Due mostre a Roma (una, fino al 16 giugno, con le immagini di Armin Linke) e ancora a Milano, Varese a Brescia: questa settimana il focus delle esposizioni da non perdere è a tema inclusione

L’inclusione è alla base del lavoro degli architetti tedeschi Kuehn Malvezzi che ormai da anni stanno lavorando a un progetto interreligioso, ora in fase di costruzione.

Si chiama House of One e sarà il luogo delle tre religioni monoteiste a Berlino. A raccontarlo, all’Università di Roma Tre solo fino al 16 giugno, è uno storytelling con le fotografie di Armin Linke.

Di inclusione si parla quando si parla di Bertina Lopes, straordinaria artista della diaspora africana che ha fatto delle battaglie per i diritti civili la sua battaglia.

Il Museo delle civiltà di Roma ospita una parziale ricostruzione del suo studio-abitazione, luogo simbolo del suo lavoro. A proposito di studi e case d’artista, parte in questi giorni la seconda edizione di Archivi Futuri che si propone di includere arti diverse per comunicare i lavori specifici conservati nei vari archivi che prendono parte al festival.

Il futurismo e le arti applicate dialogano in un inedito percorso tra il movimento artistico e il liberty in tutte le sue forme in una mostra milanese, che racconta architetture, decorazioni e anche abiti di scena (quello di Ziggy Stardust!).

Infine a Brescia arriva un’antologica degli ultimi 20 anni di arte contemporanea in Cina in un discorso inclusivo bidirezionale: quanto la Cina guarda a Ovest e quanto l’Ovest è condizionato da quell’universo?

Rituals/Materials. Una installazione di KUEHN MALVEZZI e Armin Linke con Claudia Professione e Greta Valentinotti, Ex Mattatoio Università di Roma Tre, fino al 16 giugno

Resta aperta pochissimi giorni questa installazione fotografica intorno al lavoro che gli architetti Kuehn Malvezzi stanno realizzando a Berlino nella House of One, una casa per tre fedi monoteiste.

Il progetto dell’edificio è molto interessante perché include in un’unica struttura i culti ebraico, cristiano e islamico. E questa installazione non è altro che il racconto per immagini dell’edificio attualmente in costruzione.

Ma non è né cronologico né gerarchico, bensì un mosaico orizzontale che offre continue suggestioni visive per ricostruire la genesi e il processo progettuale dell’edificio berlinese e per ri-pensare le modalità di dialogo, di integrazione e convivenza tra le diverse comunità che abitano la città. Le foto compongono una cartografia stratificata che restituisce al visitatore l’iter complesso di un progetto straordinario, raccontato da più voci autoriali. Un processo di astrazione attraverso le immagini che propongono Berlino come città paradigma in cui i movimenti migratori e la crescente globalizzazione fanno del panorama urbano un organismo multiforme ed eterogeneo.

Rituals/Materials nasce da un’idea di Eleonora D’Alessandro, grazie alla collaborazione tra il Dipartimento di Architettura e il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Roma Tre con l’ISIA di Urbino, il supporto di Villa Massimo e il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Roma e del Tavolo Interreligioso di Roma.

A chi piacerà: a chi pensa il dialogo come progettare innovativo, inclusivo e multiforme nelle città.

Informazioni utili: Dipartimento Architettura Roma Tre Ex-Mattatoio Testaccio, Largo G.B. Marzi 10 padiglione 15a, aperto da lunedì a venerdì in orario 10 - 20.

Bertina Lopes: via XX Settembre 98, la casa come luogo di resistenza, Museo delle civiltà, Roma, fino al 5 novembre

Bertina Lopes era un drago. O meglio, era una donna combattente, che ha lottato per la difesa dei diritti civili, contro il colonialismo e ogni forma di oppressione. E una volta giunta a Roma, sua città d’adozione, dove ha vissuto per 70 anni, ha fatto del studio-abitazione un punto di riferimento per intellettuali, artisti, poeti, rifugiati e attivisti della comunità mozambicana e portoghese, ma anche di altri Paesi africani ed europei.

