Materiali come seconde pelli tecnologiche, protagoniste di effetti teatrali e scenografie total look. Gian Paolo Venier spiega come si scelgono e si usano i materiali

Gian Paolo Venier è un interior designer che ama capire “l’effetto che fa” e forse questa è la parte più interessante della libertà espressiva dei suoi lavori. Insieme a Paola Navone è partner di Studio Otto da qualche mese, dopo anni di collaborazioni e grande amicizia.

“Coltivo una parte di gioia e di benessere nel lavoro, è necessaria. Facciamo progetti grandi e complessi: è importante recuperare a fine giornata allegria e gioia di vivere”. Che per Venier passa dalla curiosità per i territori, per la ricerca di forme e materiali. E dai rapporti umani sani e non performanti.

Struttura e spazio orientano le scelte dei materiali

Venier mostra un mattoncino di legno annerito, in cui le venature sono scavate e l’effetto della superficie diventa tridimensionale. “Questo è legno, è l’unico modo in cui riesco a immaginare di usarlo in questo momento”, mi spiega. “È il prodotto di un processo manuale a più passaggi: prima si brucia, poi si scava chimicamente la venatura”.

Del legno rimane ben poco, ma il risultato dal punto di vista estetico è sorprendente: una piccola scultura astratta. Vicino ad altri moduli simili, si appresta a diventare un pavimento. La scelta di materiali per le superfici riguarda la lettura del contesto, che passa per un dialogo con la struttura architettonica e con la percezione dello spazio.

“Spesso struttura e percezione sono due tensioni che spingono in direzioni opposte: trovare un equilibrio è l’obiettivo.”. Non sempre è scontato, ma la tecnologia ha davvero cambiato i materiali, sia dal punto di vista formale e estetico, sia dal punto di vista della posa.

 

La tecnologia per scoprire la natura della ceramica

"Tutti i materiali, nessuno escluso, sono diventati estremamente versatili. E non c’è più la tentazione di fare finta, di mimare o imitare materie prime più nobili a discapito delle caratteristiche intrinseche della materia di base”.

La stampa è talmente evoluta che oggi è facile utilizzare la superficie ceramica per progetti sartoriali: è la grafica a nobilitare il materiale, così come la maggiore ampiezza delle superfici, che significa più omogeneità. Altra innovazione fondamentale: lo spessore del materiale. Una leggerezza che consente di ricoprire non solo pavimenti e pareti, ma anche l’arredamento. “L’effetto finale è interessante, soprattutto perché non richiede la demolizione dello spazio preesistente: lo spessore minimo permette di sovrapporre la posa e persino rivestire gli arredi”.

C'è però un altro angolo da tenere presente quando si parla di ceramica, reso più di attualità al momento per ovvie ragioni legati alla pandemia. La bellezza naturale di questo materiale, infatti, interpretato in chiave high-tech, fornisce infatti soluzioni interessanti, dal punto di vista estetico e della performance, per quanto riguarda l'igienizzazione degli spazi. Come nel caso di Active Surfaces® di Iris Ceramica Group che, sfruttando le proprietà fotocatalitiche del biossido di titanio e dell'argento, ha proprietà antibatteriche e antivirali, antinquinamento, antiodore e autopulenti.

 

Il marmo è naturale, caldo, espressivo

Parliamo di marmo: un materiale con un codice estetico impegnativo. “Non è più sinonimo di lusso: ci siamo liberati da questa idea”, commenta Gian Paolo Venier. Perché, spiega, c’è un uso più contemporaneo e sostenibile della materia prima: dai prodotti sintetici realizzati con polveri di marmo fino alle lastre a spessore minimo e modulari.

Come le marmette modulari di Margraf: l'azienda vicentina, infatti, utilizza i resti dei tagli che portano alla realizzazione dei blocchi nobili per realizzare marmette di formato standard, con dimensioni e spesso ridotti e pronte all'uso. Oltre ad avere la stessa qualutà delle lastre più grandi, spessore e peso ridotto offronto notevoli vantaggi per la posa e la manutenzione in determinati ambienti nonché il life cycle delle architetture. E rendono più sostenibile l'intero processo logistico.

“Poi c’è un grande tema estetico: il marmo torna a essere utilizzato come un materiale naturale, con burattature che esaltano le superfici morbide e calde, o colori, le vene. È un linguaggio completamente diverso, che fa parlare il marmo come pietra naturale, opaca, usata anche per piccoli complementi d’arredo”.

Le resine danno spettacolo

Le resine sono forse fra le finiture più scenografiche. O meglio: è così che vengono interpretate oggi anche grazie alle possibilità di combinare toni e trame per creare soluzioni di grande impatto visivo. Basti pensare alla Color Collection di Kerakoll, che oltre alle quindici texture materiche e 150 tonalità offre anche una superficie ultra-flat (Decor Paint, una resina-pittura decorativa all'acqua): grazie alla sua opacità profonda, assorbe i raggi reagendo diversamente ai giochi di luce nei vari momenti della giornata. Un vero playground per gli interior designer come Venier.

“Le usiamo in colature multicolor che sembrano carte veneziane", dice. "Oppure per creare superfici lucide, cercando un effetto “acqua” che altera la percezione dello spazio in modo davvero spettacolare”, spiega Venier. "E anche in questo caso le superfici possono essere restaurate con rivestimenti tecnici molto decorativi, che sfruttano linguaggi di interior completamenti nuovi. Sono scenografie, concetti teatrali, lay out grafici e tridimensionali che dialogano con intelligenza con la struttura e con gli spazi.

Il legno: una pelle da trattare con cura

Infine il legno, una scelta che "fa casa" e che sta prendendo sempre più piede perché considerata sostenibile, anche se, prima di considerare questo materiale una scelta responsabile dal punto di vista ambientale, è bene studiarne provenienza e lavorazione.

L'Italia, in questo senso, può vantare fiori all'occhiello come Itlas, che utilizza solo legno proviente da foreste gestite in modo corretto e lavora l'intero prodotto, dal tronco al pavimento, nei propri stabilimenti nel nostro paese, producendo quindi a filiera corta e seguendo il ciclo di vita del prodotto in tutta la sua evoluzione.

Un altro mito da sfatare è che il legno sia bello solo nella sua versione "nature". “Stiamo cercando dei modi nuovi di vedere il legno", dice infatti Venier: "lo cerchiamo nelle sue versioni più artificiali, ammorbidite, alterate, colorate”.

Il legno come epidermide, sottile pellicola, non certo il massello: sembra che nessuno voglia più avere a che fare con legni nobili, rari o nature. “Una reazione sensata alla scarsità della materia prima e dall’utilizzo di essenze autoctone più sostenibili". Interessante il legno che diventa pellicola con cui ricoprire qualsiasi cosa, dalle superfici agli arredi. Anche qui, come per il marmo, è il tentativo di creare ambienti total look inaspettati, in cui le venature e i colori dichiarano senza mezzi termini il tono del progetto”.