Con See The Stars Again, la grande mostra-evento presentata alla Fabbrica Orobia durante il FuoriSalone, Flos ha voluto celebrare il suo sessantesimo anniversario. E raccontare una visione del futuro che fa dell’innovazione un valore di responsabilità e condivisione

Fate un gioco. Chiudete gli occhi e pensate a un’icona del design italiano. Qual è il primo prodotto che vi viene in mente? Sicuramente nove persone su dieci diranno l’Arco di Achille e Pier Giacomo Castiglioni, la lampada più copiata al mondo ma anche l’oggetto che meglio di tanti altri sintetizza i valori della creatività italiana: l’innovazione, l’essenzialità formale e concettuale, l’eleganza, l’ironia, l’essere senza tempo. Un progetto giunto quest’anno al suo sessantesimo compleanno proprio come l’azienda, Flos, che lo produce dal 1962 e che non a caso ha scelto questo prodotto come emblema di una storia magistralmente raccontata in occasione del FuoriSalone 2022 con una mostra-evento allestita alla Fabbrica Orobia dal suggestivo titolo “See the stars again”.

Una speciale installazione

Ad Arco era infatti dedicata una speciale installazione nel percorso espositivo ideato da Calvi Brambilla che si sviluppava sui 6 mila metri quadri degli spazi industriali di via Orobia 15: una stanza circolare, tutta bianca, svelava attraverso delle feritoie la speciale edizione della lampada, Arco K, messa a punto per l’occasione e disposta sopra un piedistallo che, ruotando, ne faceva cogliere la preziosità dei dettagli in un gioco di candidi riflessi. La particolarità di questa limited edition, disponibile in soli 2022 pezzi numerati, è infatti quella di sostituire alla base in marmo - scelto dai fratelli Castiglioni per le sue doti di pesantezza e robustezza - un materiale pesante ma allo stesso tempo riciclabile, raffinato ma anche tecnico: il cristallo senza piombo. Una soluzione innovativa che da una parte attualizza la lampada, dall’altra focalizza l’attenzione sulla sua struttura e mette così a fuoco l’originario principio progettuale di Arco, ovvero l’idea, assolutamente rivoluzionaria per i tempi, di portare la luce sopra gli oggetti svincolandosi dal punto luce fisso a soffitto e di renderla mobile negli ambienti. Una scelta sicuramente emblematica dell’atteggiamento assunto da Flos per celebrare il suo sessantesimo anniversario.

Guardare al futuro

“Per festeggiare questa tappa”, commenta Roberta Silva, CEO del marchio, “abbiamo pensato che fosse importante guardare al futuro più che al passato. Ci siamo chiesti: cosa sarà Flos nei prossimi 60 anni? E per raccontarlo siamo partiti da quello che siamo oggi, dallo storytelling del brand e dei suoi designer, fino all’incontro tra innovazione tecnologica, design e il nuovo approccio eco-friendly alla progettazione della luce. Abbiamo voluto presentare il posizionamento dell’azienda che mette insieme quattro diverse anime: il decorativo, l’architetturale, il custom e l’outdoor. Flos è l’unico marchio della luce a poter vantare quattro pillar così importanti. Quattro settori che in realtà si compenetrano, si mescolano e si completano tra loro: oggi noi facciamo contract attingendo al decorativo e inseriamo molto architetturale nell’offerta retail. Ogni realizzazione prevede sia la progettazione della luce sia la scelta decorativa del prodotto. Da una parte c’è la luce che tende a smaterializzarsi e a diventare parte integrante dell’architettura, dall’altra c’è la luce che diventa un segno e assume una sua identità ben precisa. L’attività di Flos ormai si focalizza sul mix di queste due componenti, da cui nasce l’atmosfera e l’emozione di uno spazio”.

Una formula espositiva ibrida

Per raccontare la storia di un’azienda del futuro che è “coraggiosa, curiosa, appassionata”, Flos ha fatto ricorso a una formula espositiva ibrida, decisamente diversa da quelle solitamente proposte nelle mostre celebrative: un po’ installazione, un po' evento culturale, performance artistica, luogo di incontro per clienti e pubblico. Ha proposto un calendario di appuntamenti che hanno spaziato dalle performance musicali del compositore e dj Davide Boosta Dileo - autore di un originale “piccolo concerto per pianoforte e luci che suonano” - ai talk con designer, artisti ed esperti di settori diversi; dai workshop e laboratori creativi per bambini e adulti alle food experiences organizzate dal collettivo We Are ONA.

