Una nudità strutturale
In un simile contesto, lo sforzo di individuare dei punti di equilibrio da collocare nel panorama quotidiano assume un ruolo quasi terapeutico, provvedendo a una funzione di ancoraggio cognitivo che “tiene il punto” in mezzo ai flussi di sembianze incorporee che fluttuano nervose dove un tempo stanziavano le cose. Viene da qui il valore per il mondo di oggi di un progetto come la lampada To-Tie di Guglielmo Poletti per Flos, semplice e necessaria come il punto di equilibrio definito dalle leggi della fisica, la cui pulizia formale, precisa Poletti, “non è semplice nudità ma nudità strutturale”, nel senso che la composizione non deriva da un arbitrio espressivo ma da un lungo processo di distillazione, iniziato anni fa con il tavolino Equilibrium, che tuttavia, continua Poletti, presenta una somiglianza solo parziale con To-Tie. “Se è vero che ci sono modi diversi di mettere insieme un cavo e un cilindro, [nel caso della lampada] la luce ha tolto quell’arbitrarietà che ancora c’era nel tavolino, in quanto il cavo, oltre che struttura, ha la funzione di portare elettricità, e la barra, oltre che giunzione, è anche maniglia. Non c’è un solo elemento fuori posto, un solo componente che si sarebbe potuto pensare diversamente”. Sta in ciò la maturità di quest’ultimo progetto rispetto alla precedente prova giovanile, in questa sorta di surdeterminazione degli elementi che rinforza, e quindi stabilizza, la necessità strutturale dell’oggetto.