La sociologa e curatrice Elisabetta Pisu ci racconta l'evoluzione del rapporto tra caffè e il design, dai fenomeni socio-culturali alle caffettiere che hanno fatto la storia del made in Italy ai progetti internazionali

La caffettiera è quell’elemento che ha concesso a tutta la popolazione di accedere al design industriale a costi accessibili. Un prodotto modellato e creato per consentire l’estrazione del caffè in un’ottica non più legata solamente alla funzionalità, ma anche all’estetica.

Quello che è un momento della giornata in grado di unire la famiglia intorno al tavolo è oggi un frangente per entrare nel vivo della cultura degli anni passati, studiando e mettendo sotto i riflettori i modelli di caffettiere che sono entrati a far parte della storia.

Per affrontare un tema vasto e ampio come quello delle forme e del design del caffè, abbiamo intervistato Elisabetta Pisu, sociologa e curatrice di mostre internazionali dedicate a questo universo.

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La celebrazione del design del caffè attraverso le mostre internazionali

Passione Italiana: l’arte dell’Espresso. Questo è il titolo del percorso espositivo che Elisabetta Pisu ha intrapreso prima a Copenaghen e ora Santos, in Brasile.

Una mostra in grado di mettere in luce ogni dettaglio legato all’evoluzione del design del caffè. Dai pezzi storici fino a quelli più avveniristici per buttarsi a capofitto in uno spaccato storico- culturale che passa anche attraverso la bevanda più consumata al mondo.

“Il Nord Europa e in particolare la Danimarca sono tra i maggiori consumatori di caffè nel mondo e, nello stesso tempo, luoghi creativi che hanno generato un particolare stile nel design. Partendo da queste premesse, la mostra presentata a Copenaghen si è incentrata principalmente sul racconto dell’evoluzione estetica e tecnologica delle macchine e delle caffettiere per la preparazione del caffè, presentando oggetti nati dall’ingegno di architetti e designer molto noti, con forme e funzionalità originali, che hanno determinato la sempre maggiore qualità del caffè”, dice la Dottoressa Pisu.

“Nella mostra brasiliana, invece, abbiamo messo in risalto l’importanza sociale dell’immigrazione italiana e come questa ha influito economicamente nella produzione del caffè.

Una crescita dovuta alla trasformazione di una classe lavoratrice divenuta con il tempo proprietaria terriera e principale esportatrice di caffè in Italia, dove sono nati importanti marchi di aziende di torrefazione, che si sono imposte sul mercato internazionale”. Segnali di appartenenza e di diffusione che pongono al centro del ciclo il caffè come identità culturale.

“Un circuito economico che ha affermato il caffè espresso come patrimonio culturale italiano. Dalla Danimarca al Brasile passando per l’Italia, abbiamo tracciato simbolicamente un cerchio che lega storia, economia e design del caffè”.

Come si sono stilisticamente adattate le caffettiere nel corso della storia

“Dalla Jebena, la prima caffettiera in terracotta originaria dell’Etiopia con il metodo della bollitura, alla Vacuum, antenata della moka, che sfruttava la pressione del vapore, alla prima caffettiera rovesciabile del 1800, i modelli delle caffettiere si sono costantemente adattati alle evoluzioni tecniche, storiche e di abitudini”.

Come ogni elemento d’arredo funzionale che si rispetti, anche le caffettiere hanno dimostrato di riuscire a stare al passo con i tempi.

“Nel nostro Paese, e in particolare a Napoli, prende piede il modello francese della Caffettiera o Cuccumella, cui poi segue nel 1933 l’invenzione tutta italiana dell’iconica Moka Express in alluminio a base ottagonale di Alfonso Bialetti, prodotta industrialmente a partire dagli anni Cinquanta.

Trovata la soluzione tecnica per un caffè a pressione con ottimi risultati organolettici, alcuni lungimiranti imprenditori industriali, come Alessi, si sono affidati alla creatività di designer e architetti, per la creazione di un oggetto bello, piacevole, colorato e di forma insolita, che rispecchiasse l’evoluzione stilistica dei tempi”.

I modelli che hanno fatto la storia

“Nascono così la Carmencita di Marco Zanuso per la Lavazza; la 9090 di Richard Sapper, prima caffettiera d’espresso nella storia di Alessi, a cui seguiranno La conica e La cupola del grande architetto Aldo Rossi; l’Accademia di Ettore Sottsass per Lagostina in stile Memphis e l’Opera di Cini Boeri per La Pavoni.

I progetti dei servizi Tea & Coffee Piazza e Tea & Coffee Towers, di Alessi sotto la direzione di Alessandro Mendini, con la loro rappresentazione urbanistica in piccola scala, aprono l’era del design postmoderno.

Come per il progetto Illy Art Collection, dove la tazzina diventa oggetto d’arte grazie alle opere di artisti come Anish Kapoor, William Kentridge, Jannis Kounellis e Michelangelo Pistoletto”.

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Il caffè è diventato parte integrante della cultura italiana, sin dal Settecento con le botteghe del caffè, i salotti letterari che contribuirono allo sviluppo culturale e politico del Paese. Da luoghi elitari e successivamente borghesi, nel ‘900 sono diventati punti di ritrovo popolari con la nascita del bar all’italiana.

“Aprire e scomporre la caffettiera, riempire il serbatoio con l’acqua, mettere la giusta quantità di caffè nel filtro, chiudere tutto, metterla sul fuoco e attendere”.

Ecco l’incedere lento di questo rito al quale la piacevolezza visiva e tattile di un bell’oggetto di design dona stile ed eleganza, stabilendo un rapporto quasi intimo con chi lo realizza.

Con l’avvento delle macchine per caffè in capsule questa consuetudine domestica è mutata sostanzialmente, preparare un caffè diventa un’azione rapida, high-tech, che regala il piacere di bere un caffè cremoso come al bar.

“Oggi la macchina da caffè è divenuta oggetto d’arredo, con le sue forme e i suoi colori ricercati, espressione di uno status socio -economico. Certo è che la Moka resta il pezzo più apprezzato al mondo”.