L’idea di esotismo
Il tempo non è l’unica variabile in movimento di questo progetto. Anche lo spazio è un concetto fluido e non chiaramente identificato. Il Palais Exotique richiama un’idea di esotismo che, tra l’altro, si ritrova camminando tra gli stand nei padiglioni della fiera.
"Forse questa idea di apertura ad altri mondi e ad altre culture è stata incentivata dal periodo della pandemia", riflette la progettista friulana. "Io ho cercato di ottenerla attraverso una sovrapposizione di colori e di pattern.
Una concomitanza di gusti diversi: dalle orchidee tessute a mano del marchio colombiano Ames, a tutta la parte tessile realizzata da Dedar attraverso una combinazione di tessuti monocromatici nelle sedute più tessuti con pattern e disegni usati per gli schienali.
Ho cercato di creare un mix di tessuti che alternasse i velluti a stoffe più materiche e opache. Per cui alla fine il progetto si esprime attraverso una sovrapposizione di elementi che si richiamano tra loro".
Chi è e come lavora Cristina Celestino
Ripercorrere la biografia di Cristina Celestino, forse permette di capire un po' meglio l’origine del suo linguaggio espressivo che gioca con leggerezza con il tempo e lo spazio. Nata nel 1980 a Pordenone, ha studiato allo IUAV di Venezia. Quando poi si è trasferita a Milano, nel 2009, ha portato con sé l’idillio bucolico della campagna friulana e l’estetica della città lagunare, con la sua stratificazione di materiali.
Questi livelli compongono il suo vocabolario che procede per giustapposizioni e richiami interni di elementi che si rafforzano o, viceversa, si smorzano a vicenda.