Di Andy Warhol si parla sempre: al momento con una mostra a New York, una serie su Netflix e con la Marilyn all'asta per 200 milioni di dollari da Christie's. Della sua influenza sul design, invece, si parla poco...

Di Andy Warhol si parla in continuazione. È quasi un’ossessione. Non c’è artista più citato, ammirato, controverso, inflazionato. Quasi un contrappasso rispetto ai quindici minuti di celebrità che aveva profetizzato per ognuno di noi quando era vivo e vegeto. Per lui invece la celebrità è senza tempo. Un po’ come certe canzoni dei Beatles o di Sinatra.

I Diari di Andy Warhol su Netflix

L’ultima occasione per rendergli omaggio è la docuserie I Diari di Andy Warhol, diretta da Andrew Rossi e prodotta da Ryan Murphy. Sei episodi da un’ora ciascuno, in onda dal 9 marzo su Netflix, dove Edie Sedgwick e Basquiat, i Velvet Underground e lo Studio 54 sono appena accennati, mentre la polpa è tutta sull’uomo Warhol, indagato attraverso le testimonianze di amici come Shelly Fremont, Jerry Hall o Jeffrey Deitch. Un omaggio da gustare tutto d’un fiato.

La mostra a New York e la Marilyn all'asta a maggio da Christie's (per 200 milioni di dollari)

Ma il papà della pop art sembra davvero avere il dono dell’ubiquità. Fino al 23 aprile sarà in scena alla Skarstedt Gallery di New York con una mostra che raccoglie vent’anni di produzione di Andy Warhol, mentre a maggio il suo iconico ritratto di Marilyn Monroe sarà all’asta da Christie's con partendo da una stima di duecento milioni di dollari. Una cifra mostre che renderà Shot Sage Blue Marilyn realizzata nel ‘64 l'opera d'arte del ‘900 più costosa di sempre.

Andy Warhol nel mondo del design

Eppure in questa sorta di onnipresenza sincopata, c’è un aspetto meno trattato. Ed è quello relativo all’influenza che l’artista di Pittsburgh ha avuto nel mondo del design. Un paradosso, se si considera che negli anni Cinquanta il trentenne Andrew lavorava come commercial designer per le più lussuose boutique di Manhattan, da Tiffany a Bergdorf & Goodman.

Dalla grafica alle serigrafie all'arredamento e all'home décor

La grafica è stata dunque il suo iniziale campo di azione di Andy Warhol. Il punto di partenza per la rivoluzione. Che poi avrebbe coinvolto arte, cinema, moda ma anche marketing, pubblicità e design commerciale. La sua innovativa tecnica 'blotted line',  ad esempio, composta da segni fragilissimi e interrotti, la cui irregolarità era più figlia del caso che di una scelta precisa dell’autore, influenzerà per sempre la grafica delle reclame.

Le serigrafie poi, dai fumetti di Superman e Popeye fino ai cibi in scatola della Campbell’s e della Kellog’s (bisogna ammettere che il maestro aveva un certo fiuto nello scegliere brand rimasti sulla breccia per sessant’anni), diventeranno veri e propri oggetti d’arredamento. Tanto che la serie Flowers, del 1964, verrà presentata alla galleria di Leo Castelli a New York sotto forma di una gigantesca carta da parati.

La sua eredità nel design è dunque in ogni anfratto. La combinazione di immagini contrastanti che ritroviamo oggi nello sviluppo di collage grafici e nelle cover di certi magazine arriva dalla sua lezione. Così come l’uso esasperato del colore con toni saturi ed estremi.

Basti pensare alle creazioni del gruppo Memphis, nate agli inizi degli anni Ottanta per sfidare il funzionalismo imperante, dove le suggestioni generate dalla cultura pop si mixavano al post-modernismo e al mondo della pubblicità.

Un successo laterale

“Il mio stile”, ha detto un giorno Andy Warhol a un giornalista che lo pungolava sul suo modo di concepire la creatività, “è sempre stato quello di estendermi, in ogni campo, più che salire. Per me la scala del successo era più laterale che verticale”.

Ed è stato grazie a questo suo spostarsi in orizzontale, quasi in parallelo come un granchio, che l’artista americano ha stravolto il nostro modo di intendere il mondo, perpetuando se stesso all’infinito attraverso centinaia di lattine di zuppa, ritratti di superstar, oggetti e forme d’arte. Design  (ovviamente) compreso.