Il MASI Lugano dedica un’importante mostra fotografica al fotografo italiano e ai viaggi: reali e immaginari

La mostra “Luigi Ghiri. Viaggi - Fotografie 1970-1991”, appena inaugurata al museo MASI Lugano, racconta la fascinazione del grande fotografo per il tema del viaggio nei suoi diversi aspetti, attraverso un’accurata selezione di circa 140 fotografie a colori: “Faccio foto a colori perché il mondo è a colori” disse Ghirri all’inizio della sua carriera.

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Per la curatela della mostra è stato chiamato James Lingwood, curatore di arte contemporanea e profondo conoscitore del periodo in cui Luigi Ghirri cominciò a lavorare (1969-1970) frequentando gli artisti concettuali. La sua visione ampia, quindi, è stata funzionale a una curatela riflessiva e necessaria ad affrontare un corpus di opere così importante.

È lo stesso Luigi Ghirri che accoglie i visitatori all’ingresso dell’esposizione, nella prima sala intitolata “Paesaggi di cartone”, grazie a un ritratto a tutta parate in bianco e nero. Il percorso della visita si sviluppa lungo quattro stanze, ma in realtà vuole essere molto libero. I primi viaggi illustrati sono quelli dei fine settimana in Emilia Romagna e dintorni, quelli che Ghirri definiva “avventure minime”.

I tragitti di Luighi Ghirri negli anni 70 si allargano via via, toccando soprattutto destinazioni nella natura: montagne, laghi e mare e, nello stesso tempo, si allarga la sua riflessione sulla percezione delle persone rispetto ai luoghi che visitano. Il tema della terza sala è “Viaggi in casa”: qui sono esposti due dei suoi progetti fotografici più noti, Atlante e Identikit. Si tratta di idee nate e realizzate in casa, perché il viaggio comincia sempre prima di varcare la soglia delle mura domestiche.

Viaggi in Italia” è il tema della quarta sala. Durante gli anni Ottanta, Ghirri viaggia in quasi tutta Italia, realizzando diversi servizi per enti turistici e per il Touring Club Italiano.

In questo periodo, il passaggio a una macchina fotografica di medio formato porta maggiore profondità e chiarezza e colori più vivaci alle fotografie di Luigi Ghirri, anche se continua a inquadrare i panorami nello stesso modo tranquillo e misurato. Destinati a un vasto pubblico, questi lavori su commissione combinano le immagini stereotipate del genere divulgativo con altre più insolite e particolari.

Prima di tornare indietro e godersi i viaggi di Ghirri a ritroso, suggerisco di fermarsi davanti al video dove James Lingwood e Adele Ghirri, la figlia più giovane del maestro, nata solo due anni prima della scomparsa del padre, raccontano il processo di selezione e costruzione della mostra.

Colpiscono le parole di entrambi per l’affetto che esprimono: “Credo che ci sia molta gentilezza nel suo sguardo - dice Adele Ghirri - Non aggredisce mai le persone puntando addosso l’obbiettivo, non tanto per una questione poetica, ma etica. Le sue immagini raccontano tanto di chi era e di come guardava il mondo. Per lui la fotografia non era mera tecnica, ma un linguaggio visivo.”

“Se le fotografie ‘di viaggio’ di Ghirri sembrano talvolta affini alle foto scattate dai turisti, sono tuttavia sempre diverse. Non mira a creare una raccolta di momenti memorabili, né a sottolineare la bellezza o l’importanza di un luogo, ma a costruire un quadro riflessivo di una cultura definita e modellata dalle immagini e dalla loro creazione” conclude James Lingwood.

Informazioni utili

Durata della mostra: 8 settembre 2024 - 26 gennaio 2025
Luogo: Sede Lac del Museo d’Arte della Svizzera Italiana, Lugano
Orari: Lunedì chiuso, da martedì a domenica dalle 11.00 alle 18.00, giovedì dalle 11.00 alle 20.00.
Ingresso gratuito il primo giovedì del mese.