Il regista, artista e fotografo presenta in anteprima il suo nuovo film che ha come unico oggetto di scena la Sedia 1 di Enzo Mari

Gianluca Vassallo, regista, fotografo e artista, racconta in anteprima il suo nuovo film La sedia, che ha come unico oggetto di scena la Sedia 1 di Enzo Mari. Un esperimento di 'cinema di necessità', cioè un processo di produzione non ordinario, veloce, senza gerarchie, senza finanziamenti pubblici.

"Un modo di rispondere al bisogno urgente di raccontare qualcosa, con quello che si ha, con quello che si può" spiega l’autore.

Un film autoprogettato e autoprodotto, proprio come la sedia di Enzo Mari.

Gianluca Vassallo presenta il film La sedia

"Esiste un momento nella vita di tutti in cui l’età adulta si fa solida. Succede così che la consapevolezza di sé, come somma di limiti, talenti, vulnerabilità e certezze si manifesti appieno legittimando il nostro ruolo nel mondo", spiega Gianluca Vassallo.

"È un momento potenzialmente straordinario che, però, spesso coincide con l’osservazione di una fragilità crescente dei nostri cari. Nel mio caso, mio padre, l’uomo a cui devo la mia dedizione instancabile al lavoro, si è trasformato in pochi anni da un essere che ho sempre immaginato altissimo, forte, brillante, in un uomo piccolo, curvo, afflitto dal dolore e per questo incapace di esprimersi all’altezza del suo pensiero.

Il Parkinson lo ha trasformato, intrappolando la sua mente in un corpo che non risponde più del tutto. La sua trasformazione mi ha fatto pensare al tema dell’eredità morale, un tema che attraversa la società sia su un piano individuale, strettamente privato, che su uno che è di interesse collettivo.

Il film La Sedia è nato così, come un tentativo urgente di fare ordine alle emozioni private e ai pensieri sul mondo, cercando una risposta semplice ad una domanda complessa: qual è la mia, intima, e la nostra, collettiva, responsabilità dinanzi ad un lascito?"

La trama del film

"Pietro cerca il fratello dieci anni dopo una profonda frattura nel loro rapporto per contendersi l’unica cosa che il padre ha lasciato loro in eredità: una sedia. La sedia è assieme l’oggetto più semplice di ogni vita e metafora del trono, se è una sola lasciata da un padre.

In questo racconto la sedia diventa la croce di Pietro, che attraverserà 'l’estate del diavolo', trascinandosela come Cristo lungo la via Crucis. Pietro come Cristo, come un Cristo civile, politico, poetico, si fermerà 14 volte, per incontrare il caso e la sua coscienza, nel suo cammino verso la verità".

Perché Gianluca Vassallo ha scelto la Sedia 1 di Enzo Mari

"La Sedia 1 di Mari l’ho conosciuta grazie a Maurizio Bosa, architetto e docente Ied con il quale condivido spesso progetti, idee di mondo e riflessioni (per quanto possano valere le mie) sul design.

Me ne parlò alcuni anni fa, e mentre scrivevo la storia ho pensato che la sedia fosse l’oggetto metaforico perfetto: un progetto che è frutto del pensiero politico e poetico, che mette tutti nella condizione di costruirsi un oggetto d’uso, attraverso semplici cose. Un po' la metafora di quello che i padri dovrebbero insegnare ai figli".

Che cos’è il cinema di necessità

"Mi piace chiamare 'cinema di necessità' quel processo di produzione rodato che, per quanto faticoso perché privo di reparti e senza gerarchie, diventa un piano creativo aggiunto, costringendoci ad una relazione con la realtà che modifica la scrittura in corsa, con gli inciampi che non avrebbero avuto posto in una produzione ordinaria.

La potenza e le 'botte' portano la dialettica dell’arte dentro il corpo di un bene di consumo culturale.

