Cinquant’anni fa, nel 1966, apriva a Novedrate (Como) la C&B, l’azienda che Piero Ambrogio Busnelli (universalmente noto come Pierino) aveva creato in società con Cesare Cassina. Busnelli ha quarant’anni; Cassina quasi venti più di lui ed è già imprenditore affermato e punto di riferimento del settore del mobile in Brianza.
Qualche anno dopo, nel 1973, Pierino rifiuta di cedere le sue quote a Cassina, rileva la società e la rinomina B&B Italia: “Banche e Busnelli”, come diceva scherzando. Uno scherzo che fa emergere una sua precisa caratteristica: la capacità di affrontare con decisione il cambiamento, assumendosi i rischi relativi, per inseguire una visione nella quale credeva profondamente. È l’atteggiamento tipico di un industriale fortemente innovatore.
A questo proposito, ricordo un mio incontro con Pierino Busnelli nel 1984; eravamo nello studio di Pierluigi Cerri che curava la presentazione de “Gli Abiti”, divani progettati da Paolo Nava e rivestiti da Gianfranco Ferré (tre collezioni secondo le stagioni, come suggeriva la moda). Busnelli legge il testo che avevo scritto per il giornale-catalogo dove l’avevo definito “industriale schumpeteriano”. La cosa lo diverte e ne discutiamo a lungo. Ancora oggi mi sembra che fosse una definizione indovinata.
Come definire altrimenti Pierino Busnelli? Tra gli anni ’50 e ’60 è stato capace di intuire le nuove opportunità che si aprivano col boom economico, cioè l’apertura di nuovi mercati per il mobile di serie, e insieme le potenzialità offerte da nuovi materiali, che saprà sfruttare a pieno. Non si accontenta di ciò che ha costruito, insegue una visione. Così, attraversando più di un cambiamento radicale, nel 1973 fonda la propria impresa, B&B Italia, accanto alle imprese esistenti e in concorrenza con esse, da tipico industriale schumpeteriano.
Può essere qui utile qualche dato biografico. Pierino fonda nel 1953 la Fratelli Busnelli fu Giuseppe nella quale entra anche il fratello Franco. Da ricordi pubblicati da un amico, Ezio Longhi, risulta che andasse a visitare i clienti in bicicletta, finché si compra una moto, “Ezio, Ezio, u comprà la moto del Beniamìn. Adès, a Lisùn è vò pù in bicicleta, è vò in moto e peu è podi duperàla anca per purtaa un quai tavulìn” (E.Longhi, “Diario di un falegname”, www.medinforma.info/index.php).
Straordinario questo panorama della Brianza dove intraprendenti giovanotti producono ‘tavulin’ e li consegnano in bicicletta o in moto. Sempre lo stesso testimone racconta come “Pierino, mentre ci dirigevamo a piedi al bar mi confidò che… aveva deciso di lasciare la società al fratello: era molto preoccupato perché doveva fondare un’altra azienda dopo avere già fondata e sviluppata la sua prima”.
La sua azienda godeva di buona salute ma, come si è detto, Pierino non è uomo che si accontenti, ha intuito un elemento determinante nella vicenda del passaggio dall’artigianato all’industria nella produzione del mobile in Italia. Ha intuito che l’apertura dei mercati richiede prodotti di serie e quindi meccanizzazione e materiali adeguati alla produzione industriale.
Nel 1964 visita a Londra la fiera Interplast e si interessa a un macchinario che, schiumando a freddo il poliuretano in stampi, produce dei piccoli giocattoli, delle paperelle. Si era già interessato al poliuretano che però aveva conosciuto nella versione in lastre che venivano adoperate per coprire i tradizionali telai in legno. Tornato in Italia, con alcuni collaboratori mette a punto una macchina fatta in casa per schiumare. Ed è interessante ricordare come, lasciata la fabbrica al fratello, conservi una piccola azienda, la Plestem, specializzata nella lavorazione delle materie plastiche dove continua la sperimentazione con alcuni collaboratori che lo hanno seguito.
B&B Italia ha una storia che può essere studiata come un modello delle peculiarità del design italiano. Ha appena pubblicato un ampio volume, molto ben documentato, curato da Stefano Casciani, dal titolo: “La lunga vita del design in Italia. B&B Italia, 50 anni e oltre”.
