I richiami alla storia dell'architettura, un vocabolario che procede per giustapposizioni e rimandi, la capacità di ricreare le sensazioni dei luoghi attraverso fiori, frutti e geometrie: Cristina Celestino, Designer dell'anno a Maison Objet 2022, si racconta

Cristina Celestino è una professionista serissima. Precisa e meticolosa, ama avere tutto sotto controllo.

Sono qualità che, insieme al suo particolarissimo linguaggio e approccio al progetto, piacciono. Ma lei non si fa montare la testa.

Quando la chiamiamo, infatti, qualche giorno prima dell’apertura di Maison et Objet, dove è stata nominata Designer dell’anno, la voce tradisce l’inquietudine di non sapere se il progetto concepito sulla carta sarà effettivamente realizzato in maniera fedele, senza tradire le intenzioni iniziali.

Del resto, in passato  aveva confessato di essere quasi maniacale nella fase di esecuzione dei progetti, di avere la pretesa di verificare, in maniera ossessiva, che tutti gli elementi siano davvero coerenti gli uni con gli altri.

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Quando poi, a distanza di qualche giorno, la rivediamo a Parigi, la vediamo muoversi a suo agio all’interno del caffé concepito per la Fiera. Il progetto è venuto bene, Cristina è soddisfatta: l’effetto finale si è concretizzato secondo le sue aspettative.

Un dialogo tra passato e presente

Dopo avere trasformato nel 2019 la storica pasticceria milanese Cucchi di corso Genova in un caffè-concerto che richiamava le atmosfere della Belle Époque, e aver messo mano, lo scorso giugno, in occasione dell’ultimo Salone, all’antica fioreria Radaelli – progettata nel 1945 da Guglielmo Ulrich – per ripensarla in chiave contemporanea, la Celestino ha fatto a Parigi un’operazione simile.

Il suo Palais Exotique – così ha chiamato il caffè realizzato per Maison et Objet – propone un dialogo continuativo tra passato e presente, in cui gli arredi diventano dispositivi per viaggiare nel tempo e nello spazio. L’idea è stata quella di ricreare un caffè, ma ambientato in un tempo indefinito e in un luogo non chiaramente identificabile sulla carta geografica.

"Abbiamo guardato ai caffè parigini, alle sale da tè, ma senza un riferimento preciso", spiega la designer. "La fiera Maison et Objet ci ha dato molta libertà. Avremmo potuto fare un’esposizione museale dei miei pezzi o uno spazio legato al co-working oppure, ancora, un ambiente dedicato alla ristorazione. Abbiamo scelto la terza via e di realizzare un caffè vero e proprio perché mi piaceva l’idea di avere all’interno della fiera un luogo dove fermarsi e conversare, dove i pezzi fossero anche vivi e potessero essere usati dalle persone."

L’idea di esotismo

Il tempo non è l’unica variabile in movimento di questo progetto. Anche lo spazio è un concetto fluido e non chiaramente identificato. Il Palais Exotique richiama un’idea di esotismo che, tra l’altro, si ritrova camminando tra gli stand nei padiglioni della fiera.

"Forse questa idea di apertura ad altri mondi e ad altre culture è stata incentivata dal periodo della pandemia", riflette la progettista friulana. "Io ho cercato di ottenerla attraverso una sovrapposizione di colori e di pattern.

Una concomitanza di gusti diversi: dalle orchidee tessute a mano del marchio colombiano Ames, a tutta la parte tessile realizzata da Dedar attraverso una combinazione di tessuti monocromatici nelle sedute più tessuti con pattern e disegni usati per gli schienali.

Ho cercato di creare un mix di tessuti che alternasse i velluti a stoffe più materiche e opache. Per cui alla fine il progetto si esprime attraverso una sovrapposizione di elementi che si richiamano tra loro".

Chi è e come lavora Cristina Celestino

Ripercorrere la biografia di Cristina Celestino, forse permette di capire un po' meglio l’origine del suo linguaggio espressivo che gioca con leggerezza con il tempo e lo spazio. Nata nel 1980 a Pordenone, ha studiato allo IUAV di Venezia. Quando poi si è trasferita a Milano, nel 2009, ha portato con sé l’idillio bucolico della campagna friulana e l’estetica della città lagunare, con la sua stratificazione di materiali.

Questi livelli compongono il suo vocabolario che procede per giustapposizioni e richiami interni di elementi che si rafforzano o, viceversa, si smorzano a vicenda.

Un impianto architettonico

Da architetta, Celestino ha creato un impianto fortemente architettonico per il suo Palais Exotique. Nonostante si tratti un’installazione temporanea, il progetto sembra più costruito che disegnato.

Gli elementi architettonici sono scanditi con il colore blu: l’architettura centrale è la parte principale del palazzo che si completa con le due ali laterali, dove ci sono le panche e i divanetti.

"C’è un richiamo alle lesene dei palazzi", spiega Cristina Celestino, "e, inoltre, con i pezzi oblunghi prodotti da Fornace Brioni, realtà mantovana che lavora il cotto a mano, è stato sottolineato il tema dello zoccolo."

Inoltre, sono state realizzate delle griglie di legno – un’allusione ai giardini d’inverno e alle verande – per dividere gli ambienti pur lasciandoli permeabili alla vista.

Arredi e decoro

Le sedute sono di Billiani ed è presente il nuovo divanetto Parterre di Quinti che s’ispira alle forme del giardino all’italiana visto dall’alto e, essendo pensato per il contract, ha un’elevata componibilità.

Per quanto riguarda gli elementi decorativi, sono stati portati i vasi di Florilegio prodotti da Attico Design, il marchio fondato dalla stessa Celestino, mentre i vasi in cotto e monocromatici sono ancora di Fornace Brioni.

Infine, per le pareti, con una chiara allusione ai quadri di vedute di paesaggi tipici dei caffè parigini, sono state incorniciate le carte da parati in tessuto disegnate per Misha, marchio il cui nome rispecchia la crasi tra due città: Milano e Shanghai, dove le collezioni sono dipinte e ricamate a mano.

Il tema del paesaggio è stato quindi riproposto, ma invece che ricreare una veduta reale, in perfetto stile Celestino, è stata piuttosto ricreata la sensazione di un luogo attraverso mix di fiori, frutti e geometrie.

Cover photo: M&O September 2022, Cristina Celestino, © Aethion