Il design si racconta con leggerezza, come si parla ai bambini

I designer sono persone serie. Anzi serissime. E sanno che la leggerezza è una virtù da conquistare e da accudire. Forse è per questa ragione che i progettisti amano, e sono riamati, dai bambini. Mettetene uno davanti a una Toio: passerà il tempo a osservare e riconoscere i suoi elementi compositivi. E a sorridere quando alla fine capisce che un cavo, più un trasformatore, più un faro, fa una lampada.

La curiosità si nutre di nomenclature e intuizioni. E se è un bambino piccolo? Fategli sentire il rumore che fa il clic quando accende e spegne il faro. Vedrete un bebè estasiato.

Dare un nome per non usare troppe parole

E infatti il primo che ha saputo parlare con leggerezza dei pezzi che compongono il mondo è lo scrittore di libri per bambini Richard Scarry, che trasforma la nomenclatura enciclopedica in un modello pedagogico. I suoi libri sono costruzioni infinite di un vocabolario che dà un nome a tutto. Non ci sono racconti nei libri di Scarry: solo oggetti e i loro nomi.

Una curiosità infinita per il lemma, che è anche passione per le “cose”. Parola dopo parola, si ricostruisce un mondo complesso, a cui le definizioni danno un senso e un contesto.

Fare è capire

L’idea di chiamare le cose per nome mostrandone la funzione è esattamente il tipo di discorso sul design che un altro grande narratore di progetti ha cominciato una ventina di anni fa. Steven Guarnaccia nel 2010 firma un piccolo albo illustrato per le edizioni Corraini. Le parole sono di Paola Antonelli e il soggetto è il lavoro di Achille Castiglioni.

Le illustrazioni tracciano sommariamente i progetti. Ma l’azione spiega i dettagli geniali e le ragioni delle scelte costruttive in un colpo d’occhio. E diventa chiaro perché la Arco è una lampada ma non tutte le lampade sono la Arco.

 

La velocità e la precisione della leggerezza

Castiglioni in 2 sec. è una piccola collana illustrata ideata da Giovanna Castiglioni e illustrata da Sara Vivan (edita ancora una volta da Corraini) in cui ci sono pochissime parole, ma aleggiano nelle pagine i ricordi di famiglia e l’uso quotidiano dei progetti di Castiglioni. Il gesto leggero del disegno sintetizza cosa è il design e perché è uno spazio di libertà che migliora la vita.

Achille Castiglioni è in effetti un progettista che ama la leggerezza e la usa per declamare le virtù dell’intelligenza umana con rispetto e profondità. Ma lo stesso sguardo serissimo e leggero è nel lavoro di Bruno Munari, nella ricerca di Alessandro Mendini, nelle riletture di Formafantasma, negli Haiku e nei reel Instagram di Odoardo Fioravanti.

Un tocco spietato e al contempo amorevole sui materiali, sulle forme e sul dialogo che pazientemente si costruisce fra l’industria, la serialità e l’efficienza di un oggetto. La ricerca della relazione diretta fra genio e ispirazione estetica in molti designer diventa ironia, calembour.

Steven Guarnaccia: contro il lupo ci vuole Wright

In tutti i libri fin qui citati, leggerezza è la parola chiave. Il pretesto è il ricorso all’illustrazione e, di conseguenza, a un linguaggio rivolto ai bambini. In realtà sappiamo tutti bene che molti libri illustrati sono più adatti agli adulti che, per fruire di un po’ di spensieratezza, si nascondono dietro a un albo illustrato. Ma a volte invece si parla di design davvero ai più piccoli. Come? Steven Guarnaccia, sempre con Corraini, ha ridisegnato alcune fiabe classiche.

Nei disegni per I Tre Porcellini compaiono architetture famose, come Casa Gehry Villa Savoye di Le Corbusier. Ed è la Casa sulla cascata di Wright ad averla vinta sul lupo. Mentre in Riccioli d’Oro sono il Blow di De Pas, Urbino e Lomazzi, la sedia LCW di Charles e Ray Eames e la scodella Town&Country di Eva Zeisel a conquistare la curiosa bambina bionda. Che poi scappa al ritorno dei tre orsi. Una delle poche fiabe che non insegna una morale e parla unicamente di curiosità e di come si usano gli oggetti. Un po’ come il design, insomma.