un approccio 100% green”, afferma in modo un po' provocatorio proprio lui che con la sua azienda promuove codici estetici raffinatissimi.

“La capacità di Kvadrat di esplorare i confini tra arte e tecnologia ha reso possibili nuovi materiali sintetici a base biologica in grado di sostituire quelli tradizionali a base di olio”, ma anche tessuti a memoria di temperatura, “da indossare nello spazio, dove presto arriveremo”. Insieme oltre il confine dell’universo.

Il futuro

Nel progetto di interior design le fibre e i tessuti saranno i nuovi ‘fundamentals’ (per dirla alla Koolhaas).

“Stiamo assistendo alla nascita di un movimento che costruisce e compone lo spazio in modo nomade e impermanente. In questa dimensione, il tessuto — fatto di colore e tattilità, insieme a suono, luce e calore —, diventa un elemento di controllo dell’abitare potentissimo”. Decostruire per ricostruire nuove architetture molli è la nuova mission: “una visione affascinante e a impatto ridotto”, chiude Anders Byriel.

E sempre, insindacabilmente, a misura di comunità.