Alessia Glaviano, head di Global PhotoVogue, racconta l’ottava edizione del festival fotografico che dal 16 al 19 novembre porta a BASE alcune voci audaci e innovative, in un dialogo tra etica ed estetica

PhotoVogue Festival riapre il dibattito sui risvolti etici dei più recenti sviluppi nel panorama della fotografia contemporanea incentrando l’edizione 2023 sul tema dell’intelligenza artificiale (A.I.).

Il ricco programma dal titolo “What makes us human? Image in the age of A.I.” si comporrà di una serie di mostre che evidenzieranno il labile confine che divide reale e virtuale, e di un simposio di tre giorni in cui esperti e leader di pensiero in tema di intelligenza artificiale esporranno le principali criticità di questa rivoluzionaria tecnologia in ambito legale ed etico.

Un evento gratuito e aperto a tutti che vuole innescare nel pubblico riflessioni individuali e collettive su cosa significhi oggi essere umani e su come evolverà il ruolo della creatività e dell’espressione artistica all’interno della società contemporanea.

In un mondo sempre più irrequieto, contraddittorio e ibrido tra reale e virtuale, come cambierà il valore documentale della fotografia? Se le macchine sono in grado di assolvere ai nostri compiti come o addirittura meglio di noi, quale sarà il futuro dell’umanità? Fino a che punto è giusto spingersi? Se davvero esiste un limite, lo abbiamo già superato?

Di tutte queste tematiche abbiamo parlato con Alessia Glaviano, head di Global PhotoVogue

Come è cambiata la fotografia, e in particolare la fotografia di moda, da quando è nato PhotoVogue?

Alessia Glaviano, head of Global PhotoVogue: “PhotoVogue è nato per favorire un discorso ampio e variegato sulla cultura visuale, una comunione di artisti che si esprimono attraverso l’arte visiva in tanti campi diversi.

Ci sono tante evoluzioni in atto all’interno delle varie correnti fotografiche: quando abbiamo iniziato, nel 2011, si cominciava ad assistere ad un grande shift nella fotografia di moda per quanto riguarda la rappresentazione e l’inclusività.

Quando ho iniziato a fare questo lavoro, negli anni 90, il panorama era molto diverso: i fotografi erano tutti uomini, bianchi, principalmente europei o nordamericani, oggi invece le voci sono molteplici.

Personalmente sono molto orgogliosa di essere stata una delle promotrici di questo cambiamento cercando di rendere il mondo un po’ più giusto, almeno dal punto di vista della rappresentazione. Gli altri grandi cambiamenti riguardano l’editoria: prima chi aveva qualcosa da dire doveva passare per forza da un giornale, oggi invece ognuno è l’editor di sé stesso perché con i social media è più facile raggiungere un proprio pubblico.

Dall’altra parte si è creato un problema per l’editoria, che spesso fatica a sostenersi economicamente. Questo ha permesso a nuovi player del mondo digitale come Google, Amazon e Apple di emergere”.

Come si posiziona PhotoVogue Festival sul tema dell’A.I.?

Alessia Glaviano, head of Global PhotoVogue: “Io dico che è un po’ come la scoperta della ruota, stravolgerà tutto. Il tema è ampissimo, ma noi parleremo di intelligenza artificiale solo per quanto riguarda la generazione di immagini.

Io sono abbastanza dibattuta perché mi rendo conto del potenziale positivo di questa tecnologia, ma anche dei pericoli che comporta. La fotografia è un mezzo utilizzato per diversi scopi: quando il fine ultimo è l’arte, l’aderenza alla realtà non è fondamentale, ma se parliamo di fotografia come prova o come documento, la possibilità che avvenga un’erosione della credibilità del documento è un’ipotesi da contrastare.

Mettere la testa sotto la sabbia però non serve, bisogna parlarne per capire come affrontare questa rivoluzione tenendo sempre ben presente la distinzione tra fotografia di moda, arte e fotografia documentaria.

Per questo mi è sembrato giusto organizzare anche un simposio di tre giorni che attraverso un programma fittissimo cercherà di coprire tutti i diversi aspetti, dal diritto d’autore ai bias, dall’etica al fact-checking, ma parleremo anche di come nei prossimi anni il fotogiornalismo e lo scenario dell’arte cambieranno”.

Con queste nuove tecnologie come cambierà il ruolo documentale del mezzo fotografico nei prossimi decenni?

Alessia Glaviano, head of Global PhotoVogue: “Confrontandoci con fotografi e istituzioni stiamo facendo di tutto per mettere in atto dei sistemi che possano smascherare i falsi, ma si tratta di dinamiche molto complesse perché non appena viene scoperto e denunciato il modo in cui è stata generata artificialmente un’immagine, il giorno dopo ne nasce uno nuovo.

È un discorso che muta giornalmente.

Credo che più si andrà avanti, più spesso le immagini saranno generate dall’intelligenza artificiale, già tra cinque anni il paradigma sarà molto diverso da oggi e sicuramente più complesso”.

Alla luce di quanto detto, come si pone PhotoVogue in merito a queste questioni etiche?

Alessia Glaviano, head of Global PhotoVogue: “È importante fare sempre una distinzione tra un artista, che usa l’A.I. per mettere in scena e rendere visibile al pubblico qualcosa che è solo nel suo immaginario, e il reporter che invece sta facendo un reportage da una zona di guerra.

Mi spaventa molto anche il modo in cui questa tecnologia influenzerà la retroattività e la storia: nel momento in cui metti in circolo un certo numero di immagini finte, cosa succede agli archivi, cosa succede alla storia?

Le mostre “What is Beauty?” e “What is Beauty/A.I.”: cosa emerge?

Alessia Glaviano, head of Global PhotoVogue: “É interessante vedere in che modo gli artisti selezionati hanno utilizzato l’A.I. per mostrare i bias di questa tecnologia, ma anche i bias umani attraverso i quali noi vediamo gli altri o addirittura noi stessi, che poi si riflettono inevitabilmente in questi grandi motori di generazione di immagini.

Da queste mostre emergeranno gli ideali di bellezza e gli stereotipi di cui molti di noi sono ancora schiavi. Sarà interessante assistere all’inizio di questo nuovo movimento”.

Le mostre “Uncanny Atlas” e “Eternal Loops”: cosa scaturisce da queste riflessioni?

Alessia Glaviano, head of Global PhotoVogue: “Uncanny Atlas: Image in the age of A.I.” sarà una panoramica di diversi tipi di progetti: come Exhibit-A-i, un bellissimo progetto sviluppato per creare immagini nate dalle narrazioni di rifugiati richiedenti asilo in Australia, da cui emerge un utilizzo dell’A.I. quasi documentario.

È interessante pensare cosa potrebbe accadere se generassimo digitalmente delle immagini di ciò che avviene per esempio nei campi di detenzione della Corea del Nord. Queste testimonianze ci permettono di capire in che modo l’intelligenza artificiale può aiutare in questo senso.

Si potrà poi scoprire cosa sono in grado di produrre gli artisti con l’A.I.; un altro capitolo sarà invece dedicato alle fake news, dal Papa con indosso il Moncler a Trump in arresto, le quali rappresentano l’epitome del pericolo che stiamo correndo.

La mostra “Eternal Loops”, curata da Alejandro Cartagena e Fellowship - una piattaforma che rappresenta artisti che combinano l’A.I. con la produzione video - presenterà delle opere di videoarte prodotte con questa innovativa tecnologia. Il nostro obiettivo è quello di offrire al pubblico più strumenti possibile per riflettere sui diversi utilizzi dell’intelligenza artificiale e sui numerosi significati che ne possono derivare”.