“Se già prima del Covid-19 i brand di alta gamma dovevano confrontarsi con un calo del traffico e della produttività nei loro negozi monomarca diretti, l’esplosione del digitale ha reso questo problema ancora più pressante”, spiega Solca. Tre sono gli elementi di debolezza relativa delle aziende italiane: la scala ridotta rispetto ai concorrenti internazionali, che le penalizza dal momento che il digitale richiede forti investimenti e costi fissi elevati, la dipendenza più elevata dal canale wholesale multimarca (i grandi magazzini, per esempio) oggi in crisi profonda, e – dato comune a tutto il tessuto imprenditoriale italiano – la maggiore arretratezza in fatto di digital transformation.
Questo non vuol dire che non sia partita la corsa a fare meglio e bene on line, anzi: enormi sono stati gli sforzi per piantare la bandiera in un mondo in crescita e ormai fondamentale. Ecco allora le presentazioni di Boffi De Padova su piattaforme web customizzate, il configuratore in 3D per i letti di Noctis, lo shopping in realtà aumentata di Natuzzi e la app di Wall&Deco con la stessa tecnologia, i cataloghi interattivi di Porro e il trading on line di Rimadesio, gli e-commerce di Lema prima in Italia, poi, da giugno 2021, in tutta Europa e, da luglio, anche negli Stati Uniti; gli incontri one-to-one in video call di Visionnarire per creare viste molto ravvicinate delle finiture attraverso l’uso delle migliori tecnologie. E poi, ancora, lo Studio Tv di Minotti per dialogare con il trade attraverso una ricca programmazione di eventi formativi; la consulenza digitale di Molteni@Home che ha anche lanciato, lo scorso novembre, il suo e-commerce in esclusiva per gli Usa.
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