Pirelli HangarBicocca presenta una mostra collettiva che reinventa le regole con cui si fa esperienza di un’opera d’arte e che invita i visitatori a compiere tutto quanto è di norma vietato fare in un museo.

 

In Take Me (I’m Yours) i lavori si possono toccare, usare o modificare; si possono consumare o indossare; si possono comprare e perfino prendere gratuitamente, o magari portare via lasciando in cambio cimeli personali.

 

La mostra è anche un progetto che si evolve e si rigenera nel tempo.

Accanto alla possibilità di prendere una delle migliaia di copie di ciascuna opera prodotta – e quindi concorrere a svuotare fisicamente lo spazio – il pubblico di Take Me (I’m Yours) ne modifica l’aspetto anche partecipando a performance in cui lo scambio non è necessariamente legato a un oggetto ma piuttosto a un’esperienza, assecondando un’idea di immaterialità che è sempre più presente tanto nell’arte quanto nella vita reale.

 

Da un’idea di mostra concepita da Hans Ulrich Obrist e Christian Boltanski nel 1995.

A cura di Christian Boltanski, Hans Ulrich Obrist, Chiara Parisi, Roberta Tenconi.

 

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Félix González-Torres, “Untitled” (Revenge), 1991. Veduta della mostra “Take Me (I'm Yours)”. 16 settembre – 8 novembre 2015. Monnaie de Paris © The Felix Gonzalez-Torres Foundation Courtesy di Andrea Rosen Gallery, New York
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Yona Friedman, Street Museum, 2017, veduta dell’installazione, Centre Georges Pompidou, Parigi, 2017
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Heman Chong, Monument to the people we've conveniently forgotten (I hate you), 2008, veduta dell’installazione nella mostra “Take Me (I’m Yours)”. 16 settembre 2016 – 5 febbraio 2017. The Jewish Museum, New York. Courtesy dell’artista e Wilkinson Gallery, Londra Photo: Will Ragozzino/SocialShutterbug.com
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Ugo La Pietra, Mappe, decodificazione urbana, 1975. Courtesy Archivio Ugo La Pietra