Niki de Saint Phalle sparava: al sistema dell'arte, alle convenzioni, a tutti gli impedimenti che impedivano alle donne di essere

Niki de Saint Phalle spara. Spara alla pittura, per entrare in un mondo dell’arte prettamente maschile; spara alle convenzioni che vedevano la donna stretta nei ruoli di moglie, madre e sposa; spara per esprimere se stessa.

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L'artista francese - in mostra al Mudec di Milano dal 5 ottobre al 16 febbraio 2025 - lo ha fatto nei primissimi anni 60, con una serie di performance contro quadri bersaglio che le apriranno le porte del mondo dell’arte parigino.

Su quelle tele esplodevano sacchetti di vernice colorata insieme ai suoi sentimenti, alla protesta contro la violenza della politica francese e della guerra fredda, alla denuncia della violenza contro le donne nella vita famigliare e sociale, quasi impossibilitate a emanciparsi e a ribellarsi contro un’educazione troppo rigida.

La mostra Niki de Saint Phalle al Mudec

Quelle opere aprono il percorso espositivo della più grande retrospettiva a lei mai dedicata in un museo italiano, a cura di Lucia Pesapane, in collaborazione con la Niki Charitable Art Foundation.

110 opere tra cui una ventina di grandi dimensione, insieme ai lavori per la Maison Dior, video, e interviste, raccontano la versione pop dell’arte del secolo scorso, in chiave femminile. Anzi, femminista.

Le Nana di Niki

Dopo gli spari, Niki de Saint Phalle proseguirà il suo percorso per distruggere tutti i ruoli che vengono imposti alle donne nella storia, fino a cambiare paradigma. Alla fine degli anni 60 e nei 70 infatti compare la figura della Nana, al contempo antica divinità sumera del fiume Eufrate e governante negli anni della sua infanzia a New York.

Di Nana ne farà moltissime, in materiali diversi, ma tutte sinuose, accoglienti e giocose in quella versione pop dell’antica divinità della Grande Madre che attualizza ancestrali storie di ogni popolo.

La Nana è generativa e creativa, così tanto da avere il potere di dare forma e vita a una società matriarcale, pronta a battersi per l’uguaglianza di genere e la diversità.

Niki de Saint Phalle e Jean Tinguely

La vita di Niki è profondamente cambiata, si separa dal marito e dai figli per iniziare una nuova avventura con il compagno Jean Tinguely con cui divideva vita e l’atelier.

Questa volta insegue la gioia. Quella di esprimersi, di raccontarsi, come fa nel Giardino dei Tarocchi, parco monumentale vicino a Capalbio con 22 sculture relative alle 22 carte.

Ma non dimentica mai l’emarginazione e di Aids, di uguaglianza e inclusione si parlerà dagli anni 90 in poi, fino a opere tardive che vogliono racontare le più recenti battaglie ambientaliste.

Ecco chi è Niki de Saint Phalle, artista delle linee curve, dei colori forti e squillanti, delle misure XL e di espressioni artistiche molto diverse tra loro, dalla performance alla scultura. Ecco chi era quella ragazza audace, coraggiosa e anticonformista. Che ha usato il colore sempre, anche per dire il dolore.

Mentre Niki de Saint Phalle è in mostra al Mudec di Milano, l’Hangar Bicocca ospita le opere di Jean Tinguely, il suo compagno di vita, dal 10 di ottobre al 2 febbraio 2025. L’occasione di vedere entrambe le esposizioni è ghiotta: è come completare il puzzle… Le opere dell’uno sono complementari a quelle dell’altra.

Foto di copertina: Niki de Saint Phalle nel suo studio, 1962, © Photo by Giancarlo BOTTI/Gamma-Rapho via Getty Images