A Lione, il Musée des Confluences ospita una mostra che riguarda tutti: un’indagine sull’amore e le sue numerose forme espressive, in costante trasformazione. Fino al 25 agosto 2024

Dal primo legame famigliare alla passione, dall’altruismo all’amicizia, l’amore tocca la maggior parte degli esseri umani. Un sentimento universale, tradotto e interpretato in una pressoché infinita varietà di espressioni alle quali la mostra “À nos amours”, al Musée des Confluences di Lione, cerca di dare senso, voce e forma.

Se la domanda che sorge spontanea è ‘perché dare un senso all’amore?’ possiamo trovare la risposta proprio tra le inedite proposte dell’allestimento multicolore delle sale del museo lionese.

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Il progetto del Musée des Confluences nasce dall’adattamento e approfondimento dell’esposizione “De l’amour” presentata a Parigi, al Palais de la découverte, nel 2019. In una scenografia completamente nuova, la mostra oggi mette in dialogo tesi scientifiche, sociali e artistiche, con culture umane di tutto il mondo e di altre specie viventi.

Una parola sola per il legame più complesso

All’ingresso, è una grafica che ha attirato subito il mio sguardo e stimolato ragionamenti sui diversi tipi di amore che, man mano, nelle installazioni vengono proposti e interpretati. Sono tanti gli amori sì, ma nella maggior parte delle lingue che conosciamo li definiamo con una parola sola, forse appiattendone inconsciamente la profondità. Noi lo chiamiamo amore, mentre in greco i vocaboli disponibili sono quattro e aiutano a dare un senso e una direzione a emozioni diverse: eros, il desiderio passionale, storgê, il legame famigliare, agapè, l’amore disinteressato e philia, l’amicizia, la relazione sociale.

Héléna Ter-ovanessian, responsabile della mostra lionese, rispetto all’edizione precedente qui ha coinvolto tre esperti per un progetto collaborativo: Manuel Valentin, antropologo africano, responsabile scientifico delle collezioni di antropologia culturale del Musée de l'Homme, Christine Détrez, sociologa e scrittrice, specialista in genere e socializzazione degli adolescenti, docente e ricercatrice presso l'ENS di Lione e François-Xavier Dechaume-Moncharmont, etologo, docente e ricercatore presso l'Università di Lione 1.

Video, oggetti, opere d’arte e giochi interattivi

Il percorso espositivo, pensato per una fruizione libera, si articola intorno a una piazza centrale dalla quale si raggiungono alcove tematiche e installazioni interattive.

Il video proposto nella sala cinematografica, dal titolo “Parlez-moi d’amour” (ne consiglio appassionatamente la visione), dà la parola a otto scienziati, provenienti da sociologia, antropologia, filosofia, psichiatria e chimica, nel tentativo di rispondere alla domanda cruciale: che cos'è l’amore?

Le risposte sono analitiche, contemporanee e, proprio per questo, coinvolgenti: impossibile non sentirsi parte di almeno una delle situazioni citate.

Gli interventi toccano diversi piani di lettura, l’uso dei social, per esempio, e in particolare l’abitudine, per molti assodata, di farsi selfie: pubblichiamo le nostre foto perché ci piacciamo o perché abbiamo bisogno dell’approvazione degli altri?

Il dibattito intorno all’amore, si apre quindi al primo cartello esposto per proseguire e catturare sempre di più l’attenzione e l’emozione dei visitatori, senza alcuna distinzione di età, preferenza di genere o provenienza.

Oltre ai video e ai diversi giochi interattivi propositi, la mostra espone 150 oggetti in gran parte provenienti dalle collezioni del Musée des Confluences, ma anche selezionati da altre realtà culturali per illustrare tradizioni popolari e opere contemporanee legate al tema dell’amore.

Come “Sleeping Heart” di Annette Messager, una sorta di sacco a pelo a forma di cuore: "Le trapunte, i sacchi a pelo, le giacche a vento e i piumini sono materiali recenti: bozzoli caldi, morbidi e protettivi. Assumono ogni tipo di forma e sono con noi giorno e notte, sui nostri corpi vestiti o nudi. Possono suggerire sonno, sogni o incubi, amore, sessualità o isolamento”, dice l’artista.

Oppure la serie di fotografie provocatorie ispirate alla frase "In Iran non abbiamo omosessuali", pronunciata nel 2007 dal presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad alla Columbia University: in Iran l'omosessualità è punita con la morte per gli uomini e con la fustigazione per le donne.

Sono solo due esempi, ma gli oggetti in mostra toccano tantissimi aspetti dell’amore, dagli accessori usati nella storia come codici di comunicazione tra sessi agli amuleti portafortuna. Per arrivare a indagare l’amore tra uomini e animali e i diversi tipi di relazione amorosa (sessualità, riproduzione e attaccamento) nelle specie animali.

Comunicare amore, dal telefono ai robot

Ci sono poi i mezzi di comunicazione che consentono di far cominciare e mantenere, anche a distanza, un legame d’amore: nel mondo contemporaneo sicuramente è il telefono l’accessorio di cui non si può fare a meno. Il telefono mette in contatto le persone di tutto il mondo, indipendentemente dall'età e dalla cultura. È, per esempio, uno strumento prezioso per i migranti che lo usano per rassicurare la famiglia e gli amici quando sono in viaggio, per ascoltare musica e parole del loro Paese e per condividere fotografie.

Infine, il ragionamento si sposta sugli eventuali possibili legami tra uomo e dispositivi elettronici: viene illustrato un caso, a questo proposito, avvenuto nel 2018 in Giappone di un uomo che ha sposato simbolicamente una cantante virtuale.

Per quanto sconcertante il pensiero, l’intelligenza artificiale fa sempre più parte delle nostre vite e i robot, già da qualche anno, aiutano a interagire con le persone malate di Alzheimer: è il caso di Paro, un dispositivo medico che imita le reazioni di un animale calmando il paziente.

In breve

A chi è rivolta la mostra: davvero a tutti, perché il tema è universale. Il Musée des Confluences nasce per mettere in dialogo le scienze con l’obiettivo di capire la storia dell’umanità e degli esseri viventi.

Dove si trova il museo: il Musée des Confluences si trova a Lione (in Francia) nel quartiere post industriale Confluence, affacciato sul punto d’incontro tra i fiumi Saona e Rodano.

Orari e date della mostra: À nos amours è visitabile fino al 25 agosto 2024, dal martedì alla domenica dalle h 10,30 alle 18,30, il giovedì il museo è aperto fino alle h 22,00.