Henri Cartier-Bresson a Rovigo, Nam June Paik a Torino, Monica Bolzoni ed Ettore Sottsass a Milano, Diller Scofidio + Renfro a Roma e tanto altro

Si parla di sguardo e del vedere nella mostra alla Fondazione ICA di Milano che mette in scena il lavoro di un fotografo (Stefano Graziani) e di uno studio di architettura (Office) che hanno lavorato per l’azienda altoatesina Finstral e hanno trasformato la fotografia d’azienda in un oggetto artistico. O meglio, filosofico.

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Perché al centro del loro lavoro c’è la questione che riguarda la cornice, lo sguardo e il supporto espositivo: chi mostra chi? Chi guarda chi?

Sempre di fotografia si parla invece a Rovigo con la mostra dedicata allo sguardo che un maestro ha dedicato all’Italia, quello di Henri Cartier-Bresson. Se lo sguardo poi viene rivolto ai media e alla propria cultura di appartenenza, quella della Corea e dell’estremo oriente, si finisce per parlare di conigli e di lune, temi cari alla tradizione e trasformati in sculture lignee a forma di coniglio e lune mostrate in Tv.

È il lavoro di Nam June Paik che va in scena al MAO di Torino insieme a opere di artisti contemporanei che dialogano con lui. Di sguardi poi si parla anche nella moda, o meglio nel geniale percorso di Monica Bolzoni che di ritorno dall’America degli anni 70 apre il suo atelier e lo trasforma in un territorio della sperimentazione.

Ne parla una mostra alla Triennale di Milano che inaugura anche un nuovo percorso espositivo del suo Museo del design e una mostra su Ettore Sottsass incentrata sulla sua personalissima idea di architettura e natura. Diller Scofidio + Renfro approda al MAXXI di Roma per parlare di movimento in architettura, mentre il museo romano ospita anche un approfondimento sulla Torre Velasca in seguito all’acquisizione degli archivi BBPR.

Torino invece accoglie i lavori fantastici e spaventosi di Giger, il padre di Alien, mentre in provincia di Asti i lavori di Patrick Tuttofuoco inaugurano Palazzoirreale: lo sguardo, questa volta, volge sul fantastico. Infine, di abitare, di diritto alla casa e di forme possibili di convivenza si parla al festival Farout che per dieci giorni animerà Spazio Base (e dintorni) a Milano.

Stefano Graziani e OFFICE Kersten Geers David Van Severen, Picture Window Frame, Fondazione ICA Milano, dal 3 ottobre al 30 novembre

Tre elementi, la finestra, la fotografia e il dispositivo espositivo degli allestimenti museali o da archivio. Se si prova a farli dialogare, emergono da subito questioni filosofiche importanti perché tutti e tre gli elementi hanno a che fare con il guardare: chi guarda chi? Proprio a questo hanno pensato il fotografo Stefano Graziani e gli architetti OFFICE Kersten Geers David Van Severen che hanno lavorato insieme a un progetto commissionato da Finstral (questa è la seconda tappa), azienda altoatesina di finestre e serramenti, tra le più grandi d’Europa.

L’invito a Graziani era di osservare il processo di produzione e la collezione d’arte iniziata dal fondatore dell’azienda Hans Oberrauch a partire dagli anni Settanta. Ma poi le cose sono decisamente cambiate.

Perché il fotografo e gli architetti coinvolti sono partiti dal significato del guardare e documentare per riconnettersi alla storia dell’arte e dell’architettura, finendo per riflettere sull’atto del mostrare e dell’essere mostrato, nella relazione tra opera e contesto. E ad andare in crisi è il concetto stesso di esposizione. Si comincia dal display: è il display che mostra l’opera o viceversa? Sicuramente il display non è un elemento neutro, condiziona lo sguardo del pubblico e i suoi movimenti nello spazio. Così come una finestra e una fotografia…

A chi piacerà: a chi ama indagare il dietro le quinte delle esposizioni, a chi si diverte a giocare tra arte, filosofia e architettura.

Informazioni utili: Fondazione Ica, via Orobia 26, Milano, aperta il mercoledì dalle ore 14 alle 18; dal giovedì al sabato dalle 12 alle 19.

Diller Scofidio + Renfro, Architettura instabile, Museo Maxxi, Roma, dal 25 ottobre al 2 marzo

Non è essenziale che l’architettura progetti edifici immobili. Lo racconta lo studio di progettazione Diller Scofidio + Renfro, che si auto mette in mostra al Maxxi con una riflessione sul movimento. In architettura, naturalmente: edifici che cambiano configurazione, che hanno elementi mobili, che possono ruotare o addirittura gonfiarsi.

