Quasi segreti. Cassetti tra Arte e Design è il titolo della nuova mostra nata dalla collaborazione tra il Museo Poldi Pezzoli e Inventario, promosso e sostenuto da Foscarini con Edizioni Corraini.

Quest’anno la riflessione tra il design e l’arte riguarda il cassetto (e la cassettiera): una tipologia particolare nella storia dell’arredamento, già ben rappresentata da alcuni oggetti storici di eccezionale valore della collezione di Gian Giacomo Poldi Pezzoli.

L’esposizione, nella casa museo di via Manzoni, si concentra sul mondo contemporaneo dei cassetti, elementi evidentemente funzionali, capaci di contenere, ordinare e nascondere ma, come afferma il curatore Beppe Finessi “proprio per queste loro caratteristiche d’uso, anche capaci di suggerire visioni, evocare ricordi e suggestioni”.

Giovani designer ma anche i grandi maestri della progettazione hanno riletto e interpretato questa presenza domestica così consolidata nella nostra tradizione dell’abitare.

In mostra ci sono cassettiere dal classico sviluppo verticale, dove però anche le maniglie possono diventare una parte significativa del progetto, come in Genesio di Alik Cavaliere; ci sono maestri contemporanei che hanno giocato con la decorazione, come nelle creazioni di Alessandro Mendini; ci sono i cassetti realizzati da Tejo Remy, affastellati casualmente uno sull’altro. E ancora opere sofisticate di Mario Botta e Ettore Sottsass e le straordinarie creazioni di Shiro Kuramata, ricercata voce del design giapponese del Novecento.

Quasi segreti si sviluppa lungo l’intero percorso espositivo del Museo Poldi Pezzoli, dove le opere si inseriscono in modo armonioso accanto agli stipi e cassoni già presenti nella casa museo, piccole wunderkammer – dichiara Annalisa Zanni, direttore del museo – realizzate in materiali rari e preziosi, destinate ad accogliere, nei loro cassetti, molte volte introvabili, se non per chi li creava e chi li possedeva, oggetti “speciali”.

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Robot, la cassettiera con ribaltina che si trasforma in pratico scrittoio, disegnata per Alias da Mario Botta