Lopes nasce nel Mozambico portoghese nel 1924 da padre portoghese e madre mozambicana. Si trasferisce a Lisbona per poter continuare gli studi, vietati nel suo Paese a persone di etnia mista come lei.

Studia pittura e disegno, ma è l’incontro con il modernismo portoghese ed europeo la chiave di volta nel suo lavoro. Da allora infatti comincia a interconnettere moduli stilistici propri delle avanguardie internazionali con iconografie africane tradizionali. La sua partecipazione ai movimenti per l’indipendenza del Mozambico in Portogallo la costringeranno ad abbandonare il paese e grazie a una borsa di studio raggiunge Roma.

Era il 1964 e la sua ricerca artistica non ha mai smesso di unire al desiderio di indipendenza e al rifiuto di ogni colonialismo, un'acuta consapevolezza della propria identità africana. In questo contesto, vita e arte si sono intrecciate senza soluzione di continuità fino al 2012, anno della sua scomparsa, e la sua casa-laboratorio è diventa uno spazio di resistenza e di affermazione di un’identità diasporica.

Tutto questo si racconta nella mostra allestita al Museo delle civiltà nell’ambito del progetto del Museo delle Opacità, volto a documentare la complessità del passato coloniale. La casa di Bertina Lopes ricostruita parzialmente nel museo, grazie a un’estensiva documentazione fotografica realizzata dal fotografo Giorgio Benni e commissionata dal Museo delle Civiltà, accoglie i visitatori nel suo essere emblema delle lotta per la libertà.

A chi piacerà: a chi ama entrare negli studi di artisti e architetti, a chi si battere i diritti civili, a chi vuole conoscere meglio la storia del colonialismo europeo.

Informazioni utili: Palazzo delle Civiltà Palazzo delle Scienze piazza Guglielmo Marconi, 14, Roma, aperto da martedì a domenica in orario 8.00 - 19.00.

Futurliberty. Avanguardia e stile, Museo del Novecento e Palazzo Morandi, Milano, fino al 3 settembre.

Se non l’avete ancora vista, merita un po’ di attenzione. Perché questa mostra propone un inedito raccordo tra pittura e arti applicate nel movimento futurista. Così recita il titolo, Futurliberty appunto, che fonde il futurismo con lo stile liberty.

Il confronto comincia in realtà dal punto di vista pittorico perché i lavori di Giacomo Balla, Gino Severini, Umberto Boccioni, Carlo Carrà e Fortunato Depero dialogano con i dipinti vorticisti degli inglesi coevi, come Percy Wyndham Lewis e Christopher Nevinson, partendo dal manifesto Vital English Art del 1914 firmato dalla 'caffeina d’Europa', Filippo Tommaso Marinetti.

Futurismo e vorticismo sono stati movimenti di rottura con il passato per guardare al futuro con energia, forza e dinamismo e proprio questi sguardi hanno condizionato anche la vita quotidiana del tempo e il suo gusto.

A queste visioni si è ispirato prima di tutto William Morris e gli altri creativi di Liberty, l’azienda di tessuti londinese che ha appena proposto due nuove creazioni in linea con la sua storia passata, ma anche architetti e artigiani che hanno dato quel tocco vitalista ad alcuni quartieri delle città europee.

Milano conta alcuni esempi interessanti di palazzine liberty e le foto delle loro facciate accompagnano il percorso espositivo tra opere pittoriche, decorative ed elementi di design.

A chi piacerà: a chi ama creare mappe concettuali a base di collegamenti tra arti diverse e scoprire le connessioni tra design, arte e costume. Con una sorpresa per gli appassionati di musica: il costume di Ziggy Stardust

Informazioni utili: Museo Novecento in Piazza Duomo 8, Milano martedì alla domenica in orario 10 - 19.30 (giovedì fino alle 22.30); Palazzo Morando in via S. Andrea 6, Milano, è aperto da martedì a domenica in orario 10 - 17.30.

Archivifuturi. Festival degli archivi del contemporaneo, varie sedi tra l’alto milanese e la provincia di Varese, dal 16 giugno al 16 luglio

La seconda edizione della manifestazione che dà voce agli archivi del contemporaneo parte in questi giorni con un fitto programma di attività per rappresentare il multiforme aspetto del conservare. Sia come luogo di conoscenza che come territorio della creatività sia come strumento della comunicazione.

