Venezia, Milano, Brindisi, Varese e Monza ospitano gli sguardi di fotografi, designer, architetti e artisti visionari. Ecco le mostre del mese.

Le mostre da vedere a novembre sono tutte incentrate sull'invenzione. Che sia progettuale, artistica o didattica, il filo rosso che le unisce è quello creativo.

Il viaggio tra le esposizioni infatti si snoda lungo le fotografie di Candida Höfer, che dà voce a un'architettura onirica, le proposte artistiche di Sarah Sze e Sara Enrico, che compongono un territorio immersivo in cui fare esperienza delle loro opere e i disegni di Andrea Branzi, che affronta il mondo teatrale come strumento seminale per la progettazione architettonica.

E ancora, questa volta in un ambito che rispecchia un'idea più classica di design, si passeggia tra la storia del costruttore Antonio Bassanini, che ha realizzato edifici che hanno modificato il paesaggio italiano, gli oggetti disegnati da Gabriella Crespi per un abitare modulabile e sempre in movimento, 28 artisti che hanno ripensato l'idea di annaffiatoio (e di risparmio idrico) e la didattica di una scuola d'arte tra le più importanti del panorama italiano nel primo dopoguerra. Buona visione!

Candida Höfer, Inside Italian Architecture, Patricia Low Venezia, fino al 26 novembre

Lo sguardo della fotografa Candida Höfer è concentrato da sempre sulla composizione scenica di spazi pubblici vuoti. Ritrae così anche le architetture italiane, per la precisione palazzi pubblici e teatri, per raccontarne lo spazio pronto ad animarsi o a riprendere se stesso dopo aver accolto la cittadinanza.

La composizione fotografica è scenica, perfetta, studiata nei più piccoli dettagli per non lasciare nulla al caso (o al pubblico?). Allora quegli spazi diventano quasi astratti, custodi del tempo e della bellezza: la luce, naturale o presente nei luoghi da ritrarre, racconta il trascorrere del tempo. Perché l’esposizione è sempre prolungata in modo da accogliere trasparenze e riflessi che trasformano il luogo da profano a sacro.

Ci sono Villa Borghese di Roma, il teatro La Fenice di Venezia, Palazzo Vecchio a Firenze per esempio. Tutti luoghi dal volto ieratico, ma carichi d’attesa. Di chi verrà, nel racconto di chi già ci è stato.

A chi piacerà: a chi ama la fotografia d’architettura e a chi ama il teatro: questi scatti sembrano realizzati un attimo prima che vada in scena lo show!

Informazioni utili: Patricia Low Venezia, Palazzo Contarini Michiel - Dorsoduro 2793, Venezia, visitabile da martedì a sabato in orario 10 - 13 e 14 - 18, fino al 26 novembre.

La parsimonia dell’acqua, Museo Archeologico Ribezzo, Brindisi, dal 17 novembre al 6 dicembre

Il titolo è chiaro: è un invito a prendersi cura dell’oro blu. A parlarne è l’annaffiatoio, protagonista assoluto di questa esposizione curata da Cintya Concari e Roberto Marcatti insieme a Bottega Branca.

Come spiegano i curatori, questo oggetto è uno «straordinario alleato nelle pratiche di relazione con la terra, con i coltivi, con la natura», questa volta interpretato da 28 artisti diversi che sono partiti da un unico oggetto, una tradizionale terracotta salentina, «esaltandone la funzione per sollecitare le Comunità e le persone a riconsiderare il loro rapporto con il “bene” più caro ed essenziale alla vita: l’acqua».

Da usare, appunto con parsimonia, parola chiave dell’esposizione: «“Parsimonia” è parola magica, poco amata e poco usata, una ‘virtù’ che ci aiuterebbe a far riparo, se accolta e resa pratica di vita. (…)

Aver parsimonia significa saper preservare e, quale bene ha oggi più bisogno di tutela, di accuratezza, di sobrietà, di una nuova consapevolezza nell’uso se non l’acqua?».

La mostra è itinerante per toccare i diversi luoghi espositivi del polo Biblio-museale della regione Puglia. Attualmente in corso a Taranto (fino al 6 novembre alla Biblioteca Acclavio), La parsimonia dell’acqua arriva a Brindisi dopo la metà di novembre.

