Le giovani designer donne stanno attirando l’attenzione per il loro sguardo diretto, tagliente ed empatico verso ciò che nessuno ha voglia di vedere

Allacciate le cinture perché in questo articolo si parla argomenti considerati tabù: mestruazioni, mutande, batteri vaginali. Ma anche di rappresentazione del corpo attraverso l’autoconoscenza. Con una soggettività di pensiero che non ha niente a che fare con il femminismo alla vecchia maniera, perché non è “lotta” ma al massimo “advocacy” e attivismo.

L’obiettivo è puntare l’attenzione dove nessuno ha mai pensato fosse utile puntarla. Neanche le donne. Gli strumenti sono l’empatia, il rispetto, la tecnologia e la scienza.

Leggi anche: Il design giovane non ha paura dell’intelligenza artificiale

Giulia Tomasello

Interaction designer, insegnante, progettista di workshop, sostenitrice della salute femminile, Giulia Tomasello è ideatrice di Alma  e Future Flora e della piattaforma educational Coded Bodies, tre progetti al confine fra designm antropologia medica e scienza pensati per intercettare i tabù legati alla cura della salute femminile attraverso oggetti capaci di comunicare lo stato della flora batterica intima e di prendersene cura nel modo più immediato e naturale.

Coded Bodies: la tecnologia vicino alla pelle

Giulia Tomasello: “Mentre precipitiamo verso il collasso biologico, la sfida e la responsabilità dei designer, dei pensatori e dei ricercatori contemporanei è quella di guidare con consapevolezza e sensibilità sia verso il pianeta che verso la sua gente. Abbiamo la responsabilità di creare uno spazio per il dialogo e un quadro di riflessione, per ispirare l'innovazione che sconvolgerà il nostro attuale modello”.

Da questa riflessione nasce Coded Bodies una piattaforma educational progettata per apprendere le basi dei soft wearable attraverso l'esplorazione dei tessuti biologici.

Coded Bodies propone un workshop in cui i partecipanti esplorano il potenziale della cellulosa batterica per la coltura di materiale biologico, in questo caso specifico la flora batterica femminile.

L’obiettivo è la creazione di scenari speculativi per seconde pelli, sensori e strutture adattive e reattive per cominciare a progettare superfici sensoriali per i wearable e per immaginare come la biotecnologia e i nuovi materiali entreranno nella vita quotidiana.

Alma è un progetto che combina antropologia, scienza e tecnologia per decostruire i tabù della salute femminile

I designer lavorano per strati di ricerca. Si parte da un tema, un problema, e si scopre che le soluzioni e gli interventi possibili sono molteplici. Un modo di operare ancor più vero quando si parla di giovani designer di una generazione che affronta un cambiamento culturale fortemente necessario e desiderato, ma indubbiamente difficile.

Alma nasce innanzitutto come una piattaforma di co-pregettazione per individuare pratiche in grado di decostruire i tabù femminili.

Giulia Tomasello non lavora sola, ovviamente. Il team, di cui fanno parte anche degli uomini, ha condotto workshop in tutto il mondo, constatando che i tabù sono presenti ovunque.

Il primo passo è stata la progettazione di un tool kit pensato per l’esplorazione e l'autoconoscenza.

Speculum, riproduzioni anatomiche dell’apparato sessuale femminile, sono ripensati con un’estetica, dei materiali e dei colori non aggressivi, meno tecnici, più adatti allo scopo di mettere a proprio agio “qualunque corpo abbia una vagina”.

Alma sensor, un sensore collegato a un app che segnala problemi nel bioma intimo

Il secondo passo è stata la co-creazione di Alma Sensor, un kit non invasivo per monitorare la salute vaginale. Nel caso che l’analisi del ph e dell’acido lattico rivelino anomalie, il kit aiuta a identificare qual è il problema.

Potrebbe suonare ancora una volta del fai-da-te femminista. Quindi meglio entrare nel dettaglio della ricerca: “I compiti chiave erano: fabbricazione dell'elettrodo di riferimento, fabbricazione dell'elettrodo pH e test del sensore. Tutta la fabbricazione è stata eseguita nel laboratorio Kar-Narayan nel Dipartimento di Scienza dei Materiali, Università di Cambridge con il supporto di Open Science Fund e Hackster.io.

Il sensore ha ricevuto il primo premio della Biomaker Challenge.

L'elettrodo d'argento e i percorsi conduttivi sono stati stampati con successo e la formazione dell'elettrodo di riferimento è stata confermata dalla spettroscopia Raman. Durante il test il pH e l'elettrodo di riferimento sono stati collegati per creare un sensore. Le prestazioni del sensore sono state valutate utilizzando un potenziostato e diverse soluzioni tampone pH”. spiega Tomasello per raccontare il percorso scientifico (serio) che è è risultato in Alma Sensor.

Terzo passo: Future Flora

Un kit per avviare una coltura di batteri benefici per il corpo femminile e capaci di contrastare e prevenire i disturbi comuni come la Candida Albicans. “Per secoli le donne hanno affidato la cura del proprio corpo a degli uomini, per evitare il rischio di essere tacciate di pratiche diaboliche e stregonesche. Usare la scienza e la tecnologia per tornare a conoscersi e prendersi cura di sé in modo autonomo è dal nostro punto di vista un passo fondamentale, in ogni parte del mondo”.

E se indossassimo i batteri per emanciparci dall’inedia di una medicina disattenta?

Il corpo umano è composto per il 50% da diversi microrganismi, la maggior parte dei quali sono benefici per il loro ospite. Future Flora mira a incentivare questa relazione simbiotica che aumenta la presenza benefica, suggerendo un’alternativa per indossare probiotici e mantenere il nostro corpo sano. Il progetto suggerisce come coltivare e nutrire micro-organismi viventi in casa.

L’assorbente batterico cresce i batteri Lactobacillus necessari per creare un ambiente ostile all’ulteriore sviluppo della Candida Albicans, agendo come coltura vivente di probiotici. Posizionando l’assorbente a contatto con la vulva, i batteri sani crescono sulla superficie della zona infetta, ricostruendo la microflora mancante nell’epitelio vaginale.

Tutti questi strumenti al momento esistono in forma di prototipi (funzionanti) di un progetto che soprattutto una funzione speculativa ed educativa. Ma che, al contempo, affronta problemi reali e soluzioni progettate per incentivare la cura autonoma e consapevole dei corpi femminili.

Quella di una medicina per le donne completamente in mano alla scienza maschile è una vecchia storia: trascuratezza, ignoranza, inadempienza intellettuale. Tomasello e il team di Alma indicano la strada per un’alternativa scientifica e culturale attivata e supportata dalla tecnologia. Forse siamo davvero a una svolta.

Questo articolo è stato ispirato dalla ricerca “35 Designer, Under 35” realizzata da Fondazione Symbola in collaborazione con ADI per mappare il futuro del design raccontato attraverso il lavoro e l’innovazione di 35 giovani progettisti italiani.