A Milano, una mostra sui ricordi (non veri) che si formano a partire da immagini e video alla Fabbrica del Vapore: e altri 4 appuntamenti da non perdere, in Italia e a pochi km dal confine

Le forme della memoria o la memoria delle forme sono al centro di questa selezione di mostre, legate al design, all’artigianato e al ricordare.

Che può essere guida di un fare antico, che si tramanda nelle generazioni attraverso tecniche di lavorazione e forme utili all’uso quotidiano, oppure un fallace e magmatico traghettatore verso l’ignoto e l’immaginario creativo.

A Murano si celebrano i cento anni della NasonMoretti, azienda del vetro che ha ottenuto il Compasso d’Oro per la sua creatività e sapienza artigiana, mentre a al Museo Madre di Napoli, Ugo Marano fa della sedia un’opera d’arte sbilenca, geniale, adatta a riflessioni da condividere con gli altri nel continuo sbilanciamento tra esperienza, ricordo e rielaborazione. Al punto che la sua ceramica, nata per raccontare l’orizzonte marino, diventa un non - pavimento.

Il gioco continua in altre due forme.

Quella proposta da Gian Maria Tosatti che rende lo spettatore protagonista dell’opera d’arte, fa dell’esperienza personale la chiave di volta per la comprensione dei suoi lavori, questa volta in versione site specific per un museo di Foligno.

Mentre quella indagata da Careof, a Milano, alla Fabbrica del Vapore, ha a che fare con il ricordo inteso come materia viva deformabile fino alla sua completa invenzione (e fa leva su uno sterminato archivio di video arte)

E l’invenzione è la linea guida di un esperimento riflessivo sull’abitare proposto dal Vitra Museum in Germania: cosa possono fare le città contemporanee per diventare resilienti all’innalzamento globale delle temperature? La proposta dei premiati curatori Ahmed e Rashid bin Shabib è quella di guardare alle città delle regioni più calde dei paesi di lingua araba, tra passato e presente.

Cento anni di NasonMoretti. Storia di una famiglia del vetro muranese, Museo del vetro, Murano (Ve), dal 19 maggio al 6 gennaio 24

Le coppe Lidia prodotte dalla Nason & Moretti, nel 1955 si aggiudicano il Compasso d’Oro. E l’anno seguente la stessa serie di vetri approda al MoMa di New York. Da quel momento le idee creative in forma di vetro della Nason Moretti presenzieranno ogni Biennale di Venezia.

Ma il legame della cristalleria nata nel 1923 con il design e l’architettura sembra molto forte sin dagli esordi.

Perché la storia di questa famiglia del vetro è coniugata da subito con un’idea di produzione industriale di oggetti per la tavola. Così comincia la storia dell’azienda che si distingue per l’uso massiccio degli stampi nella produzione di forme inattese e colori intensi.

Ai cento anni di questa creatività è dedicata la mostra, che si snoda lungo un percorso cronologico che giunge al presente. Tra chicche da non perdere come il Servizio per il Vittoriale in vetro nero e rosso corallo o il Rep, calice ufficiale delle tavole del Quirinale, fino alle collaborazioni con Fabio Bortolani, Maria Grazia Rosin, Marco Zito, Matteo Zorzenoni.

A chi piacerà: a chi ama il vetro, le sue trasparenze e le sue colorazioni e agli appassionati di storia del design italiano.

Informazioni utili: Museo del Vetro, Fondamenta Giustinian 8 Murano, Venezia, aperto tutti i giorni dalle 10 alle 18.

Tungsteno. Memorie e falsi ricordi dall’Archivio Video di Careof, Careof, Milano, fino al 19 maggio

Punto di partenza di questa esposizione è il romanzo autobiografico Zio Tungsteno. Ricordi di un'infanzia chimica del neurologo inglese Oliver Wolf Sacks.

Un testo emblematico perché tra i tanti fatti l’autore ne racconta uno mai accaduto ma descritto con grande precisione nei dettagli, proprio come fosse il ricordo di un vissuto.

Così la mostra analizza, attraverso il materiale di archivio di Careof (oltre 9mila titoli), il tema della criptomnesia, ovvero la creazione di un falso ricordo che viene però considerato creazione originale.

Da Franco Vaccari a Marinella Senatore, da Luigi Viola a Micol Roubini, da Adrian Paci a Moira Ricci, lungo un arco temporale di cinquant’anni, la rassegna presenta i lavori di ventisei artisti che dagli anni Settanta a oggi raccontano come la memoria e l’archivio siano realtà magmatiche, fallibili e soprattutto materia viva. In mostra immagini d’epoca, “found footage”,“home movies” e la creazione di “fiction”.

A chi piacerà: agli amanti del cinema, agli appassionati di fotografia e di poesia visiva, a chi insegue la progettualità di ogni forma creativa. Affrettatevi, sono gli ultimi giorni per vederla!

Informazioni utili: Careof, Fabbrica del Vapore, via Procaccini 4, Milano, visitabile da martedì a sabato in orario 15 - 19.

