"Alfabeto Cosmogonico", al Museo Comunale d’Arte Moderna di Ascona in Svizzera, ripercorre l’iter creativo di una delle figure più significative del panorama artistico. Mara Folini e Alberto Fiz hanno curato l'esposizione (fino al 25 giugno) di 40 opere realizzate tra la fine degli anni 50 e gli anni Duemila

“A cosa mi ispiro? Alla luce. La luce è determinante per le forme, per gli oggetti, per un’ambientazione totale. La luce va e non ha dimensione, e si può viaggiare molto lontano”. Così Nanda Vigo era solita raccontare la sua poetica. Nel corso della sua carriera artistica ha esplorato, attraverso ogni opera, il conflitto-armonia tra luce, spazio e tempo. Architetto, designer, artista, figura poliedrica aperta alla sperimentazione, ha focalizzato le sue attività creative sui temi della luce materia/non-materia, del colore, della generazione dello spazio attraverso la sua immaterialità. La luce è protagonista del suo design innovativo. Come ebbe a dire lei stessa: “Quando avevo sette anni, ho capito per la prima volta cos'era la bellezza guardando la Casa del Fascio di Giuseppe Terragni. Quella bellezza era per me data dalla luce, che giocava con le forme e modificava addirittura l'architettura nel corso della giornata! Per questo motivo ho deciso di disegnare e inventare lampade.

La prima retrospettiva elvetica dedicata all'artista

Il Museo Comunale d’Arte Moderna di Ascona in Svizzera, apre la stagione 2023 con la prima retrospettiva in terra elvetica dedicata a Nanda Vigo (1936-2020). Alfabeto Cosmogonico, in programma dal 2 aprile al 25 giugno 2023, curata da Mara Folini, direttrice del museo, e dal critico d’arte Alberto Fiz, in collaborazione con l'Archivio Nanda Vigo di Milano, analizza il percorso creativo dell’artista attraverso 40 opere che documentano le fasi salienti della sua creatività, realizzate tra la fine degli anni 50 e i Duemila.

Arte, architettura, design

“Nanda Vigo” ricorda Mara Folini, “è stata un’artista straordinaria, protagonista del clima culturale milanese ed europeo degli anni 60, che ha saputo distinguersi grazie al suo linguaggio identitario, capace di integrare arte, architettura e design con la componente fondamentale della luce in un continuum spazio-temporale rivolto a un futuro cosmico e assoluto”.

Architetture immersive

Il percorso, suddiviso in aree tematiche, si apre nell’atrio del museo dove si impone Neverended Light, scultura di quasi tre metri d’altezza in neon, acciaio e vetro che irradia luce e prosegue con la sezione dedicata all’architettura. Per la prima volta vengono ricostruiti, grazie alla collaborazione degli studenti dell’Accademia di Architettura di Mendrisio che hanno lavorato su disegni originali, due progetti concepiti nella prima metà degli anni 60: Monumento per i morti del Vajont e Torri cimiteriali. Documenti video e fotografici illustrano poi alcuni dei suoi progetti più famosi come Scarabeo sotto la foglia realizzato con Gio Ponti o Zero House, prima delle sue architetture immersive.

Spazi di libertà

“L’opera di Nanda Vigo”, spiega Alberto Fiz, “rappresenta per chi la guarda l’occasione di un’esperienza immersiva e totalizzante resa esplicita dal progetto espositivo proposto ad Ascona che consente una serie d’interazioni con le opere. L’artista non crea, dogmi ma attiva spazi di libertà dove intercetta una dimensione impercettibile e imponderabile che sembra connettersi con alcune problematiche della scienza e della matematica”.

Tempo, spazio, luce

“La mostra permette di entrare in relazione con la sua indagine più famosa, quella legata alla cronotopia che rappresenta la fusione del tempo (cronos) con lo spazio (topos) attraverso la luce. Per realizzare i Cronotopi, Nanda Vigo si serve di forme semplici: una struttura quadrangolare di metallo, entro cui inserisce lastre di vetri industriali che filtrano la luce, quando questa li attraversa o li colpisce, in maniera diversa a seconda del momento della giornata (tempo) e dell’angolo con cui vengono colpiti (spazio)”, prosegue Folini. Quattro i Cronotopi in mostra, tra cui il primo risalente al 1959, oltre ad Ambiente Cronotopico (1968) che consente di vivere un’esperienza immersiva.

Un alfabeto cosmogonico

Il percorso prosegue con Alfabeto Cosmogonico formato da strutture trapezoidali ricoperte di specchi cui deve il titolo la mostra. Le opere, in base alla loro disposizione, riflettono l’ambiente circostante che diventa parte integrante dell’installazione. Il meccanismo percettivo si esplicita in Venerezia: Venezia è un’illusione cosmica, un raro film realizzato dalla stessa Vigo che assume un aspetto performativo del suo lavoro dove i differenti elementi dell’Alfabeto Cosmogonico interagiscono ironicamente con l’architettura della città lagunare e con il corpo dell’artista.

Riflessioni sullo spazio

Non manca lo spazio dedicato ai Light Trees che propongono un’innovativa idea di riflessione sullo spazio, dove natura e artificio trovano una nuova dinamica più evocativa. I Light Trees hanno come riferimento la simbologia dell’albero e, come ha scritto Nanda Vigo, “radici nella terra, rami verso il cielo, figurazione logica, soprattutto se il ramo apporta la luce la cui propagazione nello spazio ci dà la formulazione matematica, l’unica non relativa”.

Il cosmo e la sua simbologia

La Parete Cronotopica di oltre quattro metri, realizzata per l’occasione, modifica la percezione complessiva del museo che diventa non solo spazio per ospitare opere d’arte ma arte esso stesso in quanto contenitore e contenuto coincidono. “Quest'opera, che rimarrà permanente al museo di Ascona, arricchendone la collezione d’arte contemporanea, è stata realizzata basandosi sui progetti di strutture modulabili di Nanda Vigo”, conclude Folini. La mostra offre poi l’opportunità d’immergersi in Genesis Light, opera in cristallo nero e neon rosso, che affida a un unico oggetto (il cerchio di cristallo) la funzione di evocare infiniti rimandi al cosmo e alla sua simbologia.

Nanda Vigo e il design

In questa ampia retrospettiva, la rassegna analizza il rapporto profondo che lega l’artista con il design e per l'occasione è stato creato uno spazio abitabile dove si trovano le sue creazioni più famose, tra cui il letto della collezione Top con lastre di specchio, il Mobile Cronotopo, la Golden Gate, la sua più celebre lampada con la luce fluorescente che sembra scaturire direttamente dall’acciaio cromato. Tra gli altri oggetti iconici: Due Più, dove seduta e schienali in pelo di Mongolia appaiono quasi sospesi dalla struttura in tubolare di acciaio, e il lampadario Stars Fell on Alabama.

Dimensioni cosmogoniche

Uscendo dalle sale dedicate al design si entra in uno spazio dove il dinamismo della luce passa attraverso i Deep Space, opere radianti o direzionali composte da una base parallelepipeda in legno sovrastata da una struttura piramidale in vetro specchiato con all’interno una luce blu che richiama la dimensione cosmogonica. Si giunge al termine del percorso con Light Progressions-Trilogy: Omaggio a Gio Ponti, Lucio Fontana e Piero Manzoni, tre opere in vetro e neon dedicate alle principali figure di riferimento nel percorso artistico e di vita dell'artista: i maestri Gio Ponti e Lucio Fontana e il suo amore Piero Manzoni.