La Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee di Napoli presenta Plastic Village – Il limite imperfetto tra architettura e design, realizzato nel contesto di Progetto XXI (ed. 2015) in collaborazione con la Fondazione Plart di Napoli. Il progetto si è articolato in un workshop a metà novembre scorso e proseguirà in una mostra dal 3 dicembre 2015 al 9 gennaio 2016.
Da anni la Fondazione Plart, sede di una delle collezioni tra le più importanti al mondo per la sua organicità in materia di polimeri, è un punto di riferimento in materia di conservazione, tutela e restauro delle plastica. Con il coordinamento e curatela dell’architetto Cherubino Gambardella e sotto il patrocinio della Seconda Università di Napoli, il progetto Plastic Village affronta una delle questioni più complesse e attuali del nostro tempo: quella dell’immigrazione.
Durante il workshop iniziale di tre giorni, gli allievi della Seconda Università di Napoli sono stati chiamati a esplorare, analizzare e proporre soluzioni al tema dell’abitare nomade e dell’ospitalità. L’innovativo metodo di lavoro, che prevedeva l’utilizzo di un tavolo a piani sfalsati, ha permesso agli studenti di fornire, affacciandosi sul lavoro dei diversi partecipanti, una risposta non più solo individuale ma, al tempo stesso, corale.
Lo scopo del workshop è stato l’ideazione di uno spazio abitativo minimo pensato in plastica che non rappresentasse solo una soluzione funzionale, quindi, ma che rispettasse anche i principi alla base del progetto stesso.
La sfida architettonica, etica e culturale, è diventata la base per una mostra che serva da spunto per coinvolgere e far riflettere tutti i partecipanti. Verranno esposte sul tavolo di lavoro, presentato così come gli studenti lo hanno lasciato dopo il workshop, tutte le loro idee sul tema.
A queste si aggiunge il prototipo vero e proprio di una unità abitativa in legno e plastica realizzata da Cherubino Gambardella. Di particolare rilievo risulta l’approccio architettonico di Gambardella alla questione affrontata, che non si limita a immaginare una soluzione decontestualizzata ma, grazie a 24 disegni realizzati con la tecnica del collage e al confronto scaturito durante il workshop, restituisce la sua visione agli occhi dello spettatore quale soluzione partecipata e adattabile a ogni contesto urbano.