A chi piacerà: a chi cerca contaminazioni tra arte e design, tra creatività e oggetti d’uso quotidiano.

Informazioni utili: Museo Archeologico Francesco Ribezzo, piazza Duomo 7, Brindisi, dal 17 novembre al 6 dicembre, visitabile dal lunedì al venerdì in orario 8 - 17.

Antonio Bassanini Costruttore del Novecento, Castello di Masnago, Varese, dal 10 novembre al 4 febbraio

Antonio Bassanini è stato un grande costruttore. O meglio, è stato il trait d’union tra la progettazione e l’edilizia grazie all’utilizzo di materiali innovativi, macchinari all’avanguardia, lo studio di tecniche costruttive particolari e un’organizzazione imprenditoriale eccellente.

Sono forse questi i tratti che definiscono meglio il lavoro di Bassanini, collaboratore degli architetti e ingegneri Zacchi, Figini e Pollini, Portaluppi, Gio Ponti, Muzio e, successivamente, Mattioni, Caccia Dominioni, Soncini e Magistretti, realizzando edifici che hanno cambiato il volto dell’Italia.

A raccontare tutto questo, ma anche la personalità di Bassanini, pensa questa esposizione curata da Chiara Bassanini, Giovanna Franco Repellini e Andrea Strambio de Castillia.

Fotografie storiche e recenti, documenti video, progetti, schizzi e modellini dell'Ufficio Tecnico Bassanini o degli architetti e ingegneri con cui collaborava narrano la storia delle vicende personali del costruttore (che dalla sua villa di Varese aiutò diverse famiglie ebraiche a raggiungere la Svizzera durante la Seconda Guerra Mondiale) e il suo lavoro in Lombardia e in tutta Italia, tra edifici urbani, pubblici, industriali e di culto.

A chi piacerà: Gli appassionati di storia dell’architettura e dell’imprenditoria italiana troveranno documenti molto interessanti per (ri)scoprire una figura forse ancora poco nota nel mondo delle costruzioni.

Informazioni utili: Castello di Masnago (Va), Via Cavour, 32 Varese, dal 10 novembre al 4 febbraio, visitabile da martedì a domenica in orario 9,30 - 12,30 e 14 - 18.

Andrea Branzi, L’architettura appartiene al teatro, Antonia Jannone Disegni d’Architettura, Milano, fino al 30 novembre

Visitare questa mostra oggi è commovente e necessario insieme: Andrea Branzi infatti è mancato pochi giorni dopo l’apertura, lasciando al pubblico della galleria un racconto profondo di sé e della sua idea di architettura. Il titolo L’architettura appartiene al teatro, porta in scena maschere, buratti e burattini, pupi e marionette, il circo e il palcoscenico del mondo felice delle commedie.

Branzi si ispira ai grandi pittori per raccontarlo in una serie di lavori realizzati negli anni 2000, tra cui le scenografie di Buratti (2019 -20), i disegni delle Filastrocche (2020) e Barbablu (2002).

Accanto a questi disegni ci sono anche alcuni lavori della collezione Archetipi, modelli teorici mentali, depositati nell’inconscio collettivo e materiale antropologico non evidente che in architettura ha a che fare con il costruire. Tra questi compare anche la Torre Velasca, un archetipo da reinventare.

Perché, nelle parole di Branzi, «oggi l’architettura civile vive una crisi di credibilità, nel senso che il suo rapporto con la società si è progressivamente logorato; a sua volta, la società vive una profonda crisi e non è più in grado di fornire quadri di valori al progetto». Un viaggio nell’immaginario, un tuffo nella filosofia dell’architettura, un salto nel Branzi-pensiero. Da vedere.

A chi piacerà: a chi crede che il progettare sia un’attività legata all’animo umano. Da indagare, tra il serio e il faceto.

Informazioni utili: Galleria Antonia Jannone Disegni di Architettura, corso Garbiladi 125 Milano, aperta dal lunedì al sabato in orario15.30 - 19.30 (al mattino su appuntamento). Fino al 30 novembre.

ISIA Academy. 1922 - 1943, quando i designer portavano la cravatta, Casa degli Umiliati - Musei Civici di Monza, dal 10 novembre al 28 gennaio

Chi erano i designer con la cravatta? Erano gli studenti che frequentavano l'Istituto Superiore di Industrie Artistiche di Monza nella sua breve - ma fondamentale - esistenza.