Cinema di necessità perché è la necessità di vedere vivere la storia, nel momento più vicino possibile alla sua scrittura, alla tensione privata e politica, intima e collettiva che l’ha generata, perché sia ancora comprensibile al pubblico la lettura di certe affermazioni sulla contemporaneità che la produzione ordinaria fatta di Ministeri, denaro pubblico, produttori e chissà quanti altri livelli, renderebbe troppo lontane per essere presenti, e troppo presenti per essere storia".

Il film autoprogettato e autoprodotto come la sedia di Enzo Mari

"Il film La sedia sarà pronto e visibile a quanti l’hanno sostenuto, a tre mesi dalla prima parola scritta. E se avrà attenzione e interesse delle distribuzioni, toccherà con la medesima velocità chiunque voglia incontrarlo.

Ho scritto questo film in 15 giorni, l’ho girato con le economie della mia azienda, col sostegno della Film Commission Sardegna e con il contributo di tutti coloro che hanno aderito al fundraising che è ancora attivo all’indirizzo whiteboxstudio.it/lasedia.

Il cinema di necessità in fondo è la risposta da musicista, da fotografo, (tocco > nota / scatto > foto) al bisogno di raccontare qualcosa, è la resa del primato della bellezza all’urgenza del significato, è fare con quello che si ha, con quello che si può, perché te lo chiede la storia, te lo chiede chi sei nel momento in cui la storia ti attraversa.

Questo è il modo in cui mi piace fare il cinema, con pochi e con poco (certo, meglio non così poco) e senza attese, senza ministeri, senza regioni, senza Stato. Governato e sostenuto dall’urgenza e dalla grazia a cui solo l’incoscienza o la maturità sanno farti arrivare".

Come e dove è stato girato il film

"Il film è stato girato in Sardegna, tra San Teodoro, Budoni e Azzanì, una frazione di Loiri Porto San Paolo.

È stato girato con pochi mezzi e grande dedizione di tutti alla storia, a partire dal protagonista, Michele Sarti, che considero il mio Muso, un attore dotato di fragilità e potenza costantemente accese, e una faccia incisa e che incide gli occhi di chi osserva.

Il cast è inoltre composto da Renzo Cugis, Bianca Maria Lai, Giuseppe Boy, Noemi Medas, Tiziano Polese, Tiziana Troja (anche aiuto regista e straordinaria coach attoriale), Matteo Nicoletta, Michela Sale Musio, Andrea Sestini, Santiago Zarra e Angelo Zedda.

Per una volta ho ceduto la scrittura delle musiche, che sono state composte dai Tanake, in stato di grazia, mentre La Sedia 1 è stata realizzata dall’artigiano Pietro Fois di Artigianato e Design, una falegnameria che in questi anni ha unito la sperimentazione alla tradizione.

Il film è stato prodotto da Maddalena Satta per White Box Studio e da Tiziana Troja e Michela Sale Musio per Lucido Sottile, e senza l’aiuto dei miei collaboratori (ormai) storici, Roberto Verbena e Francesco Mannironi, sarebbe stato impossibile realizzare questa piccola follia necessaria".

Dove e quando vedere il film

"Il film sarà presentato a Cagliari il 15 novembre, e a Milano pochi giorni dopo. Ci sarà la prima per i sostenitori del progetto, poi il film 'camminerà' tra i festival con la speranza di arrivare in sala o su una piattaforma che possa dargli la giusta collocazione".

Come Gianluca Vassallo racconta il mondo del design

"Io non vedo una distinzione tra il mio lavoro da artista e il racconto del design. Ho la fortuna di lavorare con aziende di straordinaria visione che non mi chiedono altro che produrre idee e renderle visibili, lasciandomi sempre libero di poggiare il mio immaginario su di loro.

Quello delle imprese del design è un mondo che, a mio avviso, meglio di qualunque comparto del Paese riesce a trasformare i processi culturali in processi economici, perché risponde ad una sfida millenaria: dotare gli oggetti del quotidiano di un portato di presente che li renda magnifici, significanti, futuribili.

E le aziende che accettano questa sfida, che la fanno esplodere di grazia, lasciano al mondo un’eredità morale che i figli saranno chiamati a proteggere, facendola evolvere ancora".