In un’esposizione allestita dallo stesso studio, si parlerà di mobilità, adattabilità, operatività ed ecodinamismo, i quattro pilastri su cui si è basata anche la resistenza alla rigida inerzia dell’architettura che ha animato il secondo dopoguerra.

Cosa significa? La mobilità consente agli edifici di essere fisicamente trasferiti, per scelta o per evitarne la demolizione. L’adattabilità consente di riconfigurarli, mentre l’operatività rende gli edifici delle macchine, sintonizzatili sulle esigenze dei loro abitanti. Infine, l’ecodinamismo parla di una flessibilità tra l’edificio e l’ambiente. L’esposizione invita a ripensare l’architettura e l’idea stessa di edificio lungo queste tematiche, estremamente attuali e utili per riflettere sul futuro.

A chi piacerà: agli architetti, ai progettisti e ai visionari.

Informazioni utili: Museo MAXXI, via Guido Reni 4/A, Roma, aperto da martedì a domenica in orario 11-19.

Torre Velasca: un focus a cura di Maria Vittoria Capitanucci e Tullia Iori, Museo Maxxi, Roma, dal 25 ottobre al 23 febbraio

Un secondo appuntamento al museo romano racconta la Torre Velasca, il primo “grattacielo all’italiana”, icona di Milano e di un periodo storico, gli anni 50, segnato dal miracolo economico.

La proposta espositiva è di fare un salto nella storia grazie alla recente acquisizione da parte dell’istituzione museale degli archivi dello studio BBPR, autore del grattacielo milanese. Che è stato amato quanto odiato, criticato quanto osannato, certamente parte del tessuto urbano della città, ma anche del gusto di un’epoca, nonché ambizioso progetto dal punto di vista architettonico e ingegneristico.

Sarà possibile esplorarla in realtà aumentata (AR) e immersiva (VR) e, per le principali sezioni della mostra, sono previsti dei modelli tattili, utili per la comprensione dello spazio e del processo creativo da parte dei visitatori con disabilità visive. In occasione della mostra verrà pubblicato l’inventario completo dell’archivio dello Studio BBPR all’interno della Collana dei Quaderni del Centro Archivi del MAXXI Architettura.

A chi piacerà: agli appassionati di storia e costume

Informazioni utili: Museo MAXXI, via Guido Reni 4/A, Roma, aperto da martedì a domenica in orario 11-19.

Ettore Sottsass, Architectures, Landscapes, Ruins, a cura di Barbara Radice e Iskra Grisogono di Studio Sottsass con Marco Sammicheli, Triennale Milano, dal 4 ottobre al 13 aprile 2025

Il paesaggio, la fotografia e il disegno sono gli occhiali con cui guardare l’architettura in questo nuovo approfondimento dedicato a Ettore Sottasass.

Con la collaborazione scientifica con Studio Sottsass e la consulenza creativa di Christoph Radl, si compone un racconto visivo a base di disegni e schizzi legati ai temi dell’architettura, del paesaggio e delle rovine appartenenti a un periodo successivo a Memphis, insieme a un testo dal titolo Rovine e altre riflessioni.

Si arriva così al quinto appuntamento dedicato alla figura dell’architetto e designer di Innsbruck che Triennale allestisce intorno alla sua Casa Lana.

A chi piacerà: ai giovani architetti, a chi ama la natura e il paesaggio e il loro dialogare con l’architettura.

Informazioni utili: Triennale Milano, viale Alemagna 6, aperta da martedì a domenica in orario 10.30 - 20.

Monica Bolzoni, Il modulo, a cura di Marco Sammicheli e Anna Di Cesare, Triennale Milano, dal 25 ottobre al 12 gennaio 2025

Monica Bolzoni a Milano era un’istituzione: il suo negozio, Bianca e Blu, in via De Amicis, apriva mondi immaginari e fantastici a chiunque si fosse affacciato alla sua vetrina. Era impossibile non farlo, perché quella piccola scatola magica portava in Italia la libertà creativa di Los Angeles e New York negli anni della factory di Andy Warhol.

La formazione di Bolzoni risale a quei luoghi, ma lei poi individua una sua strada personale e decisamente autonoma, che mette al centro il corpo femminile, tra memoria e materiali innovativi. Era il 1981 quando Bolzoni ha aperto il suo negozio milanese che tre anni dopo trasforma in un atelier di ricerca e sperimentazione di nuovi tessuti e materiali, per poi avvicinarsi al Giappone. La storia è lunga, ma si caratterizza per un’esperienza tra moda, arte e architettura che diventerà la sua cifra più interessante.

