Per progettare un giardino terapeutico bisogna…
Capire i bisogni
Non basta creare un’aiuola. Comprendere i bisogni dei suoi abitanti è parte integrante e fondamentale della progettazione ed è spesso un processo partecipativo. È l’esempio dell’unità ustionati dell’Oregon il cui giardino è caratterizzato da zone d’ombra e del Giardino Terapeutico realizzato nel 2018 al decimo piano del Policlinico Gemelli di Roma, frutto di una progettazione condivisa e multidisciplinare che ha visto lavorare insieme i medici e gli architetti dell’ospedale con i sociologi urbani, gli architetti, gli psicologi sociali e gli esperti del paesaggio del team ReLab.
Proporre attivazione sensoriale e libertà
Dal giardino del Policlinico emerge un altro importante elemento: l’attivazione dei sensi e la fruizione non guidata dello spazio. Grazie all’inserimento di fontane, all’attenzione suoni e odori e alla creazione di percorsi sensoriali, questa terrazza permette alle pazienti in cura contro il cancro di seguire le cure in un ambiente non asettico, offrendo distrazioni e favorendo emozioni e sentimenti positivi.
Nei suoi libri Clare Cooper Marcus ricorda spesso che “più i giardini ingaggiano i sensi e più forniscono una distrazione dal dolore, riduce la pressione, lo stress e migliora il sistema immunitario”. Secondo Rita Berto “Il giardino merita un’attenzione particolare perché porta dei valori ed è il legame con la vita che sta fuori.
Per esempio, nel caso degli anziani, il restorative garden sostiene i deficit percettivi e cognitivi rispettando le sue preferenze, è un ambiente sicuro che incoraggia l’indipendenza e l’autonomia perché risponde a bisogni di comprensione e di esplorazione.”