Al centro della zona dedicata al passato si staglia una bacheca di vetro che protegge tre piccole figure votive in bronzo di epoca nuragica (risalenti a circa 3.000 anni fa): due di queste sono figure femminili, in particolare al centro è collocata quella dell’offerente, caratterizzata dal mantello e dal cuore tenuto nella mano rivolta verso chi la osserva.
Il passato, perciò, è come se rivolgesse il cuore al futuro, rappresentato, nell’estremità opposta della sala, dall’opera di Tuttofuoco, un sole sdoppiato realizzato con 40 tubi di neon dorati e dipinti a mano in tonalità diverse, uno dall’altro, per creare l’effetto unico del sole che sorge e dei suoi magici gradienti di luce.
“L’aurora è una porzione di tempo minima - racconta Patrick Tuttofuoco - che rappresenta il cambiamento e trasfigura per un attimo ciò che la sua luce raggiunge.
Il mio sole è un suggerimento rivolto a tutti: sappiamo di vivere su un pianeta sofferente, ma possiamo provare a immaginare nuove soluzioni. Le proposte distopiche che ci vengono, spesso, proposte dalle fiction probabilmente sono coinvolgenti, ma non utili a creare, tutti insieme, un cambiamento reale. Continuare a pensare a come sarà la fine… non serve a nessuno.”