Si va dalla musica al teatro passando per la comicità, l’arte, l’architettura e il design, lungo un’area geografica scelta da molti artisti contemporanei come luogo privilegiato per la ricerca e la produzione artistica e ora sede di musei, fondazioni, case museo e archivi a loro dedicati.

L’alto milanese e la provincia di Varese compresi i laghi fino al confine svizzero fanno da scenario al festival che si pone l’obiettivo di proiettare nel futuro gli archivi.

Guardarli da vicino è infatti il punto di partenza della manifestazione che, nel ricco calendario propone anche visite alle case degli artisti e una serie di mostre. Segnaliamo Ubu e altre storie alla Sala Fontana di Comabbio dal 14 giugno al 23 luglio 2023, dove totem, maschere, grafiche e dieci grandi tele raccontano le vicende di Ubu, l’eroe patafisico creato dalla fantasia di Alfred Jarry nelle rappresentazioni di Enrico Baj.

Dal 24 giugno invece va in scena Inspirée par une Déesse: disegni, studi e progetti del designer Dodo Arslan, innamorato di uno dei veicoli più iconici della storia dell’automobile, la Citroën DS, creato dal genio di Flaminio Bertoni (Museo Volandia di Somma Lombardo).

A chi piacerà: a chi cerca la dimensione più intima e personale degli artisti e a chi ama scoprire i territori della creatività.

Informazioni utili: Archvifuturi si svolge tra diverse sedi e località, il programma completo è disponibile sul sito del MA*GA, museo di Gallarate capofila della manifestazione.

China Now. Arte contemporanea dalla Sigg Collection, Spazio Carme, Brescia, fino al 3 settembre

Una ricognizione sull’arte contemporanea cinese attraverso le sue più recenti produzioni è appena approdata a Brescia con la mostra China Now che propone opere mai esposte fino ad ora della ricchissima collezione di Uli Sigg.

Collezionista svizzero e molto interessato alla Cina, ha studiato e raccolto opere dei suoi artisti negli ultimi 50 anni che ora consentono di osservare da vicino i cambiamenti recenti di una delle regioni più importanti nel panorama geopolitico attuale.

Il gallerista Massimo Minini, tra i curatori e gli organizzatori dell’esposizione sottolinea l’importanza di una mostra simile nella città lombarda: occorre aprirsi al mondo.

Cos’è successo in Cina in questi ultimi 20 anni, dal punto di vista artistico? «Le avanguardie guardano all’Occidente ormai da 40 anni», spiega Minini, «ma l’arte viaggia a velocità più elevate che in questa parte del mondo e ora il terreno è pronto a nuove proposte indipendenti, tra avanguardia (non riconosciuta dallo stato) e tradizione».

Rispetto alle prime mostre che tra la fine degli anni 90 e i primi 2000 portarono l’arte contemporanea cinese in Italia, questa segna un cambiamento nell’approccio artistico degli autori rispetto alla produzione occidentale. E viene spontanea una domanda rispetto al concetto di esotico, che ha accompagnato per secoli lo sguardo della cultura occidentale verso oriente.

Allo stato attuale, l’Occidente è l’esotico, anche a causa di un certo attaccamento alle proprie tradizioni? «L’esotismo è relativo alla lontananza. All’incomprensione di Babele che è superata: l’arte è linguaggio universale e a me piace dire che in principio non era il Verbo, ma il disegno. I segni dei primi uomini sulla terra sono disegni. E quel segno è un modo molto profondo di comunicare».

A chi piacerà: a chi vuole essere informato sulle avanguardie del mondo, a chi vuole scoprire nuovi linguaggi dell’arte.

Informazioni utili: Spazio Carme, via delle Battaglie 61/1, aperto da martedì a venerdì dalle 15 alle 19; sabato e domenica dalle 10 alle 19.

Cover photo: Casa-studio di Bertina Lopes. Foto © Giorgio Benni. Progetto grafico/Graphic design Andrea Pizzalis, Giulio Urbini