Di tutto questo si parlerà nella mostra che Triennale dedica alla stilista e designer italiana, ponendo l’accento sul progetto. Con l’occasione di questa mostra inaugura (sempre il 25 ottobre) anche il nuovo percorso espositivo del Museo del Design Italiano. La moda italiana e internazionale dialogherà infatti con alcuni oggetti significativi del design italiano, in un confronto sui metodi compositivi, sull’uso dei materiali e sulla produzione, lungo un progetto di allestimento a cura di Luca Stoppini.

A chi piacerà: a chi cerca nel progetto la creatività, a chi pensa la moda come architetture indossabili e al design come un dare forma alla creatività.

Informazioni utili: Triennale Milano, viale Alemagna 6, aperta da martedì a domenica in orario 10.30 - 20.

Beyond Alien: H.R. Giger, Mastio della Cittadella, Torino, dal 5 ottobre al 16 febbraio

Hans Ruedi Giger è il padre di Alien. L’artista che ha creato l’immaginario del mitico film di Ridley Scott nonché la figura dell’alieno per eccellenza. Il suo immaginario ha poi disegnato il cinema dell’horror fantascientifico e dell’immaginario mostruoso dando vita a figure biomeccaniche impressionanti.

A lui Torino dedica un grande omaggio nella mostra curata da Marco Witzig, massimo esperto internazionale di Giger, in occasione dei dieci anni dalla sua scomparsa. Witzig porta in scena i diversi volti di Giger, artista poliedrico, scultore, disegnatore, e, soprattutto, uno dei più grandi maestri dell’aerografo. E i suoi mondi immaginifici hanno influenzato la moda, il design e la musica: sono sue alcune mitiche copertine degli LP di artisti come Debbie Harry, Emerson, Lake and Palmer, Magma, Dead Kennedys. E suoi sono anche le opere per il mai realizzato primo adattamento di Dune, progetto epico del regista cileno Alejandro Jodorowsky. Così come sono suoi i disegni surrealisti a tema orrore cosmico ispirati alle parole dello scrittore H.P. Lovecraft. Un viaggio nel progettuale del mondo fantastico di Giger.

A chi piacerà: agli appassionati di cinema fantascientifico e al mostruoso.

Informazioni utili: Mastio della Cittadella, Torino, Corso Galileo Ferraris, 0 - angolo Via Cernaia, aperto da lunedì a venerdì in orario 9.30/19.30; sabato e domenica fino alle 20.30.

Nam June Paik, Rabbit Inhabits the Moon, MAO - Museo Arte Orientale, Torino, dal 19 ottobre al 23 marzo 2025

Nam June Paik (Seul 1932 - Miami 2006) è stato un pioniere della video arte in un’interessante contaminazione tra la cultura massmediatica capitalista e conquista dell’Occidente con quella della poesia, della musica e della tradizione culturale e sciamanica coreana. Così il titolo della mostra ne esemplifica il lavoro artistico: quel coniglio sulla luna è una figura tipica di molta letteratura dell’estremo oriente, con Paik diventa una scultura in legno che osserva la luna sullo schermo di un vecchio televisione.

Non solo, Paik è musicista e musicologo per formazione e la musica è un elemento centrale nella sua espressione artistica. Intorno a questi nuclei si sviluppa la mostra a Museo di Arte Orientale di Torino che da qualche tempo si interroga sul proprio ruolo. E sulla propria collezione.

Curata da da Davide Quadrio, direttore del Museo, e Joanne Kim, critica e curatrice coreana, con Anna Musini e Francesca Filisetti, Rabbit Inhabits the Moon è prima di tutto un dialogo tra generazioni diverse. La mostra infatti mette in relazione nuove produzioni di artisti coreani e opere video e installazioni provenienti dalla collezione del Nam June Paik Art Center con celebri opere di Paik – perlopiù in prestito dalla Fondazione Bonotto – e a preziosi manufatti tradizionali provenienti da prestigiose istituzioni, tra le quali il Musée Guimet - Musée national des Arts asiatiques, il Museo d’Arte Orientale “E. Chiossone” di Genova e il Museo delle Civiltà di Roma.

A chi piacerà: agli amanti del cyberpunk, della videoarte e del dialogo tra le diverse generazioni.

Informazioni utili: MAO, via San Domenico 11, Torino, aperto da martedì a domenica in orario 10 - 18.

