Era un biondino dagli occhi chiarissimi che il 3 gennaio del 1954 è apparso dietro quel vetro bombato di una scatola piena di valvole chiamata televisione, con il primo programma della RAI, Arrivi e partenze, in onda la domenica alle 14,30.
La gente andava a vederlo al bar, la guerra era finita da poco e quella proverbiale Allegria che il conduttore ha trasformato nel suo marchio era quanto di più si poteva desiderare, insieme alla leggerezza.
Due cavalli di battaglia di Bongiorno, il partigiano Mike, staffetta della resistenza in Piemonte, dove era arrivato con la madre poco tempo prima da New York, la sua città natale.
Nel 1944 viene arrestato dalla Gestapo e si salva dalla fucilazione grazie al passaporto americano. San Vittore, quindi campi di concentramento in Carinzia e Austria dove viene liberato per raggiungere gli USA.
Dopo un’esperienza nei media locali, torna in Italia e si presenta come il simbolo di una nuova era. Con quella primissima e pionieristica trasmissione portava il mondo nelle case e nei bar e la tv diventava «agente di cosmopolitismo e modernizzazione» come scrive Aldo Grasso in occasione della mostra milanese.