Sono gli anni compresi tra il 1922 e il 1943 quelli dell’Istituto nato su ispirazione del tedesco Bauhaus e tra le più importanti e attive scuole di arte e design in Italia nel primo dopoguerra, a raccontare una didattica, una passione e un fare progettazione con cui si formarono pittori, scultori e grafici.

Dalle aule dell’ISIA uscirono artisti come Costantino Nivola – che emigrò poi negli Stati Uniti dove divenne scultore affermato – e Giovanni Pintori, art director per Olivetti dal 1938 al 1968, che per la celebre azienda di Ivrea firmò materiale pubblicitario di ogni genere a livello internazionale: manifesti, pagine, insegne.

L’esposizione racconta tutto questo tra materiale originale e installazioni video, in un confronto interessante tra passato e presente. A cura di Alberto Crespi, la mostra è stata realizzata in collaborazione con Vertigo Syndrome.

A chi piacerà: agli insegnanti, agli studenti, ai creativi, agli storici.

Informazioni utili: Casa degli Umiliati - Musei Civici di Monza, via Teodolinda 4, Monza, dal 10 novembre al 28 gennaio aperto da mercoledì a domenica in orario 10 - 13 e 15 - 18; giovedì apertura serale dalle 20 alle 23.

Sarah Sze, Metronome; Sara Enrico, Tainted Lovers, OGR Torino, dal 3 novembre al 10 dicembre

Due giovani artiste approdano agli ex binari delle OGR di Torino con due personali che raccontano la loro ricerca artistica. Due visioni e due tecniche decisamente diverse, eppure in dialogo tra loro pronte a fornire una possibile lettura del contemporaneo.

L’americana Sarah Sze con la sua esposizione dal titolo Metronome apre la sua prima personale in un’istituzione pubblica in Italia portando in scena la sua ricerca sul processo generativo della creazione di immagini. Era la fine degli anni 90 quando Sze ha cominciato a mettere a punto un linguaggio dinamico che sapesse raccontare l’incessante flusso di informazioni della vita contemporanea attraverso costellazioni di oggetti e proliferazione di immagini.

Sara Enrico, invece, lavora sulla manipolazione di materiali diversi, dal cemento al tessuto alla gommapiuma, interrogando se stessa e il pubblico sul significato della percezione.

L’allestimento mette a confronto materiali e forme diverse presentando interconnessioni inedite di una modellazione sofisticata della materia che immerge lo spettatore in una visione quasi tattile del suo lavoro. Lo spazio di OGR presenta così due visioni, due esperienze artistiche con un obiettivo comune: creare un territorio immersivo in cui accogliere il pubblico.

A chi piacerà: agli amanti della sperimentazione artistica, espositiva e concettuale.

Informazioni utili: OGR Torino, Corso Castelfidardo 22, Torino, dal 3 novembre al 10 dicembre, aperto tutti i giorni dalle 9 a mezzanotte.

Gabriella Crespi, Nilufar, Milano, dal 25 ottobre al 25 gennaio

Di Gabriella Crespi si conoscono i suoi lavori tra arte e design, si conosce soprattutto la sua infallibile capacità di trasformare la semplicità geometrica in opere d’arte funzionali e la scelta di materiali evocativi come bambù, rattan e bronzo.

Della sua inventiva e della sua attenzione meticolosa al lavoro artigianale parlano tutti i suoi oggetti, la cui portata visiva e tattile non poteva che coinvolgere il pubblico, anche in una rivisitazione dello spazio che li avrebbe accolti.

Crespi gioca con le sue creazioni, magari rendendole modulari e trasformabili, sempre versatili. In questa mostra è presentata una raccolta delle creazioni della designer, nel tentativo di rispondere alla domanda, semplice quanto essenziale: cosa rende così duraturo il fascino delle opere di Gabriella Crespi? L’architetto e critico Joseph Grima, curatore dell’esposizione risponde così: «Le creazioni di Crespi emergono come promemoria senza tempo che la vera creatività non è necessariamente una funzione della sua epoca, o di qualsiasi epoca».

A chi piacerà: agli appassionati di design, artigianato e della ricerca sui materiali.

Informazioni utili: Galleria Nilufar, via della Spiga 32, Milano, aperta fino al 25 gennaio, da martedì a sabato in orario 10 - 19.