Cinque mostre da non perdere e perché andarle a vedere a Milano, Piacenza, Pescara, Brescia e Bologna

Cinque racconti mettono in luce il progetto tra passato e futuro.

Sono le mostre selezionate per questa settimana che hanno la caratteristica comune di narrare diversi modi di abitare lo spazio, la società, la casa, l’economia, il futuro. Alla Triennale di Milano va in scena infatti una rassegna degli oggetti e dei progetti che hanno caratterizzato la casa nell’ultimo secolo, nell’occasione dei cento anni dell’istituzione milanese.

Ma l’esposizione è una rilettura in chiave contemporanea di quelle idee abitative, questa volta guardate fuori dal mondo binario che le ha invece create e accompagnate nel tempo (la mostra Home Sweet Home). I progetti di Franco Albini trovano posto a Volumnia, uno spazio eccezionale ricavato in una chiesa sconsacrata a Piacenza con cui dialogano in maniera creativa, per risaltarne la loro eternità.

Nanda Vigo e Anna Franceschini instaurano un altro tipo di dialogo, creativo e capace di creare qualcosa di nuovo rispetto ai loro singoli lavori in spazi infiniti, da disturbare o conservare (a Pescara).

Brescia ospita poi un progettare che ha a che fare con la memoria nei lavori che Formafantasma ha realizzato per la galleria Massimo Minini e il suo archivio inteso come luogo di conservazione ma anche di ispirazione.

E il passato declinato nella sua versione futura prende spazio a Bologna in una collettiva di giovani artisti che vuole creare spazi per economie alternative, incentrate sulla capacità empatica dell’uomo.

È l’empatia a collegare le loro opere in un manifesto artistico e politico (Alchemilla).

Perché vederle: per immaginare il futuro e sperimentare nuove visioni e sensazioni attraverso l’espressione artistica e progettuale.

Home Sweet Home, Triennale Milano, dal 12 maggio al 10 settembre

Un secolo di mostre e di esposizioni internazionali racconta le trasformazioni della casa e l’idea dell’abitare in occasione dei cento anni di Triennale.

Leggi anche: Triennale: il Museo del Design Italiano si fa nuovo

L’idea è interessante: rivoluzionare le contrapposizioni tra casa e lavoro, maschile e femminile, produzione e riproduzione, spazio pubblico e spazio privato.

Così i temi dei progetti del passato vengono riletti in chiave contemporanea attraverso dieci ambienti totali site specific, quasi delle mostre nella mostra.

A realizzarli hanno pensato progettisti contemporanei tra cui Assemble Studio di Londra, la paesaggista francese Céline Baumann, la designer Matilde Cassani), lo studio statunitense Diller Scofidio + Renfro, lo studio catalano MAIO, il collettivo Sex and the City.

A chi piacerà: a chi progetta l’abitare, a chi disegna ogni giorno gli spazi in cui vivere, a chi ama leggere la storia attraverso i suoi oggetti.

Informazioni utili: Triennale, viale Alemagna 6, aperta da martedì a domenica in orario 11 - 20.

Franco Albini. Metodo e poesia, Volumnia, fino al 18 giugno

Il metodo Albini, quel mix perfetto tra analisi scientifica e poesia, è al centro di questa esposizione. L’obiettivo infatti è rappresentarlo indagando diversi aspetti dell’opera dell’architetto e designer insieme a una narrazione dedicata al suo legame con il territorio piacentino.

Ad accogliere i visitatori sono le immagini provenienti dall’Archivio della Fondazione Franco Albini in un dialogo visivo con arredi, architetture e allestimenti.

Il percorso espositivo poi si snoda lungo la sua produzione di elementi d’arredo, inclusa la poltroncina Luisa, premiata con il Compasso d’Oro nel 1955.

A impreziosire l’esposizione, allestita dallo studio Albini negli spazi della chiesa sconsacrata di S. Agostino, è un nucleo di arredi degli anni 30 mai esposti al pubblico e provenienti da collezioni private.

A chi piacerà: agli amanti delle linee creative di Franco Albini e dei suoi mobili, agli appassionati di storia del design e a chi ama scoprire luoghi inattesi.

Informazioni utili: Volumnia, Stradone Farnese 33, Piacenza, aperto da martedì a sabato in orario ore 10 - 13 e 15 - 18

Formafantasma. Archivio Massimo, Galleria Massimo Minini, Brescia, dal 13 maggio al 26 luglio

Il gallerista Massimo Minini ha invitato Formafantasma a realizzare un lavoro per la galleria. E Andrea Trimarchi e Simone Farresin che compongono il gruppo Formafantasma, hanno deciso di lavorare sul tema dell’archivio.