Qui si può procedere solo sottolineando alcuni tratti significativi: vediamone alcuni. Come si è già detto, Pierino Busnelli è stato un imprenditore che ha amato il design e ha inseguito l’innovazione, interessato alla sperimentazione delle tecniche e dei materiali, e il CR&S (Centro Ricerche & Sviluppo) – di cui figura essenziale si è dimostrato nel tempo Rolando Gorla – ha funzionato come un vero e proprio luogo di ricerca progettuale, verifica di fattibilità e messa a punto delle proposte dei progettisti.
L’azienda ha dimostrato in tutta la sua storia una grande capacità di collaborare con i designer, sia con i più noti che con i giovani. Si ricordi come, tra il 1966 e il 1972, in un breve volgere di anni, appaiano alcuni imbottiti di grande qualità progettuale, a partire da Coronado di Afra e Tobia Scarpa, che ottiene un grande successo di critica e di mercato.
Ricordo come Busnelli, in un viaggio in macchina, mi indicasse le grandi vetrine di alcuni dei tanti showroom che appaiono lungo le strade della Brianza, sottolineando, con un po’ di orgoglio e un po’ di irritazione, come in quelle vetrine fossero apparse molto spesso copie del Coronado.
Si possono poi citare due progetti di Mario Bellini, Amanta e il fortunatissimo Le Bambole. E accanto a questi progetti appartenenti all’area ‘razionale’ del design italiano, appare UP di Gaetano Pesce, un’icona del design radical. Pochi anni dopo si apre la collaborazione con un giovane architetto laureatosi al Politecnico di Milano nel 1975, Antonio Citterio, che nel 1986 progetterà il divano Sity, il primo di una lunga serie di successi.
B&B Italia rappresenta quindi una delle esperienze più significative del design italiano, quelle che hanno fatto sì che i più noti designer del mondo, ma anche i giovani, desiderino collaborare con le aziende nostrane, perché in queste trovano una capacità di dialogo difficilmente trovabili altrove.
Un ulteriore aspetto da sottolineare, nella storia della B&B Italia, è l’attenzione “all’organizzazione del visibile”, per usare un’espressione cara a Peter Behrens che, all’inizio del secolo scorso, lavorava alla costruzione di quella che poi sarebbe stata definita la ‘corporate image’ dell’AEG.
A partire dal ruolo di Bob Noorda nel progetto del marchio C&B, per arrivare al progetto della sede di Novedrate, affidato da Busnelli a Piano & Rogers che qui sperimentano il concetto poi sviluppato con il Centre Pompidou. E poi, più in generale, si pensi alla comunicazione visiva.
Per la presentazione de Le Bambole, Busnelli chiama Oliviero Toscani che fotografa Donna Jordan, la modella di Andy Warhol, ‘scandalosamente’ seminuda sul divano. Nel 1982 Pierluigi Cerri diventa art director di B&B Italia e, oltre a tutti gli aspetti dell’immagine dell’azienda, cura una mostra al Salone del mobile in cui presenta i prodotti B&B Italia su un grande piano inclinato, di forte impatto.
Per la comunicazione televisiva interviene l’agenzia STZ con 21 film di una campagna pubblicitaria acuta e sottilmente ironica che riceve numerosi premi. Si potrebbe continuare ma ancora una volta conviene rinviare al libro già citato.
B&B Italia negli ultimi anni ha vissuto una serie di cambiamenti, pur rimanendo saldamente guidata da Giorgio Busnelli, figlio di Piero Ambrogio. I cinquant’anni sono stati festeggiati con una serie di progetti ed eventi speciali – tra gli ultimi, quelli tenutisi lo scorso luglio a New York, presso la The Morgan Library & Museum, e a Londra, presso la Switch House della Tate Modern – e con un libro che ha come sottotitolo “B&B Italia cinquant’anni e oltre”.
È un bel titolo, soprattutto perché la parola ‘oltre’ è beneaugurante, apre su prospettive di una nuova fase di ricerche, progetti di qualità e successi aziendali, in questa che appare, sotto tutti gli aspetti, una fase completamente nuova, la “terza fase della rivoluzione industriale”, come viene definita da molti economisti.
Testo di Vanni Pasca

