Guardando al mondo contract emerge un concetto diverso del domani, non univoco ma poliedrico

Marc Augé, uno dei grandi filosofi e antropologi del XX secolo (famoso per i “non luoghi”), nel suo libro Futuro si chiedeva se, all’alba del XXI secolo, in una società proiettata su un consumo istantaneo di notizie, progetti, relazioni, il futuro fosse ancora un concetto portatore di valori.

Ossessione, quella del futuro, che, vale la pena ricordarlo, ha pervaso tutto il Novecento. Il futuro ha sempre avuto un’accezione positiva e si è sempre stati convinti che racchiudesse contenuti di innovazione e miglioramento.

Alla questione posta da Augé non si può dare una risposta certa.

Forse esiste un concetto diverso del domani, non univoco ma poliedrico.

Per esempio, come sarà il mondo dell’ufficio? Certamente gli spazi di lavoro – tralasciando per un attimo il tema dell’home office – preludono a modelli più comunitari e meno verticistici di un tempo.

Si lavora in condivisione: di computer, di scrivanie, di sale meeting; e al tempo stesso le tecnologie ci permettono relazioni e connessioni che fino a poco tempo fa erano impensabili.

Lo stesso si può dire delle nuove proposte residenziali: case più piccole ma con spazi condominiali condivisi (Spa, nursery, laundry, aree meeting e lounge) simili ai servizi offerti fino ad oggi più dagli alberghi che dalle abitazioni. Gli hotel saranno certamente più green e multitasking.

E le città? Può essere il momento di un ripensamento profondo, soprattutto in chiave sociale, in cui si privilegiano le reali necessità degli abitanti.

Ma il futuro è anche consapevolezza che il mondo è ancora carico di disequilibri, che esistono intere comunità che vivono in condizioni di promiscuità e di disagio: pensare a soluzioni residenziali per questa fetta importante del mondo significa rendersi conto che il bene del nostro pianeta non passa solo dalla riduzione di CO2.

In copertina: A.I. Timber è un prototipo della start up Maestro ideato da CRA-Carlo Ratti Associati, che rappresenta il futuro dell’edilizia sostenibile. Si tratta di un materiale da costruzione innovativo che riduce gli sprechi preservando le forme originali degli alberi. Invece di segare tronchi unici in tavole standardizzate, Maestro utilizza l’intelligenza artificiale per incastrarli tra loro come pezzi di un puzzle, con un nuovo metodo per la produzione sostenibile di legno lamellare incrociato. Il primo prototipo del progetto, sviluppato insieme a studenti e ricercatori del MIT e dell’Università Tongji, è stato esposto la scorsa estate alla mostra “Digital Futures” di Shanghai.