Esempi virtuosi di toilette per tutti: luoghi inclusivi, puliti e piacevoli dove si nota, immediatamente, il valore del progetto

Sporchi, poco sicuri e con barriere sociali e fisiche, i servizi igienici sono spesso la nota dolente di molti ambienti collettivi. Ma gli esempi virtuosi esistono: dalle toilette urbane, ai bagni per bambini e utenza allargata a quelli “gender neutral”, ecco alcuni esempi virtuosi per una pratica che si basa diversi presupposti progettuali.

The Tokyo Toilet: la toilette urbana diventa un’opportunità

Nel quartiere Shibuya a Tokyo ben 17 bagni pubblici firmati da importanti progettisti internazionali mostrano che è possibile donare decoro e funzione a questi ambienti comunemente percepiti come bui, sporchi e pericolosi, trasformandoli in elementi che qualificano gli spazi pubblici.

È il progetto The Tokyo Toilet, in corso dal 2020, patrocinato dalla Nippon Foundation e curato dall’architetto Koji Yanai.

“La toilette trasparente di Shigeru Ban, diventata tra i primi post con foto nella classifica annuale del 2020, è paradigmatica del progetto The Tokyo Toilet: mai prima i bagni pubblici sono stati una destinazione turistica.

Nel corso degli anni, il nostro programma ha permesso agli architetti di sperimentare questioni come l’accessibilità allargata, dalla disabilità alla neutralità di genere. Ciascun progettista ha risposto in modo personale a problemi comuni come la mancanza di luce, i cattivi odori, la scarsa sicurezza e la difficoltà di accesso per persone con disabilità fisiche.

Ad esempio, Masamichi Katayama ha superato il problema dell’illuminazione al parco Ebisu con un bellissimo sistema di luci indiretto, mentre Takenosuke Sakakura al parco Nishihara Itchome ha fatto risplendere lo edificio stesso dei servizi igienici.

O ancora Nao Tamura a Higashi Sanchome utilizza il colore rosso dell’allarme come deterrente contro i crimini.

Abbiamo messo in evidenza anche la figura degli addetti alle pulizie con uniformi appositamente progettate dal designer NIGO.

Il numero degli utenti, soprattutto donne, è aumentato notevolmente dimostrandolo questi sforzi progettuali come basilari per il disegno dei bagni pubblici in futuro”.

In Francia, i bagni pubblici per bambini

La progettazione dei bagni pubblici per bambini parte da presupposti diversi in termini di scala e dimensione. Non solo, se tali bagni sono, ad esempio, in una struttura scolastica primaria, gli ambienti devono coniugare la funzionalità per tutti: di bambini e personale docente.

Lo studio francese Atelier Aconcept ha realizzato svariati edifici per la formazione, tra cui la scuola primaria Geneviève de Gaulle Anthonioz a L’Haÿ les Roses.

“Progettiamo i nostri bagni scolastici pensando alla facilità d’uso sia per gli accompagnatori sia per gli scolari”, rispondono i fondatori Frédéric Quevillon e Aurélien Tessier.

“La privacy è assicurata dal corretto posizionamento delle porte d’ingresso e dall’utilizzo di pareti divisorie a mezza altezza che consentono anche la sorveglianza dell’intero locale.

Prediligiamo materiali facili da lavare e pareti divisorie autoportanti. I colori sono spesso più luminosi e giocosi; mentre nelle toilette per gli adulti i colori più intimi e scuri migliorano l’esigenza di privacy”.

La collezione VitrA Sento Kids, design Gürol Erkal, è progettata per i bambini dai tre ai sei anni considerando fattori quali età, sesso, statura, peso e altezza delle ginocchia. Tali bagni sono proporzionati alle loro dimensioni per un utilizzo autonomo.

I colori delle finiture sono brillanti e vivaci, le forme presentano bordi arrotondati e dettagli ergonomici che rendono gli ambienti sicuri e accessibili. Analogamente, la tedesca Hewi realizza sanitari per utenza allargata dai bambini alle persone con mobilità ridotta.

“Quando si progettano i bagni pubblici per bambini”, precisa Katja Schultze, Planning Service di Hewi, “è fondamentale tenere conto delle normative, soprattutto nella scelta di materiali facilmente pulibili. Le forme, ad esempio, sono prive di punti contundenti e con i bordi arrotondati per evitare fonti di pericolo. È importante la facilità d’uso per promuovere l’indipendenza dei bambini”.

