Dal 29 marzo al 27 agosto al Musée Carnavalet, un’esperienza sensoriale che oscilla tra immaginazione e realtà – patafisica, appunto – alla scoperta di Parigi, firmata da Philippe Starck
Una Parigi così non si era mai vista. E forse non si rivedrà mai più.
È quella studiata, immaginata e raccontata da Philippe Starck in occasione della mostra Parigi è patafisica. Più che un’esposizione, un’esperienza sensoriale allestita negli spazi del Musée Carnavalet e creata ad immagine e somiglianza del grande designer transalpino che per l’occasione diventa il più originale dei ciceroni.
L’appuntamento è fissato dal 29 marzo al 27 agosto: in questo lasso di tempo il pubblico verrà accompagnato in un itinerario, che oscilla tra immaginazione e realtà, in cui si andrà alla scoperta di parchi, musei, palazzi, canali all'interno di una scenografia originale progettata dallo stesso Starck.
Motore di tutto questo è ovviamente la creatività, ma anche la Patafisica, come recita il titolo della mostra.
Di che si tratta? Il copyright del termine è opera dello scrittore francese A. Jarry. Patafisica è la ‘scienza delle soluzioni immaginarie’.
Spesso considerata come una logica dell'assurdo, nel corso degli anni è riuscita talmente a influenzare scrittori, pittori, cineasti, critici, matematici e filosofi da diventare una vera e propria corrente artistica.
Starck ha scelto lei per rendere omaggio alla sua città natale esplorando 12 snodi più o meno poetici. Mete turistiche e centri di potere, spazi conviviali e spazi pubblici.
Si va dal Musée Grévin alla volta del canale Saint-Martin e la chiusa dell’Arsenale; dalla La tour Eiffel, che Starck chiama 'la grande osseuse' ai vecchi bagni pubblici in rue du Bourg-l’Abbé, dal Parc de la Villette al Café Stern, dalla camera da letto di Danielle Mitterrand all’Eliseo del 1983 fino al Café Costes, di place des Innocents, 1984-1994.
Insomma, Parigi all’ennesima potenza.
“Questa città evoca in me l’eleganza. - spiega il designer - Qui c'è armonia. Ci sono proporzioni, allineamenti, prospettive che fanno sentire tutti estremamente intelligenti. Parigi è l'evocazione  stessa dell’intelligenza”.

La mostra gioca dunque con i legami tra storia e finzione.

Sfugge alla ricostruzione storica, lavora su distorsioni, sulle sovrapposizioni improbabili e soprattutto sulle meraviglie. La domanda a questo punto sorge spontanea: perché parlare proprio oggi di Patafisica? Stiamo progettando vie di fuga dal mondo?

“Parliamo di Patafisica ora perché nel 2023 ricorre il 150° anniversario della nascita di Alfred Jarry - ci spiega il direttore del museo, Valerie Guillaume - Questa scienza offre a tutti noi le chiavi per progettare il mondo e aprire le porte di nuovi universi”.

“I Patafisici condividono il gusto per il bello e contemporaneamente per l’impossibile. - le fa eco Starck, nominato Reggente del Collegio di Patafisica - Ma sono soprattutto persone incapaci di prendere le cose sul serio. Un po’ come me.

La vita per me significa prendere le cose serie alla leggera e le cose leggere sul serio”.

È la prima volta che il Musée Carnavalet presenta un progetto così spiazzante ed originale.

I testi delle varie stanze sono firmati Philippe Starck, mentre la scenografia è realizzata dall'Atelier Maciej Fiszer e si dipana attraverso atmosfere che si susseguono in un allestimento guidato da un approccio low-tech, nel rispetto l’ambiente.

Rispettio che va dal riuso di attrezzature utilizzate per le mostre precedenti alla ricerca di oggetti trovati nei mercatini della Ville Lumière.

”Sono un uomo di foreste, dune, grandi onde - dice Starck -, ma se devo andare a Parigi mi piacciono le zone grigie. Condivido con Modiano l'amore per quelle zone dove ti chiedi se esiste realmente quello che vedi.

Queste aree cuscinetto tra quartieri diversi, poste prima o subito dopo la tangenziale. Spazi che proprio non capiamo.

Ma credo che la bellezza e la poesia si esprimano in luoghi che non sono stati disegnati. Credo insomma che la bellezza, in fin dei conti, si esprima nell’ombra”.