Traccia, sedimento e stratificazione, memoria e restituzione. Analogica o digitale, la fotografia narra storie e crea persino stanze, ‘fotogeniche’. Ecco tre mostre che la mettono al centro della narrazione

La fotografia come gesto, di attenzione e cura. Per imprimere nella memoria un ricordo, personale oppure storico. Per tracciare un legame tra tempi analogici e digitali e persone, creative, fragili, persino perse.

La fotografia per creare stanze immaginarie e immaginifiche, sedimentate e stratificate, fisiche o mentali, professionali o virtuali. Luci, impressioni, sovrapposizioni.

È un mondo narrativo e abitativo quello creato dalla fotografia, ed è al centro di tre mostre speciali, ognuna a suo modo fortemente simbolica: una ‘ambientale’ a Palmanova, in Friuli Venezia-Giulia, una aggraziata e virtuosa, floreale e manuale’ a Bologna e una che mescola memoria, guerra, arte e botanica a Rovereto.

Stanze fotogeniche a Palmanova

Dal 1° settembre al 3 ottobre 2022, a Palmanova, presso gli spazi espositivi di Art Ok, la mostra Stanze fotogeniche propone l’ultima ricerca del fotografo friulano Stefano Tubaro. Al centro l’allestimento di set fotografici che, illuminati con sorgenti luminose artificiali di diverse tipologie, diventano ambienti immaginari, pensati per ritrovare una dimensione contemplativa. Dell’allestimento resta però la sola traccia fotografica, come fosse il documento correlato all’azione posta in essere nello spazio.

 

Il potere di trasformazione

Rullini, pinzette, bacinelle, caricatori di diapositive, spirali di caricamento della pellicola, ‘telaietti’. Sono questi gli oggetti di un passato fotografico che Stefano Tubaro raccoglie e posiziona su carta fotosensibile per rilanciare, off camera, identità nuove scrive nel testo critico Francesca Agostinelli.

“Rifotografate, questa volta in digitale, (le stanze fotogeniche ndr) rendono omaggio alla fotografia, alla sua storia materiale, al suo potere di trasformazione in termine di sogno, utopia, visione e cambiamento. Le stanze di Tubaro questo raccontano in una dichiarazione d’amore per un mondo che, cambiando, cambia il mondo nella memoria di se stesso. Fotogenicamente”. 

Herbarium a Bologna

Dal 15 settembre al 31 ottobre 2022, le creazioni fashion dell’atelier Maison laviniaturra di Bologna si mescolano alle opere di Alessandra Calò: una serie di diorami fotografici, frutto di un percorso condiviso con alcune persone fragili’ facenti parte del progetto sociale Incontri! Arte e persone ai Musei Civici di Reggio Emilia.

Al centro del lavoro creativo simbolico e sociale, condiviso e corale una serie di erbari custoditi in un vecchio armadio nella Saletta della Botanica. In particolare, un erbario dell’allora quattordicenne Antonio Casoli Cremona (1885) che catalogava in maniera amatoriale tutte le erbe presenti nel suo giardino e nei dintorni della città” spiega lartista.

La fotografia, i fiori e le sovrapposizioni

Dallosservazione della natura e della sua imperfezione, Alessandra Calò, insieme ai partecipanti del laboratorio, ha trasformato le erbe spontanee (le cosiddette “erbacce”) in impronte su carta fotografica grazie alla tecnica del fotogramma.

La fragilità e la cura

Lartista ha poi dato vita a sovrapposizioni di immagini e simboli che rimandano al concetto di fragilità e umanità, unendo alle forme delle erbe quelle delle mani dei partecipanti. Nascono così opere che raccontano gesti di cura.

Memoria storica e arte contemporanea a Rovereto

Fotografie storiche e attuali, ma anche illustrazioni, performance e installazioni in cui la “memoria storica è unita alla forza creativa dell’arte contemporanea” spiega il Ministro della Cultura Dario Franceschini riguardo alla mostra C’è tempo per le nespole. Nuove narrazioni dalla Grande Guerra, al Museo Storico della Guerra di Rovereto fino al 9 ottobre 2022.

A cento anni dall’istituzione dei parchi della Rimembranza sorti all’indomani della Prima Guerra Mondiale per onorare il sacrificio dei caduti, l’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD) e il Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto presentano una mostra che intende sollevare interrogativi intorno al tema del monumento e della memoria proponendo una selezione di opere ideate dagli artisti Fabrizio Bellomo, Riccardo Cecchetti, Claudio Gobbi, Stefano Graziani, Hitnes, Alessandro Imbriaco, Taiyo Onorato & Nico Krebs, Moira Ricci.

Censimento e interpretazioni artistiche

Il progetto culturale nasce da un censimento capillare che ha portato alla catalogazione di oltre 2100 beni tra parchi, giardini, monumenti, viali, sacrari e lapidi, a cui è stata affiancata la committenza delle opere in mostra, destinate alle Collezioni di Fotografia Contemporanea dell’ICCD.

Si tratta di lavori eterogenei che spaziano dalla fotografia di documentazione all’illustrazione, dalla performance fino all’installazione, e che indagano i molteplici aspetti connessi al tema della memoria e del monumento: l’aspetto formale, la connotazione architettonica e il rapporto col paesaggio, l’uso nel tempo, il legame con la memoria privata, le tante implicazioni storiche, simboliche, sociali.

Lintreccio tra botanica e memoria, storie e Storia

L’artista Hitnes, per esempio, propone una serie di tavole che illustrano il profondo legame fra i elementi diversi: botanica e memoria, alberi e uomini, didascalie e fotografie tratte dall’immenso archivio storico conservato in ICCD.

L’illustratore Riccardo Cecchetti affronta invece due temi, tra lesperienza privata del nonno e la storia ufficiale, operando una sovrapposizione tra fiori, foto, cartoline e fumetti, macchie, tracce, ombre e schizzi, con lettere, segni rossi di sangue e censura, la figura del Milite ignoto...

La fotografia come restituzione, intima e commuovente

La ricerca di Claudio Gobbi ruota attorno al tema del monumento architettonico. Ogni fotografia incorpora diverse temporalità: è infatti il risultato di una pluralità di riprese realizzate dallo stesso punto di vista in fasi diverse della giornata. Poetico ed evocativo, infine, il lavoro di Moira Ricci che fa emergere un tema intimo e dolente: la censura della corrispondenza dei soldati.

Nella sua delicata azione di restituzione, l’artista ha rintracciato gli indirizzi di tre lettere censurate, ha fotografato quei luoghi e sovrapposto alle immagini il testo delle missive mai arrivate, creando delle piccole sculture luminose che riconnettono seppure dopo cento anni e solo per immagini mittente e destinatario.