Dal 21 febbraio al 31 luglio 2023 a Roma, la mostra 'Romanitas' porta il visitatore a stretto contatto con il braille: Fulvio Morella, autore delle opere esposte e fruibili anche per mezzo del tatto, approfondisce il rapporto tra arte, estetica e inclusività

Roma celebra la XVI Giornata nazionale del braille con l’inaugurazione di Romanitas, la personale di Fulvio Morella che coniuga la forma e la lingua (anche braille) in mostra dal 21 febbraio al 31 luglio 2023.

Un percorso inclusivo – ma nel vero senso del termine – che permette a tutti, vedenti e non vedenti, di fruire l’arte nello stesso modo: perdendosi sempre, comunque, qualcosa. Ma apprezzando a fondo quello che si ha modo di vedere in un caso, o toccare in un altro.

Sentire, in definitiva.

Visitabile presso lo showroom Gaggenau DesignElementi di Roma e su appuntamento (ancor meglio se guidati, perché la spiega del percorso merita davvero), la mostra Romanitas curata da Sabino Maria Frassà vede protagoniste le riproduzioni in legno tornito di alcune, selezionate, strutture dell'Antica Roma come il Teatro Tuscolo e il Teatro Ferentino, di cui Morella ha voluto omaggiare la narrazione.

Ogni pezzo esposto corrisponde a un edificio più o meno celebre della Città Eterna, associato di volta in volta a una frase d’autore in braille, che ne riassume l’essenza simbolica e il valore storico.

Romanitas, ovvero l’insieme delle qualità proprie degli antichi romani, diventa così la migliore rappresentazione possibile dell’essere umano, in bilico tra gravitas (l’impegno civico) e vanitas (l’edonismo), tra l’essere forza della natura e oggetto dell’ineluttabile passare del tempo.

Fulvio Morella, l’artista che parla braille

Attivo professionalmente nel settore dei sistemi informatici e di sicurezza, Fulvio Morella da sempre coltiva un forte interesse nei confronti della materia da plasmare, in particolare nei confronti del legno.

L’approccio al mondo dei non vedenti è giunto all’artista per via di un incrocio di strade, quando, alla fine degli anni 90, si trova a dover sviluppare il primo sito web responsive per ciechi, occasione in cui si rende conto di poter aiutare qualcuno a superare un limite, attraverso la tecnologia.

A primo impatto, Morella si trova a confrontarsi con uno strumento, il braille, che non solo codifica il simbolo di un limite, lo fa anche in modo esteticamente sgradevole: non sono poche le volte in cui ci si trova a notare scritte braille disarmoniche e chiaramente espressive di diversità – pensiamo ai tasti scoloriti di un ascensore, per esempio.

Appassionato di culture linguistiche, Morella non può concepire il fatto che esista uno strumento di comunicazione tanto sgradevole, da qui inizia a fare ricerca su come poter sensibilizzare e promuovere il codice braille.

Un’arte stratificata

La sintesi del lavoro svolto da Morella è il frutto di esperimenti diversi, condotti in tempi differenti; di idee accavallate nel tempo e nello stesso modo modificative l’una della l’altra. Una sorta di opera dinamica, di mutazione stratificata.

“L’origine della mia espressione artistica è da associare alla volontà di realizzare opere tattili” ci racconta l’artista “solo in un secondo momento ho scoperto il mondo del braille e ho voluto approfondire questo aspetto.

Anno dopo anno ho aggiunto tasselli e ne ho modificati altri.

Cronologicamente, l’ultima idea creativa è quella di utilizzare le stelle al posto dei pallini, per realizzare opere tessili che ricordino un cielo stellato. Volevo trasformare questo mondo in un qualcosa di positivo, intrigante, anche per coloro che non ne fanno uso quotidiano”.

Una mostra stellata

L’evoluzione della ricerca artistica, e non solo, di Fulvio Morella è rappresentata oggi dal mutamento della forma base del braille: il tondo – ovvero il punto che fa da componente universale dell’intero alfabeto braille – diventa oggi una stella.

Morella ha voluto portare, anche in questo caso, l’estetica dove sino a oggi c’era solo funzione. Si tratta di un percorso, iniziato ormai qualche tempo fa, quando fu il primo a proporre questo tipo di scrittura in formato curvilineo.

La voglia e la volontà di trasformare uno strumento simbolo di un limite o di una diversità in qualcosa di estremamente piacevole, anche per chi non ne fa utilizzo si riconduce alla ricerca dell’estetica che Morella pone in ogni sua opera.

Legno e tessuto

Anche la scelta del materiale protagonista dell’arte di Morella fa parte di questa evoluzione 2.0: il cielo stellato che fa da sfondo alle più recenti pere è infatti realizzato con un tessuto nero, su cui sono state poi cucite lettere e parole braille in declinazione stellata.

In questo caso l’esperienza tattile si ritrova nella ruvidità dell’opera tessile, completamente distante dalle sensazioni classicamente trasferite dal legno.

Per queste nuove formule Morella ha scelto alcune citazioni di Nietzsche: come a dire che il braille supera un limite, si avvicina al cielo elevandosi dalla mera materia attraverso il tatto.

“Mi piace fare ricerca, andando oltre la mera estetica che comunque per me è fondamentale, e lavorare anche con la simbologia. Per esempio per alcune opere ho utilizzato un legno fossile che avesse la stessa età della città di Roma, e che ho cercato per molto tempo: quindi 2800 anni, come quelli convenzionalmente contati dal riconoscimento della fondazione della città”.

Il bello di visitare la mostra di Morella è che nessuno può avere la visione completa di quello che sta fruendo: un vedente, può osservare le opere, toccarle e provare a immaginare il messaggio che il testo braille sta comunicano; un non vedente, al contrario, sarà immerso nelle sensazioni tattili, comprendendo e assimilando immediatamente la frase incisa, ma senza coglierne l’aspetto estetico.

Davanti alle opere di Morella siamo tutti fruitori parziali, diversi e simili nello stesso modo. Perché nessuno ha il dominio completo della realtà.