Nel libro Elementi del fotografo Edoardo Delille i close up di oggetti di produzione della Donati e gli scatti di paesaggio si mescolano: e il lavoro diventa il racconto dell'anima di un territorio

Elementi è un titolo perfetto per l'ultimo libro del fotografo Edoardo Delille a cura di Giulia Ticozzi ed edito da L’Artiere Edizioni: immagini dal sapore alchemico - in mostra fino al 19 novembre a Bergamo, vedi sotto - che raccontano un territorio (il bresciano) e un'azienda (la Donati, che produce pressofusioni in alluminio e componentistica per l'ufficio), mescolandoli senza soluzione di continuità.

Un viaggio visivo costruito su atmosfere di colore

Il risultato è un viaggio visivo costruito su dittici magistralmente impaginati: scatti verticali affiancati che costruiscono una sequenza in cui lo sguardo passa dal grigio delle rocce al marrone del suolo al riflesso metallico.

Un itinerario dove, non sapendo dove si è né cosa si sta guardando (le didascalie sono tutte relegate alla fine della pubblicazione), l'immaginazione vola libera, attirata da bagliori, scorci, pieni e vuoti, luci, ombre. E dove è il divenire di atmosfere che spinge a voltare pagina per capire dove si andrà ad atterrare.

Elementi è un libro misterioso, a partire dalla copertina nera, tattile.

Difficile capire, quando lo si sfoglia, cosa siano close up di paesaggio e cosa basi per sedie da ufficio, pressofusioni, meccanismi (la Donati produce per i più grandi brand dell'arredo, da Vitra e Herman Miller a Steelcase, da Haworth a Sedus solo per dirne alcuni). Quello che fa da filo rosso tra gli scatti non è infatti una narrazione didascalica ma quello che Edoardo Delille è in grado di cogliere in ciò che osserva: l'anima di un territorio in cui lavoro e natura, fatica e orgoglio del saper fare, storia e contemporaneità si intrecciano.

Uno storytelling aziendale in cui l'azienda entra in punta di piedi

La bellezza di Elementi deve tutto quindi allo sguardo di Delille e alla curatela di Giulia Ticozzi. Ma soprattutto al coraggio di due scelte fatte a monte dal committente Donati.

La prima: quella di affidare la realizzazione di una pubblicazione aziendale a un fotografo innamorato della natura, del paesaggio e dell'energia che si respira nei suoi anfratti.

La seconda: lasciargli la mano e lo sguardo liberi, di modo che attraverso i suoi scatti si sprigioni un racconto autentico, un'interpretazione personale e artistica di un luogo e del suo soffio vitale. E, solo di conseguenza, anche dell'azienda.

Vivere nel territorio per coglierne l'essenza

Per realizzare Elementi, Edoardo Delille ha passato settimane nelle valli bresciane, dalle cime del Maniva alle sponde del lago di Iseo, dalla Val Camonica dei graffiti rupestri all'industriosa Valtrompia. Ha dormito all'aperto per cogliere attimi di luce, dettagli di pietre e acque che scorrono nei torrenti. Ha parlato con chi abita in villaggi dispersi nei monti e con chi fatica nelle fabbriche. Ha respirato il territorio in cui la Donati è nata e cresciuta e in cui abita la gente che ci lavora. È partito da lontanissimo - nello spazio e nel tempo - prima di arrivare alla produzione.

"L’alchimia degli elementi della natura confluisce nel DNA di chi vive in queste valli da generazioni", spiega il fotografo, "e in questa relazione ho trovato le tracce del passato che hanno costruito il presente. Le stesse forme e tonalità nel paesaggio e nella fabbrica. Le fusioni del metallo e il riflesso di un lago specchiano la stessa luce. Le pitture rupestri incise nella roccia migliaia di anni fa ci raccontano le stesse passioni e necessità dell’uomo che ci abita oggi. Gli elementi della natura diventano lo specchio della vita. Le parole e i gesti quotidiani tramandano ancora la passione del lavoro, il sentimento per l’arte e l’amore per una natura ancora forte e presente. Le conoscenze degli uomini formano un ritratto complesso e sfaccettato di cui ho raccontato la storia".

La forza di una comunicazione senza parole

Nelle pagine di Elementi ci sono dunque la terra, l'acqua, il fuoco e l'aria: gli elementi della natura e della forgiatura dei metalli con la fiamma. E così, attraverso sequenze che catturano lo sguardo e lo rendono indagatore su dettagli, luci e colori, il lavoro diventa il racconto dell'anima di un territorio al pari del paesaggio. Senza parole superflue.

È proprio l'assenza delle parole a colpire di più in questo libro.

Le pubblicazioni aziendali prive di testi corporate sono infatti rarissime: quando si commissiona un'opera, il desiderio di raccontarsi (e autocelebrarsi) prende spesso il sopravvento. Comprensibilmente.

Però, in modo solo apparentemente paradossale, è proprio quando le imprese si lasciano scoprire da voci colte e libere che si raggiungono i risultati migliori anche in tema di comunicazione. Cioè un posizionamento alto, di chi sa produrre cultura per il piacere di farlo.

Perché, come diceva Franco Albini, "è più dalle nostre opere che diffondiamo delle idee che non attraverso noi stessi".

 

Elementi, di Edoardo Delille, Monastero del Carmine - via Colleoni, 21, BERGAMO, 24129 fino al 19 novembre 2023