La cucina, insieme al bagno, è una stanza che appartiene alla cultura del Novecento. Nei secoli precedenti, anche i più splendenti, la cucina così come la conosciamo oggi non era affatto contemplata.
Nelle società contadine, per esempio, c’erano il focolare o la stufa a legna, dove si cucinava e accanto a cui ci si raccoglieva per consumare i pasti, spesso frugali.
Poi c’erano le cucine delle grandi famiglie aristocratiche, sovente collocate nelle cantine o nelle zone dove la servitù non interferiva con la vita dei signori, che non si curavano di cucinare ma amavano pasti sontuosi.
Con la rivoluzione industriale tutto cambia: i poveri si affrancano dalla servitù e una classe borghese democratica prende il sopravvento su una classe aristocratica totalmente inadeguata al periodo storico delle macchine dell’industria.
La cucina dell’era moderna era una ‘macchina’ che si è perfezionata negli anni: sono stati introdotti elettrodomestici sempre più ingegnerizzati e gli spazi sono stati suddivisi secondo criteri razionali.
Ora che succede in questo nuovo millennio?
La cucina esce dai confini della stanza funzionale e, come una Cenerentola, si trasforma in uno spazio sofisticato, spesso associato al soggiorno.
Banconi centrali, elettrodomestici invisibili, luci dedicate, pregiati materiali di rivestimento come pietra, acciaio e legno. Cucina extension, cucina status symbol, cucina famiglia, ma sempre di più cucina dalle grandi performance, progettata e fabbricata in Italia.
Le aziende produttrici hanno raggiunto un livello di qualità nel design che rende le cucine ineguagliabili.
Oggi il mondo non ambisce più solo al buon cibo italiano: vuole anche una sistema cucina made in Italy, uno spazio di comfort e di lavoro che si declina in tutte le lingue del mondo.
In copertina: Luce di Carrara, Perforations, progetto di Carole Baijings, ph. Nicola Gnesi