A New York, bagni per diversa abilità: verso un approccio olistico

Un’utenza allargata comprende persone con disabilità fisiche, sensoriali, intellettive e dello sviluppo, così come neurodiversità e diversità di genere, cultura e religione.

Tali differenze comportano esigenze spaziali precise a cui la progettazione dei bagni pubblici dovrebbe rispondere.

“Piuttosto che progettare servizi igienici specifici per le persone con disabilità, adottiamo un approccio olistico che interseca le esigenze di uno spettro più ampio di popolazione”, precisa Joel Sanders, architetto fondatore della realtà newyorkese Mix Design, focalizzata nella progettazione di ambienti per un’utenza allargata.

“È l’accessibilità che guida fin dall’inizio, portando soluzioni come aree di circolazione più ampie per accogliere gli utenti su sedia a rotelle o l’inserimento di un box con lavandino separato e chiuso per accogliere chi necessita di assistenza per utilizzare il bagno.

Non è bene risolvere i bagni pubblici per disabili con alloggi separati che isolano e, di conseguenza, stigmatizzano le persone diverse dalla norma.

Noi partiamo da un’analisi comparativa dei gruppi di utenti e delle attività da svolgere nello spazio per elaborare strategie di progettazione adeguate.

Attraverso il ‘wayfinding multisensoriale’, un insieme di principi che migliorano la segnaletica convenzionale e utilizzano colori, materiali, illuminazione e acustica, aiutiamo tutti a spostarsi in modo sicuro nello spazio pubblico.

Usiamo il colore, in contrasto con l’ambiente circostante, anche per migliorare l’accessibilità ai sanitari per le persone ipovedenti”.

In generale, “è necessaria un’area significativamente più ampia per consentire uno spazio adeguato per le sedie a rotelle. Analogamente, il lavabo dovrebbe essere accessibile e lo specchio facilmente visibile da seduti. Gli accessori dovrebbero essere posizionati a portata di mano e il supporto e i maniglioni attorno al wc potersi usare in autonomia”, conclude Katja Schultze, Planning Service di Hewi.

Bagni genderless: per rimuovere barriere culturali

È sempre più frequente incontrare bagni “genderless” in contesti di servizi pubblici, dall’aeroporto Karol Wojtyla di Bari alla National Portrait Gallery di Londra, recentemente restaurata da Jamie Fobert Architects.

“La scelta di servizi igienici universali ai piani seminterrati”, commenta Forbert, “massimizza l’uso di uno spazio limitato e riduce le barriere alla visita, offrendo ambienti adatti a un’ampia gamma di visitatori”.

Il tema dell’identità di genere è una questione molto sentita, soprattutto tra le generazioni dei più giovani. Ma i servizi igienici neutrali continuano a incontrare resistenza e accesi dibattiti, pur a fronte di dati relativi alla sicurezza da parte delle comunità LGBTQ+ che attestano molestie e aggressioni fisiche che rendono i bagni pubblici luoghi di discriminazione e pericolo.

Lo studio newyorkese WORKac ha realizzato bagni genderless all’interno dello Student Center della Rhode Island School of Design a Providence. “Abbiamo lavorato con il gruppo Q-Space per la ricerca”, precisa Dan Wood Faia, co-founder di WORKac, “e stabilito due criteri progettuali: creare uno spazio accogliente con i lavandini in un’area condivisa, in modo che gli utenti non entrino in una stanza vuota e con porte cieche; dotare ciascuno dei box di uno specchio ben illuminato e di una mensola.

Ogni servizio è diverso in pianta e contrassegnato da un indicatore grafico piuttosto che dal sesso”. I lavelli hanno tutte le forme a catalogo per celebrare la diversità.

All’insegna del colore anche i bagni del Teatro Arcimboldi di Milano, realizzati dalla fucina creativa Collettivo Inverso con Alice Guazzo all’interno del progetto Un Bagno di Folla. Gli ambienti puntano su “una carambola di colori quasi invadenti”, commenta il grafico Paolo Tegoni: “non un decoro trendy ma qualcosa spiazzante e con grafiche a volte poco leggibili ”. A simbolo di un necessario cambiamento di visione, di un passo verso l’inclusività e la diversità.