Si tende a percepire inconsciamente l’esistenza degli oggetti, seguendone i “contorni” con gli occhi, e distinguendo così il “dentro dal fuori”.

Questo significa anche che oggetti con contorni non ben definiti non potranno sempre essere identificati come oggetti. Viceversa, se i contorni sono riconoscibili, le informazioni non visibili potranno essere naturalmente integrate.

La mostra di Nendo parte da questo principio fondamentale. Attraverso varie manipolazioni fatte sui contorni e sulle linee, l’esistenza di un oggetto può perdere spessore e gli elementi invisibili all’occhio vengono ricreati nel cervello dello spettatore in modo naturale.

 

In mostra 79 collezioni, tra cui: border table che presenta un profilo frammentato di stanze, trace collection che visualizza “tracce” di movimento, un-printed material che esprime le varie forme ed espressioni della carta attraverso il contorno, objectextile, un progetto di collaborazione con Jil Sander, dove i contorni di oggetti 3D vengono proiettati e trasformati in tessile, e jellyfish vase, una nuova collezione che tenta di ristabilire la relazione tra l’oggetto e l’acqua attraverso contorni di colori.

 

L’allestimento della mostra nendo:invisible outlines al CID del Grand Hornu è stato ideato ad hoc, in stretta relazione con gli spazi che la accolgono.