Trent’anni dopo, perché Droog è ancora influente e punto di riferimento per i giovani designer?
Maria Cristina Didero: “Droog è rilevante perché ha creato un nuovo corso. Con Richard ho scoperto che durante la loro avventura ogni membro ha chiamato Droog in un modo diverso, movimento, gruppo, piattaforma, collettivo, che è un aspetto positivo perché c'è una molteplicità di voci e di interconnessioni.
Gli studenti oggi possono relazionarsi sicuramente con Droog, ovviamente in modo diverso rispetto al passato perché oggi i pezzi Droog sono diventati una sorta di icone, fanno parte delle più importanti collezioni permanenti dei musei in tutto il mondo.
Inoltre, è cambiato anche il contesto storico: per esempio, quando è stata presentata per la prima volta la Rag chair (la seduta di Tejo Remy del 1991 formata da un accumulo di stracci, ndr) probabilmente oggi sarebbe recepita in modo diverso rispetto al passato.
Possiamo dire che Renny Ramakers ha effettivamente teorizzato il movimento Droog mentre si stava affermando”.
Richard Hutten: “Quando abbiamo iniziato nel 1993, abbiamo mostrato fin da subito una mentalità diversa e un approccio differente al design.
Fino ad allora, il design riguardava la forma, lo stile, con Droog abbiamo aggiunto strati di concetti e di idee, che possono essere la sostenibilità, le questioni sociali, abbiamo fatto cose completamente diverse da ciò che è stato fatto prima, eravamo totalmente dirompenti perché abbiamo usato termini oggi largamente utilizzati ma che non esistevano a quel tempo.
A ottobre ho assistito alle lauree della Design Academy di Eindhoven, ormai non vedi quasi più il design come oggetto per la produzione di massa, ma narrazione e idee.
E questo perché trent’anni fa questo folle gruppo di giovani designer - i Droog - ha ampliato il campo del design e il ruolo dei designer, andando oltre al creare solo forme”