Una nuova parola (smombie) per denigrare un comportamento e un nuovo progetto (di un designer) per sospendere i giudizi

Una parola, smombie, è entrata oggi nel dizionario Treccani e, naturalmente, è una notizia.

Smombie significa: chi cammina per strada senza alzare lo sguardo dallo smartphone, rischiando di inciampare, scontrarsi con altre persone, attraversare la strada in modo pericoloso. 

Come è nata la parola smombie?

Smombie è un neologismo inventato in Germania e inserito nel dizionario del linguaggio giovanile tedesco edito da Langenscheidt nel 2010. È una contrazione del termine smartphone e zombie e non sembra essere gentile per descrivere l’uso ossessivo del cellulare.

Le parole la maggior parte delle volte non sono progetti ma atti d’invenzione spontanea. Però hanno a che fare con i gesti e i comportamenti e con il dare un nome a nuovi comportamenti e a nuove cose.

Cosa c’entra il design con gli smombie?

Se la parola smombie descrive un comportamento diffuso, in qualche modo giudicandolo, c’è però anche chi, osservando lo stesso comportamento, lo registra e asseconda. Così com’è nella tradizione del design italiano (pensate a Castiglioni e alla seduta Sella progettata per chi stava ore al telefono fisso appeso al muro).

La persona che ha compiuto questa intelligente operazione è Paolo Gentile, designer 26enne, selezionato dalla giuria di Emersivi, il workshop che da quattro anni il brand siciliano Orografie organizza durante Edit Napoli per fare emergere nuovi talenti del design.

Uno dei progetti di Paolo Gentile si chiama Legami ed è un piatto che invita a rompere un tabù: l’uso del telefono a tavola.

Un progetto che descrive l’ubiquità dello smartphone senza stigmatizzarla

Il progetto di Paolo Gentile smentisce il giudizio intrinseco del neologismo smombie attraverso un progetto al contempo sensato e poetico. Insomma: il design è più rapido delle parole nell’adattarsi ai comportamenti. E più efficace nel rassicurarci.

Gli oggetti complessi ci descrivono meglio delle parole

Come? Il brief di Emersivi ha invitato i designer a riflettere. Siamo ormai animali anfibi, sia digitali che analogici, e abbiamo bisogno di oggetti che rispecchiano questa natura complessa, che ci facciano capire quali funzioni siamo e quali azioni ci rappresentano.

Gentile è partito dai rituali del passato: “Ho visto delle immagini di quarant’anni fa di famiglie sedute a cena che guardano il TG. Un rituale che già spostava l’attenzione dei commensali dal cibo a uno schermo. Quindi: qual è la differenza?”

Oltre i bias si scopre uno strumento amorevole

In effetti nessuna, o davvero poca e un po’ ipocrita: si pensa che il cellulare ci isoli dagli altri mentre invece la televisione perlomeno è un rituale comune. “È un preconcetto, un giudizio affrettato. La domanda che il design si fa, sempre, è: perché no?”, commenta Paolo Gentile.

“Se mentre ceno a Napoli sono in call con la mia fidanzata, non sono solo e non sono distratto. Al contrario”.

Usiamo gli smartphone per sentirci vicini alle persone che amiamo, sostiene il designer. Il rito è lo stesso, cambia lo strumento. È la diffidenza nei confronti dei cambiamenti a creare giudizi e condanne, questo è risaputo: “C’è una preoccupazione esagerata per la tecnologia. Come se non ci accorgesse che è uno strumento utile a coltivare legami e a suscitare conforto e vicinanza”.

Il design ci rende più lievi delle parole

Il design sa come fare:  “L’unico modo per superare il bias è giocare ironicamente con l’idea di una tecnologia cattiva. Il piatto è a forma di goccia, con una parte inclinata. Sulla parte finale della falda ho disegnato una piccola zanca che serve a incastrare il telefono in posizione verticale”.

Il piatto risolve compiutamente un gesto che già tutti facciamo: appoggiare il telefono alla bottiglia dell’acqua o a al cartone del latte per poter guardare le notizie, leggere un libro o parlare con qualcuno che amiamo. “La parte ironica è nell’effetto prospettico:  sembra che il telefono si mangi il piatto e pure il suo contenuto”.

È il guizzo, l’idea che alleggerisce il giudizio perché fa un po’ ridere, ci rende più lievi. ”La dose di spirito permette alle persone di fare esperienza sorridendo, sdoganando un gesto che non ci sembra corretto fare a tavola. Ma che in realtà facciamo tutti”.

Smombie entrerà nel catalogo orografie nel 2024.

Cover photo: Long Xiangyu, TikTok in Kham. Festival della Fotografia Etica