La Helsinki Design Week lascia nel cuore l'immagine di una città che veramente crede nel design: cioè che insinua cultura del progetto nel quotidiano di tutti

Quando una città crede nel design si vede. I servizi funzionano, la segnaletica è chiara, gli spazi pubblici tengono conto delle esigenze di chi li usa. Se questo non accade, vuol dire che il design non è usato, oppure è usato male o a sproposito.

A Helsinki, il design è ovunque

Lo si vede dalla qualità dello spazio urbano, dalla funzionalità e accessibilità dei servizi, ma soprattutto dall’impegno nella diffusione di una cultura del progetto capillare: a Helsinki si fa di tutto per dimostrare che il design è uno strumento strategico per aiutare istituzioni, imprese e cittadini ad affrontare le grandi sfide della contemporaneità. Sostenibilità in primis.

Helsinki ha una Chief Design Officer

“Applichiamo il Design Thinking a tutti i livelli e usiamo tecniche derivate dal progetto per essere user-focused, capire meglio i cittadini e renderli partecipi nelle fasi creative dei nostri progetti”, spiega Hanna Harris, Chief Design Officer del Comune di Helsinki che abbiamo incontrato alla fiera Habitare in occasione della Helsinki Design Week 2022.

Basta guardare i numeri per rendersi conto di come il design sia parte integrante delle policy del Comune: per il solo service design, nel periodo 2018-2022 sono stati attivati 135 progetti per 3,5 milioni di euro. Mentre "200 persone che lavorano in Comune, nelle posizioni più diverse, sono esposte quotidianamente a tematiche relative al design", spiega Harris. "Il mio lavoro consiste nel connettere diversi ruoli e funzioni, permettere l’interscambio di competenze, assicurarmi che il cittadino sia sempre al centro e che lo sia davvero, in modo attivo”.

Nel mondo, i Chief Design Officer assunti da una Municipalità si contano sulle dita di una mano. E Hanna Harris è una di loro. È la seconda persona a ottenere il lavoro nella capitale finlandese da quando esiste la posizione.

Il Comune mette la co-progettazione al centro

“La città si è inventata la funzione Chief Design Officer nel 2016, dopo Helsinki World Design Capital nel 2012”, spiega Harris. “Abbiamo una lunga tradizione progettuale ma è stato il successo di World Design Capital che ha convinto la città a fare il salto: utilizzare il design come strumento strategico per migliorarsi come fornitore di servizi ai cittadini”.

A Helsinki è normale oggi che, prima di ripensare uno spazio pubblico, si reclutino gli abitanti vicini e lontani e li si coinvolgano nella co-progettazione. E che lo stesso avvenga per ogni processo relativo a una fornitura di un qualsiasi servizio (dall’entertainment alla cultura passando per la salute e la cura).

"Del resto", dice Harris, "insegniamo il design a partire dalla scuola elementare: in una società partecipativa e che si proietta verso la circolarità, conoscere i principi del progetto è fondamentale".

Un esempio di progetto partecipativo: Helsinki Curious

Un bel esempio di uso strategico dei dati sugli user groups, co-design, partecipazione creativa aperta è la campagna di comunicazione Helsinki Curious, presentata in occasione della Helsinki Design Week e pensata per attrarre (soprattutto) turisti creativi, interessati alla vita culturale della città.

Una ricerca condotta a Berlino, Londra e Tokyo ha rilevato che, tra i loro abitanti, pochissimi avevano mai messo piede a Helsinki (meno del 20%). Ma, allo stesso tempo, ha evidenziato un alto tasso di curiosità nei confronti della città finlandese.

“Come si immagina Helsinki chi è curioso nei suoi confronti?” si sono chiesti i creativi di Helsinki Partners (una società di proprietà del Comune).

Per scoprirlo si sono rivolti a tre illustratori, uno per città. Persone che non erano mai state a Helsinki a cui hanno fornito le impressioni scritte di tanti viaggiatori internazionali e i racconti, fatti di persona, di altri creativi della loro città che invece avevano vissuto e lavorato nella capitale finlandese.

È stato in base a queste impressioni, sviluppate solo attraverso parole e nessuna immagine, che i tre illustratori hanno dovuto realizzare un poster ciascuno (il progetto si può scoprire su queste Instagram Stories).

Il risultato sono una rappresentazione di Helsinki per quello che è nella mente di chi è Helsinki Curious, un modo per spronare gli altri non solo a visitare ma anche a usare quello strumento meraviglioso che è il nostro immaginario.

 

In fiera, il pubblico generalista gioca allo styling

Basta poi una visita ad Habitare, la fiera dell’arredo che ha appena compiuto 50 anni, per rendersi conto che un evento di design, a Helsinki, si considera riuscito solo quando si riesce a reclutare in modo attivo il pubblico.

“Sono loro che contano di più”, dice Harris. “Se quando si dice la parola design tutti capissero di cosa stiamo realmente parlando saremmo già molto avanti”.

A contrario delle altre fiere di settore, Habitare è infatti aperta ai non addetti ai lavori. Ha caffetterie e luoghi di relax pensati un po’ ovunque e un’agorà centrale (che quest’anno sembra una foresta, progettata da Ilkka Suppanen) dove si parla delle tematiche che sono nei pensieri di tutti: clima, energia, sostenibilità. Però poi vengono affrontate in un’ottica progettuale.

Ad Habitare c’è persino una piazza dove le aziende hanno posizionato campioni dei loro materiali che la gente può prendere, manipolare ma soprattutto usare per giocare agli stylist su dei tavoloni di legno. Foto d’ordinanza sui social assicurata: e se poi il materiale piace davvero basta girarlo e si hanno tutte le informazioni per contattare il produttore.

Raccontare il design come immaginazione e invenzione

“Habitare è una fiera raccolta e aperta a tutti ed è questa sua dimensione umana e partecipativa a renderla un fenomeno particolare”, ha detto Joseph Grima, Creative Director della Design Academy di Eindhoven e International Friend della Helsinki Design Week.

Anche questo risultato è frutto di un progetto a lungo termine.

“Diamo la possibilità a quanti più cittadini possibile di capire che il design non è solo quello che pensano – una bella casa, un arredo costoso – ma è anche immaginazione, creatività, interazione con gli altri”, conclude Hanna Harris. “E, quando si entra nella sfera professionale, che un approccio progettuale dà la possibilità di affrontare in modo serio, corale e funzionale le grandi sfide del presente”.

 

Foto di copertina di Jussi Hellsten