Alla scoperta di un modo nuovo di affermare il segno d'autore: portare alle estreme conseguenze l'uso dei materiali e trasformarli in creazioni in cui ciascun ingrediente è indistinguibile dall'altro

Mentre l'intelligenza artificiale entra progressivamente nella cassetta degli attrezzi di artisti e designer, una nuova polarizzazione avanza nel mondo del design d'autore. A un estremo, le contaminazioni tra uomo e robot, all'altro una generazione di autori che rilanciano il fattore umano in purezza.

La rivincita dell'analogico e i nuovi alambicchi

In questa rivincita dell'analogico, la parola chiave è alchimia. Lontani dal dibattito sul digitale, negli atelier in cui il made in Italy prende da sempre le sue forme più sfidanti, i designer lavorano a fusioni inedite di materiali distanti, distillano miscele che sembrano uscire da nuovi alambicchi, inventano superfici e rivestimenti usando formule inattese.

È una sorta di percorso alchemico che, per esempio, porta Sara Bologna a realizzare per Eleit un vaso in vetro pensato per governare la crescita di una sostanza difficile da imbrigliare come il lievito madre, mentre un'altra designer indipendente come Ilaria Bianchi dedica la sua più recente collezione di ceramiche alla Temperanza, la carta che nei Tarocchi segnala protezione e guarigione.

Il design d'autore che passa dai materiali

Un po' ovunque, tra i talenti dediti alla ricerca, emerge lo sforzo di essere unici generando prodotti in cui ogni elemento si confonde nell'altro e diventa impossibile individuare origini e matrici del risultato finale.

Non è un caso se Alchimia è il nome di una delle ultime collezioni firmate da Luca De Bona e Dario De Meo per Incalmi, atelier veneziano dedito alla sperimentazione più avanzata di manifatture antiche.

"Abbiamo voluto creare un dialogo tra metallo e vetro, due materiali apparentemente molto distanti, attraverso le texture superficiali che abbiamo sviluppato sperimentando le varie tecniche di produzione del vetro e le diverse opzioni di smaltatura del metallo per trovare un punto di contatto tra queste due realtà" raccontano i designer e art director.

"Ne è nata una famiglia di oggetti dove il vetro e il metallo sono uniti e contrapposti in un gioco di sfumature, striature e texture che raccontano e mantengono viva la storia che c’è dietro a ogni oggetto, fatta di artigianalità, artigiani e profonda conoscenza della materia.

Volevamo anche andare contro il perpetuarsi di regole per spingere le storiche lavorazioni veneziane oltre la tradizione. Un’alchimia appunto tra materiali che si trasformano irreversibilmente, ma anche tra maestro vetraio, smaltatore e designer".

La carta imita il marmo e il marmo imita la carta

La misura alchemica del design d'autore è da sempre la cifra distintiva nell'approccio di Giorgia Zanellato e Daniele Bortotto, autori per Delsavio 1910 di Marble Marbling.

"Il progetto" raccontano i designer "nasce dalla passione di Giorgia per le carte marmorizzate veneziane e per questo processo che ha qualcosa di magico, dove il colore sospeso nell’acqua lascia un’impronta sempre diversa su un foglio di carta.

I pattern che ne derivano imitano il marmo, a volte lo sfidano in creatività in una serie di venature e dettagli incredibili. Noi abbiamo colto quella sfida, e con Delsavio 1910 abbiamo deciso di imitare con il marmo la carta che imita il marmo".

L'alchimia, dunque, come metodo. "Sì, è la parola giusta per parlare della nostra ricerca. Un tema che ci sta molto a cuore è quello della sfumatura di colore, che sin da Acqua Alta ha per noi rappresentato l’idea della marea e dei segni che lascia sugli intonaci veneziani.

Per noi è diventato uno spunto di ricerca che però abbiamo sempre cercato di ottenere non con semplici applicazioni di colore, ma come risultato di una reazione tra diversi elementi. È il caso di Marea per De Castelli, dove gli ossidi applicati sapientemente a mano reagiscono con le superfici metalliche sfumandole in maniera sempre diversa.

O dei tavolini Mangiafuoco per Moroso, dove la polvere vetrosa applicata sapientemente dagli artigiani di Incalmi viene applicata su un piatto di rame con cui reagisce nel forno a 800 gradi creando giochi di luce e colore incredibili.

O l’ingobbio, lo smalto di rame applicato sulle piastrelle Barene pensate per Botteganove. Anch’esso reagisce con la ceramica una volta cucinato andando a creare cangianze e sfumature che ricordano la barena di Venezia illuminata dal sole.

E infine Del Savio, che da più di un secolo salva frammenti di marmo legandoli con cementi colorati e creando composizioni destinate a vivere nel tempo".

Porcellane che diventano superfici

L'ambizione di mettere al mondo qualcosa di realmente nuovo ha invece spinto nel 2020 Andrea De Marchi, ceo dell'omonima azienda di famiglia con base a Verona, a portare la porcellana su pianeti fino ad allora impensabili.

"Nel settore dei rivestimenti esistevano già tanti tipi di materiali, ma tutti molto meno pregiati e performanti della porcellana.

Nessuno capiva perché vedessi nella porcellana un materiale ideale per creare superfici di rivestimento, ma la risposta è semplice: è un prodotto eterno, ha una levigatezza superiore alla ceramica, è impermeabile e restituisce una lucentezza pari a un vetro di Murano".

Nel 2020, De Marchi incontra il futuro art director del brand, Giacomo Totti, e insieme iniziamo a sviluppare le collezioni De Marchi Verona, esaltando la porcellana con la progettazione di elementi dai richiami architettonici e una ricerca cromatica sofisticata.

"Abbiamo alzato l’asticella non di poco, ci siamo riusciti grazie a ricerca continua e incessanti prove e modifiche: negli stampi, nel modo e nei tempi di asciugatura, a livello strutturale... Continue variazioni per portare il materiale al nostro obbiettivo finale.

Anche per l’esito cromatico è stato fatto un lungo percorso di prove e correzioni: non esistevano pigmenti che potessero sostenere i 1200 gradi necessari per la cottura della porcellana e renderla resistente agli agenti atmosferici.

Accadeva che il colore entrava con una tonalità nel forno e ne usciva con una resa tutta diversa. Grazie alla nostra tenacia, siamo riusciti ad arrivare a una palette che esalta la porcellana in tutta la sua bellezza”. Anche questa è alchimia del design d'autore.