La mostra Il Resto dell’Alba, appositamente progettata per il MAN di Nuoro (aperta fino al 3 marzo 2024), nasce da una serie di incontri e confronti: tra persone, tra discipline, tra materia e tecnologia digitale

L’origine dell’opera Il Resto dell’Alba, spiega la curatrice e museografa Maddalena d’Alfonso, è una 'trialettica' tra tre figure e discipline diverse che hanno messo in gioco le singole competenze a favore di una riflessione comune e, appunto, interdisciplinare.

L’occasione generativa è stata la partecipazione al concorso per l’apertura della nuova ala del Museo del Novecento a Milano e la scelta comune da parte di Maddalena d’Alfonso e dell’architetto Giovanni de Niederhäusern, vicepresidente di Pininfarina Architecture, di lavorare con Patrick Tuttofuoco: “Ci interessava realizzare uno spazio che accogliesse il tema del trascorrere del tempo, del passato e del futuro - dice l’artista - e che aiutasse a riflettere su quale ambiente immaginare domani tenendo conto di ciò che è successo fino a oggi.”

Il dialogo fra arte e architettura prosegue al MAN di Nuoro

Il museo d’arte della provincia di Nuoro ha dedicato il 2023 al rapporto fra Arte e Architettura e la riflessione cominciata da Maddalena d’Alfonso, Pininfarina Architecture e Patrick Tuttofuoco ha trovato qui la sua collocazione ideale.

Il Resto dell’Alba, perciò, vede la luce concretamente come un’opera site specific per il MAN, ma la sua natura, teorica e progettuale, rende possibile eventuali future collocazioni altrove.

“Non è stato un puzzle in cui ognuno ha fatto la sua parte e si è trovato l’incastro giusto - concordano la curatrice e gli autori dell’opera - ma una forma di ricerca condivisa profondamente articolata”.

Il Resto dell’Alba: scopriamola passo dopo passo

Quando si accede alla sala che ospita Il Resto dell’Alba si ha la possibilità di scegliere tra due orizzonti: a sinistra il passato, a destra il futuro. Il tempo totale, quello che è stato e quello che possiamo immaginare sarà, è rappresentato fisicamente da una struttura avvolgente di forma organica, progettata con strumenti di design parametrico di tipo generativo e realizzata in alluminio tagliato con la tecnica del mesh clustering, per ottimizzare l’uso del materiale, la realizzazione a controllo numerico e l’assemblaggio a secco.

Le pareti della sala, quindi, perdono la forma ortogonale a cui siamo abituati e si sviluppano in tre dimensioni, offrendo dune, curve, crateri dentro i quali lasciare fluire lo sguardo e l’immaginazione.

Al centro della zona dedicata al passato si staglia una bacheca di vetro che protegge tre piccole figure votive in bronzo di epoca nuragica (risalenti a circa 3.000 anni fa): due di queste sono figure femminili, in particolare al centro è collocata quella dell’offerente, caratterizzata dal mantello e dal cuore tenuto nella mano rivolta verso chi la osserva.

Il passato, perciò, è come se rivolgesse il cuore al futuro, rappresentato, nell’estremità opposta della sala, dall’opera di Tuttofuoco, un sole sdoppiato realizzato con 40 tubi di neon dorati e dipinti a mano in tonalità diverse, uno dall’altro, per creare l’effetto unico del sole che sorge e dei suoi magici gradienti di luce.

“L’aurora è una porzione di tempo minima - racconta Patrick Tuttofuoco - che rappresenta il cambiamento e trasfigura per un attimo ciò che la sua luce raggiunge.

Il mio sole è un suggerimento rivolto a tutti: sappiamo di vivere su un pianeta sofferente, ma possiamo provare a immaginare nuove soluzioni. Le proposte distopiche che ci vengono, spesso, proposte dalle fiction probabilmente sono coinvolgenti, ma non utili a creare, tutti insieme, un cambiamento reale. Continuare a pensare a come sarà la fine… non serve a nessuno.”

A proposito di Pininfarina, di automotive e di arte

Se leggendone o sentendo parlare della mostra, può sorgere spontaneo chiedersi dove cercare il collegamento tra il mondo dell’automotive e quello dell’arte, è solo percorrendo fisicamente la sala e lasciandosi attrarre, o respingere, dai pieni e dai vuoti del soffitto e delle pareti che si trova la risposta.

La sinuosa struttura in metallo è stata creata secondo i principi che guidano la progettazione delle automobili: le linee sono il più contemporanee possibile, i segni appaiono e scompaiono, il progetto nasce totalmente digitale per poi essere calato nel reale: “per noi è importante testare il mondo digitale e poi portarlo nel reale - spiega l’architetto Marco Caprani di Pininfarina Architecture - ciò consente di eliminare le disfunzionalità e di scegliere la soluzione meno impattante dal punto di vista ambientale.

È una membrana sottile quella che divide digitale e reale, qui l’abbiamo sperimentata, ma è un atteggiamento che riteniamo oggi imprescindibile nel mondo della progettazione architettonica reale: non è più sostenibile progettare come facevano gli antichi egizi.”

La proposta del MAN per la stagione invernale

La mostra Il Resto dell’Alba, collocata al terzo piano del MAN, nel centro della città di Nuoro, è una delle quattro che hanno inaugurato la stagione invernale del museo diretto da Chiara Gatti: tutte sono visitabili fino al 3 marzo 2024.

Allo stesso piano si trova “Giotto - Fontana. Lo spazio d’oro. Dialogo tra due capolavori”, al secondo piano “Christian Chironi. Abitare è un linguaggio”, personale di un artista contemporaneo originario di Nuoro e ai piani inferiori “Fancello Nivola Pintori - tre maestri sardi all’ISIA di Monza” omaggio alle figure di tre artisti sardi che studiarono all’ISIA negli stessi anni per poi imboccare destini completamente diversi.