Stefano Arienti “disegna con la luce” e nastri colorati le superfici del Mirad’Or, lo spazio pubblico configurato come una palafitta culturale sul lungolago di Pisogne

Sei anni dopo la celebre opera The Floating Piers di Christo e Jeanne Claude che ha catalizzato l’attenzione di tutto il mondo sul territorio e a seguito dell’intervento colorato firmato da Daniel Buren la scorsa estate, il Lago d’Iseo conferma l’apertura all’arte contemporanea con l’installazione di Stefano Arienti che materializza il variare della luce ideata ad hoc per Mirad’Or, l’inaspettato spazio pubblico sul lungolago di Pisogne.

Un contenitore metaforico e fisico di possibili incontri, tra terra e acqua, tra interni ed esterni, tra luminosità diurne e visioni notturne, tra due sponde, quella bresciana e quella bergamasca. Un padiglione culturale che già di per sé un’opera d’arte: inquadra e completa il paesaggio circostante, tra lago e montagne, trasformandolo.

Meridiane tridimensionali

Per l’incantevole borgo di Pisogne, ricco di un passato d’arte millenario che va dalle incisioni rupestri dell’età del Bronzo, alle costruzioni medievali fortificate fino agli affreschi del Quattrocento e del Cinquecento, l’artista Stefano Arienti ha realizzato un’inedita opera, parte del suo progetto Meridiane, declinando per la prima volta in versione tridimensionale il lavoro di ricerca che porta avanti da molti anni.

Il progetto artistico, promosso da Comune di Pisogne, pensato appositamente per Mirad’Or, dove sarà esposto dal 9 luglio al 30 settembre 2022, è stato realizzato grazie alla direzione artistica di Massimo Minini, in collaborazione con Associazione Bellearti.

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Disegnare con la luce e nastri colorati

Meridiana nasce e si ispira alla luce e alla sua osservazione. L’artista insegue l’ombra che il sole disegna, quasi come in un gioco che rimanda l’eco della luce, sul pavimento e sulle pareti. Il segno di Arienti materializza e dà vita al fenomeno naturale del variare della luce: il tempo trascorre, gli astri proiettano e l’artista trasforma quello che vede e immagina in un’opera d’arte mutevole.

Le ombre che in altri casi Arienti aveva dipinto con colori su carta, qui assumono per la prima volta la tridimensionalità grazie a nastri di vari colori e dimensioni. Diventa così più evidente il concetto di disegnare con la luce, in uno spazio in cui le persone sono invitate a entrare.

 

Una palafitta culturale che si apre all’arte e al pubblico

La particolare collocazione e configurazione di Mirad’Or una palafitta pensata per essere visibile di giorno e di notte, dal lungolago di Pisogne o dalle sponde opposte, visitabile all’interno o dall’esterno, dall’acqua o dalla terraferma ne fanno un piccolo gioiello: un padiglione di dimensioni contenute ma di grande cura e qualità.

Il progetto architettonico dall’edificio dalle linee geometriche rigorose disegnate da Mauro Piantelli (De8 Architetti) sorge dall’acqua, in corrispondenza del porto medievale poi divenuto lavatoio pubblico: le antiche pietre sono ancora oggi visibili a filo d’acqua. Lo spazio si rivela duttile ma soprattutto aperto in senso concettuale e letterale alle persone e alle opere, da custodire al proprio interno ma anche esibire all’esterno.

La regia e il pensiero di Massimo Minini

Con l’irripetibile esperienza di The Floating Piers firmata Christo e Jeanne Claude, il Lago d’Iseo riprende contatto con la grande arte e lo fa in modo clamoroso. Di nuovo si avverte una grande voglia di contemporaneità: oggi però, a differenza dei tempi passati quando le culture erano locali e a seguito della globalizzazione, le esperienze si mescolano in una felice interazionespiega Massimo Minini direttore artistico Mirad’Or, cofounder Bellearti.

Ciò che adesso garantisce la validità di un’opera non è più il genius loci, la strenua difesa delle identità locali, bensì il collegamento di queste realtà in un unicum planetario dove la qualità dei lavori rende di nuovo possibile quella comprensione tra i popoli che era andata persa dopo la disavventura di Babele. Se nel 2021, con Bellearti abbiamo scelto un artista di grande fama internazionale come Daniel Buren per dare il via a questa significativa iniziativa culturale del Comune di Pisogne, quest’anno la preferenza cade su un più giovane artista italiano, Stefano Arienti”.

 

Le opere si nutrono e modificano il territorio

Al di là della presenza fisica dei lavori, alcuni sostrati comuni legano le opere dei due: in particolare, la stretta relazione con l’ambiente nel quale sono collocate e per il quale sono state concepite, un forte rapporto fra interno ed esterno che i lavori esaltano e di cui si nutrono. In questo senso potremmo dire che i due sono moderni paesaggisti di un secolo in cui l’artista non si limita a ritrarre il paesaggio circostante ma interviene a modificarlo con la propria opera. La sfida è sempre tra Davide e Golia, anche in questo caso la grandezza del paesaggio naturale viene sfidata dall’intima bellezza del paesaggio artificiale: chi ne uscirà vincitore?” conclude Minini.