Patrick Tuttofuoco, Palazzoirreale, casa spumantiera Bosca, Canelli (AT), fino all’8 dicembre

Le mani sono le protagoniste del lavoro che Patrick Tuttofuoco ha messo a punto per la casa spumantiera Bosca nel Monferrato. L’idea della maison vinicola è quella di dare vita a una nuova narrazione degli spazi che per lungo tempo hanno accolto (e in alcun casi continuano ad accogliere) l’azienda di famiglia attraverso un progetto pensato dall’architetto Diana Berti e dal gallerista e curatore Giorgio Galotti.

Nasce così Palazzoirreale in via Bosca 2, un insieme di edifici eterogenei per funzione che ora accolgono le opere di Patrick Tuttofuoco, primo artista ad inaugurare il progetto. Che parte, appunto dalle mani, simbolo del paesaggio, della popolazione e del territorio e anche filo conduttore in una mostra antologica di opere dei primi anni 2000 fino alle più recenti, come Shape Shifting del 2024 e un lavoro site specific sul belvedere della sede storica di Bosca. Un modo di fare arte e architettura insieme, pensando al riuso, alla trasformazione e a nuovi modi di narrare passato, presente e futuro.

A chi piacerà: a chi pensa che l’arte contemporanea sia un attivatore di idee.

Informazioni utili: Palazzoirreale, via Bosca 2 Canelli (AT), aperti da venerdì a domenica in orario 10/19; mercoledì e giovedì su prenotazione.

Henri Cartier-Bresson e l’Italia, Palazzo Roverella, Rovigo, fino al 26 gennaio 2025

Il rapporto del fotografo francese con l’Italia comincia molto presto, già all’inizio degli anni ’30, quando Cartier Bresson fa un viaggio di piacere nel Belpaese in compagnia dell’amico André Pieyre de Mandiargues, giovane poeta e scrittore, e della sua compagna, la pittrice Leonor Fini. Lui aveva appena preso la decisione di abbandonare la pittura per dedicarsi esclusivamente alla fotografia e sarà durante questo viaggio che scatterà alcune delle foto più famose del suo repertorio.

Così comincia anche il percorso espositivo di questa grande mostra dedicata a raccontare come il fotografo guardava al ostro paese: ci sono oltre 200 pezzi esposti tra fotografie, giornali e lettere per un viaggio nel viaggio di Cartier Bresson.

Che torna in Italia negli anni 50, in particolare in Abruzzo e Lucania e poi tra i 50 e i 60 a più riprese per realizzare servizi fotografici per le grandi riviste illustrate dell’epoca, tra cui “Holiday” e “Harper’s Bazaar”, dedicati soprattutto a Roma, Napoli, Venezia, ma anche Ischia e la Sardegna. Interessante poi il lavoro su Matera realizzato in tempi diversi che ne mostra i cambiamenti ma anche il permanere di tradizioni e identità locali. A cura di Clément Chéroux e Walter Guadagnini la mostra è la più grande monografia italiana dedicata a Henri Cartier-Bresson.

A chi piacerà: a chi ama la fotografia e a chi è curioso di immergersi in un tempo lontano.

Informazioni utili: Palazzo Rovellara, via Laurenti 8/10, Rovigo, aperto da lunedì a venerdì in orario 9/19; sabato e domenica fino alle 20.

Farout Festival Live Arts Festival, Spazio Base, Milano, dal 3 al 13 ottobre

In questa nuova edizione del festival milanese si parla di convivialità, o meglio, come spiegano i curatori, di convivialismo. 20 presenze artistiche e 45 appuntamenti invitano il pubblico a esplorare nuovi modi di stare nel presente, considerando il corpo, la città, il pianeta e la storia. In particolare The Convivial Laboratory: Abitare l’inabitabile è una riflessione sul diritto alla casa e all’abitare così come sulla convivenza e la sua possibile riorganizzazione tra esperienze collettive e personali.

Perché Farout, allora? La distanza indicata nel nome del festival è quella ritenuta necessaria dai suoi ideatori per non cadere in traiettorie prestabilite e offrire un punto di vista inedito sulle questioni del nostro tempo. L’inaugurazione del festival è affidata all’artista tedesca Ulla von Brandenburg che svelerà la sua installazione Terra solida, Vento liquido alle ore 18.30, ma poi per nove giornidentro e fuori Spazio Base e Silos Armani, si terranno incontri e performance sul tema della convivenza urbana.

A chi piacerà: a chi è appassionato di urbanistica, architettura e creatività condivisa (e condivisibile)

Informazioni utili: Spazio Base, via Bergognone 34, Milano