Da quando la parola sostenibilità è entrata nel lessico comune, l’albero è diventato una sorta di panacea, il parametro per promuovere o bocciare un’architettura. “La foto di un sindaco o di un politico davanti a un alberello appena piantato rappresenta per i nostri giorni quello che una volta era il taglio del nastro di un teatro o di una biblioteca”, dice Fabrizio Gallanti, direttore del centro d’architettura Arc en Rêve di Bordeaux, dove fino al 23 gennaio è aperta la mostra Arboretum, l’arbre comme architecture, a cura dello stesso Gallanti, di Wenwen Cai, Eric Dordan e Leonardo Lella.
L’occasione perfetta per mettere un po’ d’ordine in quella lunga storia (d’amore, e non soltanto) tra architettura e verde che arriva fino ai giorni nostri, aggiungendo probabilità e imprevisti al Monopoli della città contemporanea.