Raccontare una storia

“Credo che un elemento distintivo dei prodotti Flos”, prosegue Roberta Silva, “sia quello di raccontare una storia. E questo vale tanto per le icone, oggi oggetto di un vero e proprio boom di mercato, quanto per le nuove collezioni che, nella loro inventività, nel loro carattere mai banale, esprimono sempre una continuità con i conosciutissimi pezzi del passato”. È il caso, per esempio di To-Tie, la lampada da tavolo che segna l’inizio della collaborazione con il giovane Guglielmo Poletti: un pezzo apparentemente semplice ma di grande raffinatezza concettuale, composto da soli tre elementi (cavo, barra e cilindro) tenuti insieme dalla sola tensione meccanica, senza viti, collanti o saldature. Un progetto che rievoca le intuizioni dei fratelli Castiglioni e i loro geniali ready-made. E poi c’è Almendra, il nuovo sistema modulare di Patricia Urquiola, il risultato di un lungo processo progettuale nato nel 2015 dall’idea di declinare la lampada da tavolo Serena - una sorta di petalo metallico con sorgente luminosa integrata nella base - in un ramo a sospensione che potesse sostituire il tradizionale lampadario.

Energia preziosa

“Abbiamo continuato a lavorare a questo concetto”, racconta la designer, “finché non abbiamo trovato la tecnologia e i materiali che lo potessero tradurre nel migliore dei modi. Almendra in spagnolo significa mandorla. Ho scelto questo nome perché i due gusci che contengono la sorgente luminosa mi hanno fatto pensare a questo seme-contenitore dalla forma elementare che contiene una fonte di energia preziosa, il frutto. Siamo partiti dalla definizione di un modulo e poi abbiamo studiato le sue possibili composizioni, che possono avvenire in più modi: secondo un principio lineare molto razionale, che si sviluppa sia in orizzontale sia in verticale, oppure secondo il principio un po’ più poetico del ramo, che dà vita ad aggregazioni di più moduli”.

Ridurre l'impatto ambientale

Almendra appare un oggetto molto semplice, composto da un bulbo e da un diffusore. In realtà cela una grande complessità progettuale che ha assunto come prioritaria la riduzione dell’impatto ambientale del prodotto e del processo produttivo. I gusci sono realizzati, sia nella faccia opaca che in quella trasparente, con un policarbonato derivato da un sottoprodotto della produzione della carta. Quindi con una bioplastica che però non proviene da coltivazioni appositamente sviluppate, con inevitabile consumo di acqua e terreno, bensì da un materiale di scarto. Il fusto e l’apparecchio illuminante del sistema sono invece realizzati in alluminio estruso, 100% riciclabile. Tutti i componenti, inoltre, sono assemblati solo con viti invisibili, senza uso di colle, e riportano le indicazioni con la classe di riciclaggio. Questo vuol dire che Almendra può essere smontata facilmente e ogni parte può essere riciclata correttamente a seconda del materiale di cui è composta.

La logica della circularity

“Flos”, conclude Roberta Silva, “sta portando avanti una ricerca avanzata su più fronti: sui materiali, sulle tecnologie, ma anche sulle modalità di disegnare il prodotto allo scopo di renderlo il più longevo possibile e disassemblabile. La logica della circularity è molto concreta all’interno dell’azienda. È un aspetto in cui crede molto tutta Design Holding di cui Flos fa parte: la ESG (Environmental, Social and Governance) è un pilastro portante dei suoi programmi di sviluppo per i prossimi cinque anni. Riteniamo che sia fondamentale essere avanti a tutti anche da questo punto di vista, realizzando progetti molto concreti. Il lighting ha la fortuna di essere il più avanzato in termini di sostenibilità tra i settori industriali dell’arredo. Il passaggio al Led, avvenuto qualche anno fa, ha dato una spinta notevole in questa direzione, determinando una drastica riduzione del consumo di energia e un innalzamento della longevità delle light sources. Ma le strade possibili della ricerca sono ancora tantissime. Per esempio, si può percorrere quella della contaminazione, che è molto interessante: tecnologie messe a punto in ambiti molto lontani dall’illuminazione svelano applicazioni del tutto inedite e innovative; la stessa cosa avviene per i materiali. Si tratta di un lavoro molto creativo e stimolante che viene svolto dai nostri quattro centri di R&D secondo il senso della pura ricerca: parte dalla curiosità e tante volte approda a risultati quasi inaspettati ma molto entusiasmanti”.