Sono quattro i temi lungo i quali si articola l’esposizione, indicati da parole forti, importanti per l’epoca che stiamo vivendo.
«Ho scelto queste parole brutte appositamente. Mi piace creare una differenza con l’uso triviale che normalmente ne viene fatto oggi», risponde con ironia e serietà il curatore. «Parlo di radici e identità per mostrare i lavori di Moira Ricci e di Susana Pilar che nel suo Lo que contaba la abuela parla di matrimonio come identità famigliare e uscita dalla schiavitù, ma espongo anche il cinquecentesco dipinto Ritratto di giovane come allegoria dell’amicizia di Mirabello Cavalori.
Il discorso verte su identità e ritratto. Perché questa forma d’arte compare solo nel 1400? Perché l’uomo è al centro del mondo. Siamo in un nuovo paradigma, l’umanità prende il posto di Dio (e mettere al centro del dipinto un uomo specifico è un aspetto paradigmatico e simbolico)».
Ogni paese è abbinato a una coppia di parole, intorno alle quali sono costruite le esposizioni. A Camagna si parla di Lavoro e radici; a Vignale di Ritratto e identità; a Montemagno di Caducità e morte e a Castagnole della sacralità dell’arte, anche laica.
«L’idea di sacralità dell’opera, dell’identità attraverso la raffigurazione, quella dei mestieri (funzionano nel contemporaneo?) sono le parole che compongono i paradigmi attraverso cui indago il presente: funzionano nel contemporaneo? E la risposta è sì», conclude Falciani. Dunque Panorama Monferrato è l’occasione per vedere il presente con i paradigmi dell’arte antica e leggere il contemporaneo attraverso il dialogo con altre epoche, altre filosofie, altri modi di leggere il mondo. Un inno al dialogare civile, costruttivo e pacifico. Da vedere.
Panorama Monferrato - Camagna, Vignale, Montemagno e Castagnole - dal 4 all’8 settembre
In copertina: Courtesy Italics. Ph. Louis De Belle