Hot Cities. Lessons from Arab Architecture, Vitra museum, Weil am Rhein, fino al 5 novembre

Il museo tedesco di Vitra ospita un interessante ragionamento architettonico a partire dal cambiamento climatico. Più precisamente, a partire dall’innalzamento delle temperature.

Come resistere in città con temperature decisamente sopra la media e a quali modelli guardare? La prima risposta è in uno studio delle città del mondo di lingua araba per capire come queste e i loro abitanti affrontano il caldo estremo di quelle regioni e la seconda analizza se le loro soluzioni architettoniche e di design urbano possono aiutarci a rendere le nostre realtà urbane più resilienti.

In mostra ci sono casi studio selezionati dai curatori Ahmed e Rashid bin Shabib, vincitori del Leone d'Oro alla Biennale di Architettura di Venezia 2021 per il loro contributo come autori del libro "Anatomy of Sabkhas”. "Hot Cities" è un archivio itinerante di diversi periodi e stili architettonici, dall'antico al contemporaneo.

A chi piacerà: ai più curiosi, agli appassionati di urbanistica e tecniche costruttive.

Informazioni utili: Vitra Design Museum, Charles-Eames-Str. 2, D-79576 Weil am Rhein, visitabile tutti i giorni in orario 10 - 18.

Gian Maria Tosatti. Spazio #09 – Mi ricordo, Ciac Foligno, fino al 2 luglio

“Non domandate mai cosa significa l’arte contemporanea. Cosa significa? Niente. È come dare un bacio, può significare nulla o tante cose, ma niente di specifico. Attiva piuttosto altro. Quest’opera può essere per ognuno un’esperienza diversa e la possibilità di un’uscita dal sistema in cui ognuno di noi vive e un ritorno a qualcosa di più grande che è dentro noi stessi”.

Così dice Gian Maria Tosatti a proposito della sua installazione site specific Spazio #09 - Mi ricordo per il Ciac di Foligno.

Nella sala maggiore del centro per l’arte contemporanea ha infatti esposto un’unica opera che presenta costellazioni luminose. Ma questa è già un’interpretazione, sarebbe forse più corretto parlare di insiemi sparsi di luci.

Che siano poi costellazioni, lampioni, realtà immaginarie e immaginifiche a metà strada tra il sogno e la fantasia, tra l’immaginario e l’urbanistica lo sceglierà lo spettatore.

L’artista, presente al Padiglione Italia della 58esima Biennale di Venezia e ora con una personale all’Hangar Bicocca di Milano, inserisce questo lavoro per Foligno nel ciclo di riflessioni sul rapporto tra l’uomo e il proprio tracciato esistenziale, iniziato con “Le considerazioni sugli intenti della mia prima comunione restano lettera morta”, del 2009.

A chi piacerà: a chi ama gli effetti speciali, le favole, i sogni, l’architettura e l’urbanistica.

Informazioni utili: Ciac - Centro Italiano per l’Arte Contemporanea, via del Campanile 13, Foligno, visitabile da giovedì a domenica in orario 10.30 -13 e 15.30 -19.

Ugo Marano. Le stanze dell’utopia, Museo Madre, Napoli, fino al 31 maggio

Casa, Corpo,Tempo, Arte, Scrittura, Natura, Legame: sette idee che guidano il pubblico lungo le opere di Ugo Marano in questa esposizione napoletana che ha al centro l’utopia.

Ne viene fuori un racconto illuminante dell’artista e de suo metodo di lavoro, mai cronologico, piuttosto tematico, narrato attraverso oltre quaranta lavori, tra sculture, installazioni, disegni, dipinti e libri d’artista, oltre a un pezzo molto speciale, Papà non c’è (1987) mai esposto al di fuori della casa-studio di Capriglia.

A guidare la sua espressione artistica è il legame con la natura che serve però a sovvertire l’ordine naturale delle cose, in un gioco continuo tra forme note e spaesamento.

Così per esempio Marano sceglie la ceramica per ricreare l’orizzonte marino dando vita però al primo esperimento di antipavimento. Ma anche la tradizione campana della ceramica è al centro dei suoi studi, in particolare nella forma del vaso (e dell’artigianalità di Cetara).

Così come la sedia, luogo privilegiato, nella sua scomodità rispetto alla poltrona, per fare i conti con la realtà.

E poi, scrittura e condivisione sono gli altri due strumenti imprescindibili della ricerca di Marano che ha fatto delle sue due case luoghi di produzione creativa e di incontri straordinari (dove sperime
ntare opere ad alto tasso di ironia, primo fra tutti lo Psicocesso).

A chi piacerà: a chi ama ragionare sulle forme più elementari per dare a oggetti di uso quotidiano altre valenze, magari inutili, ma estremamente espressive. A chi pensa che il design si intrecci inesorabilmente con l’arte.

Informazioni utili: Madre, via Settembrini 79, Napoli, aperto da lunedì a sabato in orario 10 - 19,30, la domenica fino alle 20; chiuso il martedì.