Committente e architetto: il progetto di Castello di Fonterutoli
Inaugurata nel 2008, è tra le prime cantine di una certa dimensione realizzate nella zona del Chianti Classico.
“Non è nata come una cantina per immagine”, spiega Mazzei, “anche se l’ho da subito pensata aperta ai visitatori. Nasce infatti sul processo produttivo, ma non per questo è industriale. Anzi l’approccio è sartoriale, perché gli spazi sono stati progettati in funzione del vino che volevamo fare”.
Cioè un vino che valorizzasse il terroir, molto frastagliato, suddiviso fra tre comuni, con 73 vigneti diversi e 120 particelle: da qui la presenza di 74 vasche, per micro-vinificazioni ad hoc dei singoli cru. Lo scopo era convogliare in un unico luogo tutte le funzioni dell’azienda, produzione, uffici e rappresentanza, finora sparse nel borgo.
“È nata così l’idea di un unico edificio che abbraccia una piazza, ispirato agli antichi opifici in laterizio”, spiega Agnese Mazzei.
“Ho tradotto una forma con una certa contemporaneità e lavorato sui dettagli, come il disegno del rivestimento in mattoni sagomati, omaggio a Siena. Il piazzale è il centro in cui accade tutto; in vendemmia è come un villaggio!
Da qui parte il processo: arrivo uva, caduta, vinificazione, invecchiamento.
Diecimila metri quadrati per il 75% interrati: dalla quota zero della piazza ai -15 metri della barricaia, tutti i passaggi avvengono per gravità naturale, sul cui sfruttamento si basa l’intero progetto.
Questo ha coinvolto un enorme team di enologi, strutturisti, esperti di impianti, consulenti per la parte più industriale alla quale ho dato ordine e pulizia, anche pensando alla circolarità dei percorsi.
Il sancta sanctorum è la barricaia. Vi si arriva tramite una scala ovale, scenografica ma defilata, diversa da quelle teatrali collocate al centro di quasi tutte le cantine contemporanee. Consente una percezione dello spazio graduale, la scoperta progressiva e dinamica di diverse prospettive”.