La loro poetica progettuale, legata sempre alle ricerche storiche, politiche e sociali che plasmano il design, indaga questa volta i temi della memoria e della sua conservazione, intrecciando perfettamente la filosofia del gallerista stesso.

Per Minini infatti l’archivio è un elemento fondamentale del suo lavoro: oltre a conservare e custodire la storia, fornisce nuovi sguardi e punti di vista sul presente. L’archivio della galleria cresce e si arricchisce continuamente e narra il dietro le quinte delle opere, tappe preziose fino alla loro realizzazione, per Minimi il punto d’arrivo di un processo creativo.

Così Formafantasma ha realizzato delle sculture che contengono ed espongono le tracce della memoria, a partire dall’archivio del gallerista.

A chi piacerà: a chi guarda il progettare come a un’arte fuori dagli schemi, capace di coinvolgere tutte le forme dell’espressione artistica.

Informazioni utili: Galleria Massimo Minini, via L. Apollonio 68, Brescia, aperta da lunedì a venerdì dalle 10 alle 19 e sabato dalle 15 alle 19.

Anna Franceschini e Nanda Vigo, Passeggiate intergalattiche, Vistamare, Pescara, fino al 15 settembre

Il titolo dice già molto di questa mostra, passeggiate intergalattiche. Stuzzica parecchio l’immaginario del pubblico e richiama subito le ricerche sulla luce fatte in modi e momenti diversi dalle due artiste.

Che qui dialogano, in un passeggiare prima di tutto tra loro due, tra intimità e spiritualità, fantascienza e arte. Un pensiero espressivo radicale guida il percorso e il pubblico si trova a esperire il confronto tra le due artisti e a finire, anche lui, in un’esplorazione tra galassie diverse.

Così Anna Franceschini ha pensato agli allestimenti negli spazi della galleria, creando ambienti abitati che si affacciano a loro volta su altri ambienti. Un infinito da vivere anche per il visitatore che si trova immerso in una visione cinematografica, tipica del lavoro di Franceschini, in cui vengono incorniciati i lavori di Vigo che costituiscono interferenze rispetto all’inquadratura architettonica.

Così materiale e immateriale, luminoso e oscuro, riflesso e trasparente si relazionano nello spazio degli infiniti pensieri.

A chi piacerà: a chi ama il lavoro di Nanda Vigo e a chi interessa il dialogo tra artisti diversi, a chi indaga sulla luce come forma espressiva.

Informazioni utili: Vistamare, largo dei Frentani 13, Pescara, aperta da martedì a venerdì in orario 9.30 - 13.30 e 15.30 - 19.30; lunedì solo al mattino.

Tu mi chiami a compiere un atto d’amore. Nicola Bianco, Riccardo De Biasi, Camilla De Siati, Kenny Alexander Laurence, Rebecca Momoli e Marco Resta, Bologna, fino al 28 maggio

Sei giovani artisti, sei modi espressivi diversi, un unico obiettivo: creare uno spazio nuovo, dove l’essere umano possa emanciparsi dai meccanismi e dalle censure che caratterizzano la contemporaneità.

Quello che ne viene fuori è una sorta di manifesto per la libertà espressiva in nome della relativizzazione.

A partire da questa capacità, i sei artisti intendono dare vita, almeno all’interno del dialogo tra le loro opere, a un microcosmo in cui nuovi codici inediti si rendono leggibili attraverso una sensibilità empatica, che fiorisce nella collettività.

Sarebbe proprio l’empatia dunque a definire il nuovo mondo e il suo sistema economico.

Così Nicola Bianco lo fa attraverso gesti di un misticismo naturalistico esistenziale che si traducono in visioni paesaggistiche; Riccardo De Biasi prende a modello un’Italia anacronistica, futura ma già vissuta, in versione punk; Rebecca Momoli usa la parola per protestare e scardinare abitudini linguistiche e sociali; Marco Resta si concentra sulla mascolinità guardandola come un negativo in fotografia per sovvertirne gerarchie e relazioni; infine Camilla De Siati parla del corpo femminile attraverso coreografie che usano la voce come spazio da abitare.

A chi piacerà: a chi cerca nuovi linguaggi e nuovi sguardi sul presente.

Informazioni utili: Alchemilla, via Santo Stefano 43, Bologna, aperta il mercoledì dalle 17 alle 20, sabato dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20; venerdì su appuntamento.